Estratto dell'articolo di Francesco Spini per “La Stampa”
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C’è la Pirelli nel destino di Brembo? La mossa olandese della fuoriclasse dei freni, decisa a trasferire la sede ad Amsterdam per sfruttarne le regole di voto maggiorato, avere flessibilità sul capitale – una sostanziale moneta di scambio per future aggregazioni – senza intaccare il controllo, scatena la speculazione della Borsa.
Il titolo bergamasco perde il 6% a 13,53 euro, dopo aver toccato minimi in ribasso del 7,7% in corso di seduta. Il tempismo dell'operazione e i rapporti già in essere con la Bicocca nelle sale operative riaccendono le luci su scenari di un possibile matrimonio tra freni e gomme.
BREMBO - FRENI PER AUTO
Insomma, gli occhi sono puntati sulla Pirelli, al centro delle cronache prima per il decreto con cui il governo ha attivato i poteri del «golden power» limitando il raggio d'azione dei soci cinesi di Sinochem (al 37%), quindi per la nuova giravolta sul futuro vertice col passo indietro del designato ad Giorgio Bruno e la nuova indicazione da parte del socio Camfin (14%) di Andrea Casaluci, oggi direttore generale operations, accanto al confermatissimo Marco Tronchetti Provera, che resterà vice presidente esecutivo.
Brembo ha già un piede nella Pirelli col 6% ed è legata alla Camfin e a Tronchetti da un patto di consultazione entrato in vigore a febbraio, della durata di tre anni, rinnovabili.
pirelli
[…] Il mercato si attende, scrivono ad esempio da Mediobanca, un'operazione trasformativa, capace insomma di cambiarne radicalmente le dimensioni, anche perché il voto maggiorato permette alla famiglia Bombassei di mantenere il controllo anche con un importante aumento di capitale: ad Amsterdam i diritti di voto salirebbero dal 70 al 78%.
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PIRELLI CINA
Inevitabile però, proseguono, «pensare alla fusione con Pirelli (che confermiamo di ritenere più positiva per Pirelli): stimiamo che col voto» maggiorato di 3 volte, ma che può arrivare a 10, «la famiglia Bombassei possa avere oltre il 40% dei diritti di voto» della combinazione «a prescindere dal concambio». I dubbi del mercato si concentrano però sul debito di Pirelli (3,2 miliardi netti) «che è elevato e andrebbe a detrimento della posizione finanziaria di Brembo», che ha 506,4 milioni di debito netto, commenta un altro analista interpellato. «La mossa olandese è stata letta come la possibilità di organizzare attorno a un polo nazionale italiano il futuro assetto di Pirelli».
MARCO TRONCHETTI PROVERA E I CINESI DI SINOCHEM
Il mercato dubita delle sinergie, che in realtà potrebbero andare oltre la ricerca e la tecnologia. Basta pensare ai marchi: entrambi una bandiera del made in Italy nel mondo, entrambi fornitori della Formula Uno. Pirelli, dunque, resta un'opzione, ma il momento non sembra favorevole. L'azienda bergamasca sembra starsene un passo indietro rispetto a una situazione che resta fluida.
Per sua tradizione Brembo non è propensa ai conflitti, tantomeno con la Cina, paese cruciale per il mercato dell'auto e in cui ha fabbriche e investimenti. A Bergamo preparano grandi manovre. Pirelli è una pista, ma in Borsa cede l'1,27% in attesa che la situazione si chiarisca e si capiscano anche le future mosse di Sinochem, il socio cinese diventato d'un tratto troppo ingombrante.
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