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    MAI DIRE RAI - BRUNETTA: “STOP AL FAR WEST, UN TETTO AI COMPENSI AVREBBE COME PRIMO EFFETTO QUELLO DI CALMIERARE UN MERCATO TELEVISIVO CHE NON HA PIÙ RAGIONI, MORALI E DI MERCATO, PER GARANTIRE AI BIG DELLA TV SIMILI CIFRE - DUBITO CHE ALTRI COMPETITOR SIANO INTERESSATI A GARANTIRE STIPENDI DA NABABBI A POCO PIÙ DI UNA DECINA DI STAR O PRESUNTE TALI”


     
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    Lettera di Renato Brunetta a Dagospia

     

    BRUNETTA BRUNETTA

    Caro Dago,

     

    tre giorni fa, giustamente e seguendo i dettami di legge, il Consiglio d'amministrazione della Rai ha dato mandato al Direttore generale Campo Dall'Orto di procedere all’applicazione del limite dei compensi di 240.000 euro annui, dal mese di aprile, a tutti i contratti di collaborazione e consulenza, anche a quelli di natura artistica.

     

    I vertici di Viale Mazzini hanno messo immediatamente le mani avanti dichiarando che il tetto ai compensi delle star della tv sarà applicabile se, nel frattempo, non sopravverranno gli elementi interpretativi, alla legge n. 198 del 2016, che l’Azienda avrebbe richiesto al Ministero dell'Economia e delle finanze dopo l’approvazione della stessa legge e da cui non è mai pervenuta risposta.

     

    CAMPO DALL'ORTO CAMPO DALL'ORTO

    In parole povere un’interpretazione diversa rispetto a quanto stabilito dal Cda Rai, da parte del Mef, potrebbe rendere inapplicabile la misura adottata che può considerarsi un primo passo verso quella trasparenza, altra faccia della stessa medaglia, per cui ci battiamo a gran voce da ormai dieci anni.

     

    Un timido segnale per smascherare quel silenzio che aleggia nei corridoi degli uffici di Viale Mazzini e che contraddistingue da sempre le vicende della tv di Stato, pagata con il canone dei cittadini italiani. Adesso la parola finale spetta dunque a Padoan, vediamo cosa dirà e soprattutto cosa farà. A nostro avviso non potrà che confermare la legge e le richieste del Cda Rai.

     

    BRUNETTA BRUNETTA

    Subito si sono levate le proteste interessate di chi, Campo Dall'Orto e Bruno Vespa in prima linea, sostengono che un adeguamento dei compensi Rai alle norme che regolano le pubbliche amministrazioni sarebbe un regalo alle reti concorrenti e un danno per la tivù di Stato. "Con questo meccanismo la Rai è destinata a morire", affermano in modo simpaticamente spudorato nei confronti dei cittadini italiani che, tra le mille difficoltà della crisi economica, continuano a corrispondere il canone (in bolletta) per pagare, per l'appunto, anche i loro profumati stipendi.

     

    FABIO FAZIO FABIO FAZIO

    Io penso che sia amorale, in un momento storico come questo che ci sia un servizio pubblico che possa in qualche modo giustificare compensi milionari per tagliare con successo le zucchine, per condurre programmi settimanali snob e di parte in prima serata, per giocare con i famosi "pacchi" dopo il Tg1 della sera, per trasmissioni radical chic o per arene rissose.

     

    Un tetto ai compensi Rai avrebbe come primo effetto, a mio avviso, quello di calmierare un mercato televisivo che non ha più ragioni, morali e di mercato, per garantire ai big della TV simili cifre. Stesso discorso vale per il cosiddetto dumping pubblicitario. La Rai, forte del canone, ha potuto in questi anni offrire spazi pubblicitari a prezzi stracciati, distruggendo il mercato. Ha immesso, dunque, nel sistema un doppio veleno: quello della bolla verso l'alto per i compensi; quello del dumping verso il basso per i prezzi della pubblicità. Creando squilibrio e cattive abitudini. Adesso basta. E di tutto questo non dovrebbe occuparsi solo il Parlamento ma anche il Cda di Viale Mazzini.

    BRUNETTA BRUNETTA

     

    Il bravo giornalista, storica bandiera Rai, Bruno Vespa dice: "andranno tutti via". Io rispondo: prego, che vadano a trovarsi un posto migliore. Dubito che altri competitor siano interessati a garantire stipendi da nababbi a poco più di una decina di star o presunte tali. Che vadano a confrontarsi con il mercato reale, non con quello "protetto" dal canone, che vadano in mare aperto. Scommettiamo che alla fine resterebbero tutti, o quasi?

     

    C'è poi chi fa un altro tipo di ragionamento. "Guadagno milioni di euro, ma faccio guadagnare alla Rai di più". E certo, se ti danno un programma di punta in prima serata che vuoi anche che l'azienda ci rimetta soldi? Come se al supermercato il salumiere dell'ora di punta pretendesse il triplo dello stipendio del suo collega che fa la chiusura. "Io vendo dieci volte il salame e la mortadella che vende lui, l'azienda mi deve premiare". Ma che discorso è mai questo? Fuori da ogni logica, soprattutto in una comunità che si chiama servizio pubblico. Che senso ha che i metalmeccanici italiani siano pagati meno dei loro colleghi tedeschi, mentre le star (si fa per dire) della TV di Stato sono pagate molto di più? La solita aberrazione italica: i settori protetti distruggono con i loro privilegi i settori esposti.

     

    LITE TRA RENATO BRUNETTA E BRUNO VESPA LITE TRA RENATO BRUNETTA E BRUNO VESPA

    Voglio essere franco. La Rai è una grandissima azienda, è la prima produttrice di cultura in Italia, una delle più grandi in Europa, è fatta da centinaia e centinaia di professionisti straordinari che ogni giorno fanno il loro lavoro con serietà e abnegazione. E nessuno di loro prende cifre che neanche lontanamente si avvicinano a quei 240 mila euro della discordia.

     

    Il tetto sarà pure uno strumento rozzo e magari poco fair, ma si deve dire basta, una volta per tutte, alle assurde abitudini che hanno caratterizzato anni e anni di cattiva gestione del servizio pubblico. Basta sprechi, basta stipendi ingiustificati (i più alti se paragonati ai corrispettivi europei), basta assunzioni clientelari, basta opachi appalti manipolati a società esterne, basta con i flop a catena per i quali nessuno mai risponde, basta familismi editoriali, basta ai super poteri degli agenti TV che fanno il bello e il cattivo tempo imponendo presentatori e presentati, basta a presentazioni autopromozionali di libri (rigorosamente annuali e rigorosamente pre festivi) a reti unificate e con ospitate in tutti i programmi di punta di tutte le reti Rai. Basta a tutto questo. Viva la meritocrazia: dal basso, però.

    LITE TRA RENATO BRUNETTA E BRUNO VESPA LITE TRA RENATO BRUNETTA E BRUNO VESPA

     

    La Rai è degli italiani, è di tutti noi. Se qualcuno ritiene che il tetto a 240 mila euro sia eccessivo e limitante dell'azione dell'azienda lo dica, si apra un dibattito serio in merito nel luogo preposto: il Parlamento. Ma che i cittadini si debbano sorbire in silenzio le interviste accorate di chi si lamenta per la probabile perdita di inaccettabili diritti acquisiti, beh, questo proprio non lo riteniamo giusto. Stop al far west, sì alla giusta ed equilibrata applicazione delle leggi dello Stato. Ne usciremo più forti, il servizio pubblico radio televisivo su tutti.

     

     

    Renato Brunetta

     

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