Gaia Piccardi per corriere.it - Estratti
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Più che una polemica, sano pragmatismo. Jannik Sinner che a dieci giorni dalle Atp Finals (obiettivo stagionale) si ritira dal Master 1000 di Parigi è un giovane imprenditore che, prima del business, ha a cuore se stesso. «Ho finito il match con McDonald quasi alle 3 del mattino, sono andato a letto solo qualche ora più tardi. Avevo meno di 12 ore per riposarmi e preparare la prossima partita (contro De Minaur ndr): devo prendere le decisioni giuste per la mia salute e il mio corpo».
Non si uccidono così anche i cavalli? Inutile scandalizzarsi: l’antica concezione dello sport romantico non abita più qui, da anni i tornei hanno scoperto che raddoppiare le sessioni (diurna, serale) fa raddoppiare i guadagni, il Mondiale di calcio che, dopo il Qatar, volerà in Arabia Saudita (a ruota di motori, golf, tennis, vela) sdogana tutto. E chissenefrega se i tennisti vanno in campo a mezzanotte, e il pubblico del prime time aspetta all’addiaccio per ore.
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A favore di Jannik insorge Ruud («Bravo Atp Tour, bel modo di trattare uno dei più forti del mondo: è uno scherzo?»), il veterano Wawrinka, che a Parigi si è sfilato dal doppio con Sinner per aver finito il suo singolare tardissimo, rincara la dose («Follia, ai tornei e all’Atp di noi non importa nulla»), Pospisil, che con Djokovic guida un sindacato parallelo (Ptpa) ricorda: «È sempre la stessa storia. Nel 2018 finii all’una del mattino e mi fu chiesto di giocare il giorno dopo alle 13. Risultato: ernia del disco, chirurgia, fuori per nove mesi».
Jannik Sinner si tutela e lancia un segnale importante. Certo non tutti sono nella posizione di poterlo fare, però anche salire al n.4 del ranking a 22 anni e blindare le Finals per tempo non è da tutti. In assenza del buon senso dei direttori dei tornei, servono nuove regole condivise. Ma se i criceti continuano a girare nella ruota, la ruota non si ferma mai.
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