Estratto dell'articolo di Rosalba Castelletti per “La Repubblica”
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Lo chiamano il “piccolo Putin” e, quando se lo trova davanti al Cremlino, Viktor Orbán non fa nulla per nascondere la sua fascinazione per il “grande”. È chiaro non solo dai calorosi sorrisi e dalla ferma stretta di mano, ma dalle prime battute a favor di telecamera.
«Questo non è il nostro primo incontro negli ultimi dieci anni, è già l’undicesimo. Ma questo è più speciale», esordisce il premier ungherese ringraziando il presidente russo: «Ha accettato di ricevermi in condizioni così difficili».
viktor orban e vladimir putin
Cinque giorni dopo aver assunto la presidenza di turno della Ue, e tre giorni dopo l’incontro con Volodymyr Zelensky a Kiev, Orbán vola da Vladimir Putin nonostante abbia tutti contro.
È l’ennesima prova di fedeltà all’alleato dopo che, negli ultimi due anni di conflitto, ha rallentato l’adesione della Svezia alla Nato o ripetutamente bloccato gli aiuti Ue a Kiev e le sanzioni anti-russe.
I partner Nato e Ue hanno poco da prendere le distanze. Vladimir Putin lo mette in chiaro subito: per lui il premier ungherese è in visita a Mosca «non solo come partner di lunga data, ma anche come presidente del Consiglio della Ue». La prima visita di un capo di Stato europeo in Russia dall’aprile 2022, due mesi dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, è una luna di miele. Si conclude però in un nulla di fatto.
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Provoca semmai una crisi istituzionale a Bruxelles, con la Commissione Ue che «mette seriamente in dubbio» la tradizionale visita di cortesia in Ungheria per la presidenza di turno «in programma subito dopo la pausa estiva». E solleva anche le dure proteste del segretario della Nato Jens Stoltenberg che, pur ammettendo di essere stato «informato» del viaggio, insiste sul fatto che Orbán «rappresenta il suo Paese», non l’Organizzazione, e che «Kiev deve prevalere». […]
Il leader magiaro voleva vestire i panni di mediatore, convinto che fossero sempre meno «i Paesi che possono dialogare con entrambe le parti in conflitto» e che l’Ungheria fosse «l’unico Paese in Europa a parlare con tutti». Una sua iniziativa, ha confermato il Cremlino, comunicata a Mosca soltanto «due giorni prima».
viktor orban vladimir putin
La sua proposta era che le parti prima cessassero il fuoco e poi negoziassero la pace. Ma Zelensky l’aveva accolta con freddezza e Putin, ieri, ha subito ricordato le sue condizioni enunciate a metà giugno: che l’Ucraina rinunci alle quattro regioni di cui Mosca rivendica l’annessione, oltre alla Crimea, e all’ingresso nella Nato. Di fatto, una richiesta di capitolazione.
Il leader russo si era detto pronto a mettere in discussione «alcune sfumature», ma dopo tre ore di colloqui a porte chiuse ha tenuto il punto. Ha scaricato la colpa di mancati negoziati su Kiev […]
viktor orban e volodymyr zelensky
A Orbán non è rimasto che riconoscere che «le posizioni di Kiev e Mosca sono molto distanti» e «molti passi restano da compiere». Ha rivendicato però di avere almeno «preso un contatto». Anche Putin si è detto contento del «tentativo di ripristinare il dialogo e dargli ulteriore slancio».
Intanto a Bruxelles cresceva l’imbarazzo. L’ambiguità del doppio cappello di Orbán, capo di governo ungherese e presidente del Consiglio Ue, ha irritato i partner. Orbán «non rappresenta in alcun modo l’Ue», ha detto il capo della diplomazia Ue Josep Borrell, mentre per la presidente della Commissione Ursula von der Leyen «l’accondiscendenza non fermerà Putin». La Casa Bianca si è detta «preoccupata» e Kiev ha criticato il viaggio deciso «senza alcun accordo».
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[…] A dare il “la” e il tono alla propaganda ci ha pensato al solito il vicesegretario del Consiglio di Sicurezza Dmitrij Medvedev: «L’isteria dei cretini europei — ha scritto sui social — sottolinea ancora una volta che l’Ue e i suoi padroni americani hanno bisogno della guerra, non della pace». I cattivi sono sempre gli altri.
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