renzi e bergoglio
Francesco Bonazzi per Dagospia
I poteri forti sono come certi fantasmi, dispettosi. Non fai tempo a evocarli che si fanno vivi. Matteo Renzi, da New York, sfoggia la consueta baldanza: “Siamo pronti, se servirà, a fare battaglie in Parlamento e a sfidare i poteri forti, anche se più dei poteri forti temo i pensieri deboli”. E subito arriva la Chiesa italiana a dettargli la linea, con monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che gli dice: “Basta slogan, è ora di pensare alle persone”.
AGNESE LANDINI E MATTEO RENZI IN CHIESA
Galantino invita il governo a “occuparsi di chi non ha lavoro” e usa parole nette anche per i sindacati: “Il dibattito su “articolo18 sì, articolo18 no” è meno centrale e io vi vedo troppe bandiere che sventolano: i sindacati guardino oltre: temo che se il problema è affrontato in questi termini, ci saranno morti dall’una e dall’altra parte senza risolvere il tema del lavoro”.
NUNZIO GALANTINO
La forte presa di posizione della Chiesa italiana giunge inattesa ed è un problema in più per Renzie, che domani torna in Italia e comincerà a giocarsi la partita più importante. In America ha garantito che sul lavoro non verranno fatti “pasticci”, che è un modo come un altro per dire che non è disponibile a mediazioni estenuanti, anche nel suo partito.
luigi de magistris
Il ministro del Lavoro Poletti si dice convinto che il governo non cadrà sul Jobs Act, ma il primo passaggio sarà, lunedì, la direzione del Pd dove Renzi dovrà portare a casa il via libera del suo partito. I numeri sono dalla sua parte, resta da vedere quanti saranno i senatori che sosterranno i sette emendamenti già presentati. Forza Italia aspetta alla finestra, pronto a un “soccorso azzurro” che al momento imbarazza i renziani.
LUIGI DE MAGISTRIS INDOSSA I VESTITI DI UN IMMIGRATO SENEGALESE NEL CALENDARIO DIVERSAMENTE UGUALI
La giornata politica, per il resto, vive dell’incredibile sceneggiata attorno alla sentenza che ha condannato Luigi De Magistris per i tabulati telefonici dell’inchiesta “Why not”. In base alla legge Severino, l’ex pm dovrebbe dimettersi da sindaco di Napoli ma lui non ne vuol sapere e dice che dovrebbero “vergognarsi e dimettersi” i giudici di “Why not”. Sulla faccenda interviene un altro ex magistrato come Piero Grasso, presidente del Senato, per il quale, semplicemente, “la legge Severino è già stata applicata anche ad altri sindaci ed è inevitabile che venga applicata” anche in questo caso.
GIULIANO POLETTI