Estratto dell’articolo di Paola De Carolis per il "Corriere della Sera"
Bronson Battersby
Il governo esige risposte, la polizia e i servizi sociali di Skegness hanno avviato un’inchiesta, perché in questa cittadina marittima dell’Inghilterra settentrionale si è consumata una tragedia che ha sconcertato la Gran Bretagna. Un bambino di appena due anni, Bronson Battersby, già considerato a rischio dalle autorità, è stato trovato senza vita accanto al cadavere del padre 60enne. Stando ai primi accertamenti il bimbo è morto di fame e disidratazione dopo che il padre era deceduto per via di un infarto.
Come è possibile che nessuno abbia potuto aiutare il piccolo Bronson? È questa la domanda che, mentre gli occhi azzurri del bimbo sorridono da tutti i mezzi d’informazione, attanaglia forze dell’ordine, assistenti sociali, cittadini nonché i familiari del bambino, madre inclusa, Sarah Piesse, che non vedeva il bambino da prima di Natale e ora, dice, non riesce «a non immaginarselo mentre cerca disperatamente qualcosa da mangiare».
Bronson Battersby E IL PADRE
Una famiglia con difficoltà quella dei Battersby, se i genitori di Bronson si frequentavano poco, il bimbo viveva con un padre già avanti con l’età e nessuno si è granché preoccupato quando padre e bimbo hanno smesso di farsi sentire e vedere. Stando ai medici, Kenneth Battersby potrebbe essere morto già a fine dicembre, eppure i due cadaveri sono stati scoperti solo il 9 gennaio.
Per stabilire la data del decesso del piccolo servirà l’autopsia. Solo il cane di famiglia, Skylar, trovato emaciato ma vivo, è sopravvissuto in quella che ha tutta l’aria di essere una tragedia evitabile ma complicata da livelli di ristrettezze e povertà che rispecchiano un’emergenza nazionale.
L’ex premier Gordon Brown ieri ha sottolineato la gravità dei ritrovamenti della Joseph Rowntree Foundation, secondo i quali un milione di bambini in Gran Bretagna non ha un letto in cui dormire, due milioni di famiglie non hanno fornelli per cucinare e quattro milioni di cittadini vivono nella povertà più nera.
Bronson Battersby con la madre
[…] I fatti del caso indicano che il bambino avrebbe potuto esser trovato prima. Un vicino, ad esempio, dice ora di averlo sentito gridare ripetutamente «papà» la notte di Capodanno, come se stesse cercando di svegliare il genitore. Gli assistenti sociali si erano recati presso l’abitazione due volte, il 2 e il 4 gennaio, senza riuscire ad avere accesso ed avevano allertato le forze dell’ordine. Il 9 si sono fatti aprire la porta dalla portiera e solo allora è stata scoperta la tragedia.
[…] La madre Sarah, che ha altri due figli, ha dato la colpa ai servizi sociali. «Se avessero fatto il loro lavoro mio figlio sarebbe ancora vivo», ha detto. Bronson era stato affidato al padre eppure è difficile, con il senno di poi, giustificare quella lunga mancanza di contatto con un bambino così piccolo e bisognoso.
Bronson Battersby Bronson Battersby