Da Circo Massimo - Radio Capital
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Enrico Brignano riparte dall'amore. Il comico romano torna a teatro con "Innamorato perso", il suo spettacolo che parte il 21 dicembre da Foligno e poi in giro per tutta Italia, con ben sei serate a Roma fra fine anno e inizio gennaio e date già raddoppiate a Milano e Firenze, tanto che la sua compagna Flora Canto dice che le inventa per non occuparsi della figlia Martina quando dorme:
"Un po' è vero un po' no", scherza Brignano a Circo Massimo, su Radio Capital, "Ma beato me: Flora è fantastica, riesce a dormire e riposarsi stando sveglia, attenta a se Martina perde il ciuccio o fa brutti sogni. Mi lascia dormire come un fanciullo". Il titolo dello spettacolo, secondo lo showman, è "controcorrente. Se mi fossi adagiato all'andazzo generale, sarebbe stato 'Incazzato più che mai' o 'Ma va a morì ammazzato', cose molto aggressive. Per essere controtendenza bisogna ricalcare la solita storia dell'amore. E a 52 anni esterno degli amori: per la mia carriera, per la mia vita, per mia figlia, per la mia compagna, amori che mi rendono perso, ed è bellissimo perdersi per questo mare, come diceva il poeta. Quindi, 'Innamorato perso'".
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Un amore che Brignano conserva anche per Roma, nonostante la critichi: "Tutti noi siamo innamorati di qualcuno a cui vorremmo dire di cambiare, di essere diverso da com'è. Io non sono contro Roma: le mie invettive sono la dimostrazione pura e cristallina di un amore immenso, infinito. Io non posso restare a guardare seduto in disparte, colonna sonora di quel gruppo che, capitanato da Massimo Ghini, un mese fa si presentò in comune per urlare 'basta, bisogna cambiare marcia '. E alla fine tutto è finito un po' così perché qualcuno ha emesso un giudizio sulle borse da mille euro... uno come me, che deve un po' spronare le coscienze, di fronte all'amore viscerale nei confronti della mia città non posso non guardare quello che succede. Ma la mia paura vera è che la gente si abitui e smetta di indignarsi. Invece no, la gente deve indignarsi".
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Un po' come è successo in Francia: "In cinque sabati i gilet gialli hanno messo a soqquadro tutto", dice il comico, "non gli è fregato di niente. Loro hanno la rivoluzione nel sangue. Noi a Roma non siamo capaci a farla. Forse qualche hooligans, ma per stronzate. Il romano dice 'ma che te metti a fa co' 'sto freddo', 'ma poi piove', 'ma adesso vedi che le cose cambiano'... le scusanti". In Italia servirebbe una rivoluzione o c'è già arrivato? "Prima della rottamazione, prima che Renzi diventasse paladino degli sfasciacarrozze, c'erano tanti volti noti, i soliti, che prendevano stipendi pazzeschi e parlavano il burocratese. Poi è arrivato il M5S, è cambiato il linguaggio e c'è già una rivoluzione in atto, ma è una rivoluzione fittizia.
Le cose rimangono come stanno. La nostra", dice l'attore, "è una nazione schizofrenica. L'unica cosa che non comprendiamo veramente è che dovremmo puntare molto di più sul turismo. Deteniamo il 70% delle bellezze culturali del mondo, noi dovremmo essere bravi in quello, bravi albergatori e buoni anfitrioni, e non farci pagare 10 euro per caffè e cappuccino dai turisti".
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L'amore, però, resta: "'Innamorato perso' mi sembrava un titolo abbastanza giusto per parlare dell'amore per questa nazione e questo popolo che ha sempre fatto di necessità virtù. Oggi ci sarebbe bisogno più di fatti che di parole. Di parole ne abbiamo troppe, al punto che in TV al posto dei varietà ci sono i talk show. E purtroppo in Italia c'è gente che non ha idee, pensa di averne una e la scrive. Quando tutti parlano, nessuno parla. Alla fine c'è solo confusione e chi sta a casa o vede un film o spegne".
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Dopo la tragedia della Lanterna Azzurra, si è discusso dei genitori che portano ragazzi giovanissimi ai concerti: per Brignano è "follia pura mandare dei bambini di 10 anni a sentire un concerto, anche accompagnati dai genitori. Oggi per accontentare i figli i genitori fanno follie, e allora accompagnano i figli alle 10 e mezza di sera a un concerto di uno di cui non conoscono nemmeno i testi. Quando avevo 10 anni io ricevevo dai genitori dei bei no, che tuonavano nella stanza. E non sono cresciuto frustrato, non ho avuto bisogno del telefono blu. Quando tuo padre diceva no, anche senza spiegare il perché, era no. Punto".
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