BREXIT:NO SCOZIA A RICORSO SU PARLAMENTO
BORIS JOHNSON
(ANSA) - La corte scozzese di Edimburgo ha rigettato un primo ricorso contro la decisione del premier Boris Johnson di sospendere il Parlamento britannico. Altri due ricorsi sono da esaminare, uno presentato nell'Irlanda del Nord, un altro a Londra, sul quale anche l'ex premier John Major punta a piazzare il proprio sostegno.
BORIS JOHNSON
BREXIT, JOHNSON: BLOCCARE DIVORZIO COMPROMETTEREBBE FIDUCIA IN POLITICA
John Major
(LaPresse/AFP) - Il premier britannico, Boris Johnson, ha messo in gaurdia i deputati contro ogni tentativo di bloccare la Brexit, in programma per il 31 ottobre, dicendo che questo "farebbe un danno duraturo alla fiducia del popolo nella politica". I deputati "hanno promesso di attuare il mandato del popolo, hanno promesso di attuare la Brexit e spero che lo faranno", ha detto Johnson alla tv Sky News. La sua decisione di sospendere il Parlamento per cinque settimane, poco prima della Brexit, ha scatenato l'ira dei deputati che si oppongono a un'uscita dall'Ue senza accordo.
BORIS JOHNSON
UE: PROPOSTE CONCRETE? SU CARTA O DIGITALI, SIAMO FLESSIBILI
(LaPresse) - "Ci aspettiamo proposte su carta o digitali, possiamo essere flessibili". Così ha risposto la portavoce della Commissione Ue ai giornalisti che chiedevano più dettagli sulle aspettative di Bruxelles di proposte concrete da parte del Regno Unito sulla Brexit. "Ci aspettiamo proposte concrete che siano alternative al backstop che siano pienamente compatibili con l'accordo di uscita", ha concluso la portavoce Mina Andreeva durante un briefing con i corrispondenti.
BREXIT, IL PARLAMENTO NON SI ARRENDE CORBYN E I RIBELLI: FERMEREMO BORIS
Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
JEREMY CORBYN CON LA KEFIAH
Nel 1993 John Major, primo ministro conservatore, definì l' opposizione interna - a microfoni spenti, pensava, ma venne registrato - come l' ala dei «bastardi». Altri tempi: adesso Boris Johnson non ha soltanto il problema dei «Remainer» conservatori che non vogliono Brexit e di quelli favorevoli a Brexit ma che vogliono assolutamente un accordo con Bruxelles e bloccherebbero un «no deal».
BORIS JOHNSON
Johnson - «Re Boris» come lo chiamano dall' altro ieri, dopo che ha di fatto chiuso il parlamento - oltre ai «bastardi» vecchio stile e alle dimissioni per protesta della leader del partito in Scozia Ruth Davidson e di George Young nella Camera dei Lord, deve anche affrontare un Parlamento indecifrabile. E diviso in otto «tribù», così le chiamano i giornali londinesi, mentre noi italiani abituati a queste cose le chiamiamo da una vita «correnti». Martedì il parlamento aprirà dopo la pausa estiva e, prima di essere chiuso da Johnson tra l' 11 e il 13 settembre, per riaprire poi un mese più tardi, potrebbe avere abbastanza tempo per sfiduciare il governo.
john bercow 9
Ci sono i «kamikaze» conservatori che sono tanto contrari a Johnson da esser pronti a far cadere il governo, portare il Paese alle urne - e finire irrimediabilmente espulsi. Ci sono i «deal-maker» conservatori, convinti che Johnson riuscirà a trovare un accordo con l' Europa al summit del 17 ottobre, quattro giorni dopo la riapertura del parlamento britannico. Il Times ipotizza che siano «dozzine» i deputati conservatori pronti a votare per qualsiasi cosa porti a un accordo con l' Ue, o a un altro rinvio.
THERESA MAY IN LACRIME IN AUTO
Tra i «deal-maker» c' è un sottogruppo di lealisti verso Theresa May che vogliono difendere l' accordo da lei trovato: il «no-deal» è inaccettabile per la squadra di May. Lo Stato maggiore Tory ha notoriamente studiato a Oxford o Cambridge (Johnson è laureato in Greco e Latino), e non poteva così mancare la corrente degli «Spartani». Vogliono uscire subito, qualunque dilazione o accordo è inaccettabile, vogliono far saltare il «backstop» come dice Johnson ma sono alla sua destra, praticamente una corrente conservatrice sulle stesse posizioni di Nigel Farage e dei pro-Brexit più scatenati.
BREXIT
C' è poi l'«alleanza per Remain», i liberaldemocratici, lo Scottish National Party, i verdi, i gallesi di Plaid Cymru. Erano lo zoccolo duro del possibile supporto a un governo di unità nazionale per fermare Johnson: si sono incartati sul nome del primo ministro quando Jeremy Corbyn, leader laburista, non ha accettato alternative al suo nome (inaccettabile per i Tories ribelli). Ieri Corbyn ha annunciato: «Cercheremo di fermare Johnson politicamente martedì con un processo parlamentare per prevenire una Brexit no deal». Il Labour? Spaccato tra favorevoli a Brexit con accordo (solo cinque votarono per l' accordo di May) e i Remainer duri e puri.
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