Gianluca Tenti per Sette - Corriere della Sera
LA CAPANNINA
Quando parli di Forte dei Marmi la memoria corre ai luoghi del piacere, agli indirizzi del divertimento di qualità, alle atmosfere da Sapore di mare. E lì, nell’infinito mondo delle sabbie nobili, lo sguardo sfuma nella quieta bellezza di un indirizzo che si è fatto storia: la Capannina, meta irrinunciabile del divertimento da tutto esaudito.
Intere generazioni sono cresciute nelle sue serate fatte di aperitivi, sala per il gioco del bridge, cene pasteggiate a champagne, musica dal vivo, orchestre e stelle. Un capanno per gli attrezzi dei pescatori che Achille Franceschi, nel 1929, volle trasformare in una metafisica casa sulla spiaggia per aristocratici e industriali.
Qui si sono scritti tratti indelebili e segreti inconfessabili. E se la Capannina è di fatto il più antico locale da ballo del mondo, l’anno che verrà porta con sé un altro primato. Quello delle quaranta primavere alla tolda di comando da parte di Gherardo Guidi, il signore della notte. «Sembra ieri e in un amen eccomi qui», sorride sornione mentre culla con lo sguardo questo tempio della musica danzante.
GHERARDO GUIDI
«Ho preso la Capannina nel 1977. In realtà il mio obiettivo era la Bussola, la mitica Bussola di Bernardini (che pure si assicurerà all’alba degli anni 80, ndr). Ma la sorte ha voluto così e certo non posso lamentarmi. Un caro amico dice che così ho sedotto la notte». Il mare d’inverno è una poesia fatta di ricordi. Protetta dalle Apuane, accarezzata dal Maestrale, la terra di Versilia vive di spazi che si allungano all’infinito, i silenzi ispirano gli artisti e i ricordi si uniscono a tradizioni fatte di ospitalità e irrinunciabile mercatino del mercoledì. Le biciclette tracciano la rotta del benessere tra il Quarto Platano caro a Carlo Carrà e Leonida Repaci, le vette candide dei marmi michelangioleschi e il pontile più fotografato d’Italia.
PATTY PRAVO
Nel mezzo lei, la signora del mare. «È forse la stagione dell’anno che amo di più», racconta Guidi che, per inciso, è anche un Grande Ufficiale della Repubblica. «È il periodo che dedico alla ricostruzione di una storia personale che è diventata di tutti, un lungo racconto che vorrei destinare ai più giovani perché sappiano apprezzare meglio il divertimento e le regole di una gestione». Se cerchi informazioni su questo non-luogo finisci sempre con il ripartire da racconti che parlano dell’idrovolante di Italo Balbo che ammarava al largo del Forte, mentre un bagnino si affannava a raggiungerlo sul pattino per fargli servire una bevanda fresca preparata dal barman della Capannina.
LITTLE TONY
Ricordi il simpatico derby sulla paternità del Negroni, il cocktail più famoso del mondo che l’omonimo conte si inventò mettendosi a giocare con gin, bitter e vermouth nella cambusa della Capanna, dopo averlo sperimentato a Firenze. Il Duce impose la chiusura di questa sala in tempo di guerra (la linea gotica dista un paio di chilometri) che venne poi riaperta nel ’45 quando la ricca borghesia tornò a impossessarsi delle ville immerse nella pineta cara a d’Annunzio. Certo, oggi sono sempre più rari i testimoni dell’era del fasto, quando Peppa del Drago e Nicky Pignatelli entravano nude a cavallo nella sala da ballo, quando Gianni Agnelli e Niccolò Theodoli sfidavano a poker due bari noti frequentatori del jet set internazionale, perdendo sistematicamente al tavolo da gioco sul piano nobile della Capannina.
BOSCHI ALLA CAPANNINA CON IL FORZISTA MARTINELLI
Storia con la S maiuscola obietterà qualcuno, nota, anzi risaputa. Quello che pochi conoscono è invece il secondo capitolo di questa magnifica avventura. Che vede Gherardo e Carla Guidi protagonisti di un cammino più longevo persino di quello dei Franceschi: «Appena arrivai decisi, senza esitazione, che il nome sarebbe rimasto quello originale: la Capannina di Franceschi, perché a quella famiglia tutti noi dobbiamo molto e l’intera Versilia ha un debito di riconoscenza per la visione che seppero imprimere negli anni 30 e che ancora oggi fa grande questa terra».
Guidi arrivava da una discreta esperienza maturata nella provincia pisana, in una località poco conosciuta come Castelfranco di Sotto, dove aveva debuttato nella gestione dei dancing all’alba degli Anni 60, alla Sirenetta, riuscendo a portare nel bel mezzo del niente i grandi della musica italiana, da Gino Paoli a Don Backy e finanche artisti come Alighiero Noschese.
DE SICA
Poi c’era stata la parentesi del Carillon di Marina di Pietrasanta, ai tempi delle gemelle Kessler. Una significativa presenza a Firenze al dancing I Tigli, poi al Tiffany, infine lo Sporting di Bologna nei sotterranei della palazzina dove abitava Lucio Dalla. Prima di approdare, definitivamente, a Forte dei Marmi. «La Capannina usciva da un periodo difficoltoso. C’era stata una gestione che aveva incontrato criticità. Sapevo che i bei nomi dell’Italia industriale volevano acquistarla, ma riuscii a convincere i vecchi proprietari e mi gettai, ventre a terra, nell’avventura» rivela Guidi.
LA CAPANNINA SAPORE DI MARE
Scritturando Ray Charles («ricordo il toccante racconto che mi fece di quando aveva perso definitivamente la vista, mentre il fratello affogava in una profonda pozza») e Roberto Benigni («un ultimo dell’anno, con questo incredibile artista restìo ai locali»), cavalcando l’onda del teatro – dal Bagaglino a Gigi Proietti -, al ritmo della musica dal vivo delle migliori orchestre e con una lista pressoché infinita di protagonisti dei cartelloni musicali d’Italia. Non si tratta di uno sterile elenco di nomi. Ma di memorie che tagliano, come un diamante, la nostra storia. «Esplodeva il fenomeno dei Bee Gees e della Febbre del sabato sera. Ero andato a New York a cercare un gemellaggio con il Regine. Lo Studio 54 era una terra del peccato…
FORTE DEI MARMI AGNELLI MORATTI SAPORE DI MARE
Portai in Versilia i primi disc jockey e fui subito criticato perché, secondo qualche commentatore, stavo svilendo l’immagine del locale. La realtà che avevo trovato era ben diversa. Perché quando entrai in Capannina scoprii un ambiente che doveva essere cambiato, lentamente nel rispetto di antiche tradizioni, senza procurare strappi o destare scandali». Gherardo Guidi non lo dice apertamente, ma ai tavoli da bridge dove le signore della Milano bene e dell’aristocrazia fiorentina giocavano sin dalla metà del pomeriggio, a sera la sceneggiatura cambiava. Da anni certe sfide finivano a chiusura di mano. Non si limitavano al pagar pegno con una bottiglia di champagne. Proseguivano fino all’alba con ben altra posta in palio.
sapore di mare
Nessuno se la sentiva di disturbare certi giocatori: «Dissi a un mio collaboratore, Pasquale Casiello, di accompagnare certi ospiti all’uscita. Mi guardò pensieroso, dicendo con gli occhi quello che a parole era difficile esprimere». In tutta la Versilia dilagavano puntate leggendarie. C’erano montagne di soldi in palio, proprietà che passavano per le carte. Le sfide si spostarono in qualche albergo e a villa Rosina. Mentre ben altre ville, terreni e società mutavano proprietario. In sala si sussurravano presenze da brividi.
Nessuno osava neppure pronunciare i nomi di avventori che da anni sedevano ai tavolini a bordo pista, un altro tipo di onorata società. «Modificai l’atmosfera della sala. Accesi più luci, misi al centro della serata uno spettacolo di richiamo, migliorai la qualità del ristorante e puntai su un servizio impeccabile, dall’aperitivo al cuore della notte. Senza mai perdere di vista valori come serietà, rispetto e qualità» spiega il patron.
In sala si alternavano Peppino di Capri, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Patty Pravo. Ma i giovani volevano la discomusic. E lui portò il mito delle nuove generazioni: Gloria Gaynor, poi habituée. Aprì ai festeggiamenti del 50° compleanno della Capannina. Mantenne la consuetudine di ospitare il Premio satira del Forte proprio nella sala da ballo, esteticamente immutata nel tempo, con i suoi tavolini e il tricolore del divertimento: verde, avorio e arancione. Guidi era nella giuria del premio, con la creme degli intellettuali. Così era in principio, così tornò ad essere. E soprattutto tra il pubblico tornarono a farsi vedere i Moratti (da Angelo a Massimo), i Borromeo, i Rizzoli, i Rossi di Montelera. Arrivarono i presidenti del Consiglio, Giulio Andreotti, Giovanni Goria e Giovanni Spadolini. Certo non era più la terra delle extravaganze di d’Annunzio e della Duse che si amavano lussuriosamente nel parco della Versiliana.
ornella vanoni
O quelli di Vestivamo alla marinara, il libro verità di Susanna Agnelli che raccontava l’innamoramento di donna Virginia con Curzio Malaparte e che l’Avvocato non volle trasformare in sceneggiato televisivo quando mamma Rai già aveva acquisito i diritti di quella storia. «Gli Agnelli qui sono venuti con una certa frequenza», certifica Guidi. «Edoardo e Giovannino in particolare. Recentemente ho avuto l’onore di ospitare John Elkann e Lavinia Borromeo».
Con loro i nomi più importanti d’Italia. «Ai tavoli del bridge c’erano una dozzina di signore alla fine degli anni 70. Le loro famiglie rappresentavano una fetta consistente della finanza italiana. Qui si concludevano accordi con la stretta di mano». Segreti, amori, tradimenti. Gherardo Guidi ha sempre mantenuto uno stretto riserbo su certi scandali al sole. Ma non è rimasto silente. Non quando ad esempio la grande Mina lo attaccò frontalmente, dalla prima pagina della Stampa, per come gestiva la Bussola. «Ho rilevato la Bussola nel 1983, quando i bei tempi di Sergio Bernardini erano tramontati. Lui, un grande.
Ho imparato molto frequentandolo. Prima da avventore e poi da giovane collega alle prime armi. Me lo presentò Aldo Valleroni, il giornalista e compositore musicale che portò Louis Armstrong a Sanremo… Sergio si era concentrato su Bussoladomani, alle spalle aveva la Rai, i cachet dei grandi artisti internazionali si erano fatti ormai impossibili. Sarebbero serviti gli stadi o le grandi piazze, come fa Mimmo D’Alessandro oggi.
RAY CHARLES
Con mia moglie pensai di offrire al pubblico Patty Pravo, Fred Bongusto, Peppino Di Capri. Lanciai, con Vittorio Cecchi Gori, i talenti toscani di Carlo Conti, Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni con la trasmissione Aria Fresca proprio dalla Bussola prima su una tv regionale, poi su Telemontecarlo oggi La7», ricorda Guidi. Ci sono anche altre produzioni che portano la firma di Gherardo Guidi. Il Festival delle orchestre per la Rai, le prime trasmissioni con la sfida tra Tirreno e Adriatico, il ballo in prima serata. E che dire di Sapore di mare, il film dei fratelli Vanzina ambientato nel 1982 proprio nella Capannina, l’embrione dei cinepanettoni. «Quando mi presentarono il progetto storsi un po’ il naso» chiosa Guidi. «Il cast iniziale non era secondo me completo.
C’era Jerry Calà, bravo e simpatico. C’era Christian De Sica ancora da valorizzare. Chiesi un nome più robusto. Tornarono con una grande Virna Lisi. Mi sciolsi. E ho voluto ricordare quel film, unitamente al seguito dell’83, con serate a tema che ho affidato a Jerry Calà, costruendo con lui una festa nel locale che ha appena festeggiato i venti anni di attività continuativa». Un altro record, ineguagliato. «Ho molti ricordi con i personaggi dello spettacolo, da Mike Bongiorno a Pippo Baudo.
VIRNA LISI
Ma uno in particolare con Virna Lisi quando venne a trovarmi con Ettore Scola e con Armando Trovajoli. Avevo chiesto al maestro di suonare in Capannina, ma lui aveva declinato l’invito per motivi di età. Poi una sera mi chiamano e mi informano che proprio lui era entrato in sala. Mi precipito e vengo investito da critiche perché l’orchestra suonava musica da ballo per i giovani. Intervenne Virna Lisi per evitare che dalle parole, che si erano fatte grosse, la situazione prendesse un’altra piega. E pensare che per il 50° compleanno della Capannina qui ho fatto incidere un Lp al maestro Augusto Martelli… Il mondo cambiava, ma qualcuno faticava a capirlo».
A proposito di compleanni. Da sempre la serata clou d’agosto è quella dedicata a questa signora del mare. E per festeggiare la Capannina, pasteggiando a champagne, Guidi si è inventato una serata con la bellezza italiana. Negli anni ha sempre cambiato le madrine, alternando Alba Parietti, Valeria Marini, Luisa Corna, fino al lancio di Belen. Mille gli aneddoti che il patron delle notti versiliesi snocciola.
PIETRASANTA TWIGA BRIATORE
Come quando l’esuberanza di Flavio Briatore che si era messo a ballare su un tavolino, venne smorzata da un invito a mantenere uno stile consono al locale. Non la prese bene Briatore. E neppure Guidi quando, un anno più tardi, l’avventore fidanzato all’epoca con Naomi gli aprì a un chilometro il Twiga. Le mode passano, i locali si alternano, ma resiste una sola costante: la Capannina. «Difficile dire quale sia stata la stagione migliore. Una battuta banale potrebbe essere ‘la prossima’, ma credo che in tutti questi anni le nostre serate abbiano fatto sognare ad occhi aperti. E in fin dei conti non puoi dire di essere stato in Versilia o al Forte se non hai passato una notte in Capannina».
RENATO ZERO -3
Gherardo Guidi ricorda i suoi clienti più affezionati («il conte Gianluigi Zucchini che teneva testa ai Ferrajoli e al principe Orsini, con eleganza…»), gli artisti che si presentavano con richieste non adatte allo stile della casa («al solo sentir sussurrare esigenze… stupefacenti, li invitavo ad andarsene, anche se avevo la sala piena»), i compleanni dei nomi dello sport: solo negli ultimi anni Adriano Galliani, Francesco Totti e Paolo Rossi. Le notti di Renato Zero e Grace Jones che finivano all’alba sul parquet della Capannina. Di cose ne ha da dire.
Seduto al tavolo di legno del Bagno Roma di Levante dove per anni si è fatto il calciomercato e dove sono stati presentati Pato e Allegri. E dove, soprattutto, in una calda sera d’estate Gherardo e Carla Guidi hanno ospitato Oriana Fallaci, in una delle sue ultime uscite, esaudendo i suoi desideri: mangiare le acciughe e toccare l’acqua del Tirreno. Ma questa è già un’altra storia.
SAPORE DI MARE GALLIANI FORTE DEI MARMI 1