Francesco Capozza per “Libero quotidiano”
PAOLO RUFFINI CON PAPA FRANCESCO
Ad una settimana dalle esequie di Benedetto XVI si avvertono già le prime scosse di terremoto in Vaticano. Stavolta non parliamo del libro del "prefetto dimezzato", Mons. Georg Gänswein, il segretario particolare del compianto pontefice che, forse in modo poco discreto, ha dato alle stampe un volume (Nient'altro che la verità, edizioni Piemme), disponibile ufficialmente da ieri nelle librerie ma i cui retroscena più succulenti sono stati ampiamente diffusi già da diversi giorni (molti anche da noi), il cui contenuto ha fatto storcere il naso a tanti e infuriare Papa Francesco.
PAOLO RUFFINI CON PAPA FRANCESCO
Oltretevere gira infatti insistente la voce secondo cui il pontefice regnante sia stato sorpreso, e non in senso positivo, dalla grande ondata d'affetto inatteso nei confronti di Benedetto. Ma la cosa che, a sentire molti frequentatori abituali delle Sacre Stanze - e stiamo parlando di alti prelati, muniti di tonaca color paonazzo - avrebbe causato particolare collera al Papa, sarebbe la gestione mediatica dell'intero luttuoso evento, culminato nei funerali trasmessi in mondovisione il 5 gennaio scorso.
OCCHIO ATTENTO
papa francesco bergoglio con matteo bruni
Quel che Bergoglio avrebbe meno gradito sarebbe stata la grande enfasi data dai Media vaticani alla figura di Ratzinger e molto poca alla sua. Sul banco degli imputati ci sarebbero i vertici della comunicazione, a cominciare da quelli della Sala stampa, gestita da Matteo Bruni (che pure lo stesso Bergoglio aveva nominato con convinzione a luglio del 2019).
Ma sotto l'occhio attento del Pontefice ci sarebbe anche la gestione di Paolo Ruffini, già direttore di Rai3, che dal 2018 è il primo laico a capo di un dicastero vaticano, quello della Comunicazione. In entrambi i casi si parla già apertamente di due teste che sarebbero prossime a rotolare. Salvo, invece, sarebbe Andrea Tornielli, lo storico vaticanista de La Stampa e Il Giornale che dal 2018 è il direttore editoriale del dicastero diretto proprio da Ruffini.
PAPA FRANCESCO E ANDREA TORNIELLI
A Bruni verrebbe recriminata poca ed insufficiente iniziativa volta ad esaltare la figura di Bergoglio in un evento che ha portato a Roma centinaia di giornalisti della carta stampata e delle televisioni di tutto il mondo: «sarebbe bastato - ci confida un autorevole monsignore che è stato al servizio di tre pontefici - che la sala stampa diffondesse delle immagini di Francesco quando è andato al capezzale di Benedetto.
Anche solo un paio di foto e dei video mentre si reca al Monastero quel mercoledì in cui ha annunciato che il Papa emerito era alla fine o prima e dopo il ferale annuncio, come pure una foto scattata a Bergoglio in preghiera sulla tomba di Ratzinger, invece nulla di tutto questo è stato nemmeno pensato». A Ruffini viene pressoché imputata la stessa cosa: la totale mancanza d'iniziativa volta a rilanciare l'immagine di Francesco in un momento di forte crisi del suo papato.
FUNERALE JOSEPH RATZINGER
Tutte le nostre fonti ci hanno confidato, senza giri di parole, che «la grande popolarità mediatica degli inizi di questo pontificato è merito esclusivamente di mons. Dario Viganò (da non confondersi con l'ultra conservatore Carlo Maria n.d.r.) che fu silurato nel 2018 da prefetto del dicastero per la Comunicazione per colpa di quella brutta storia legata alle sbianchettature», riferendosi al comunicato mezzo cancellato in cui Benedetto XVI aveva negato la prefazione dei c.d. "libretti" (copyright Ratzinger) attraverso i quali diversi studiosi, alcuni apertamente oppositori del Papa emerito, avevano voluto incensare la formazione teologica di Bergoglio e a suo tempo fatti appositamente pubblicare dalla Libreria editrice vaticana per porre fine all'annoso paragone con il predecessore proprio in campo dottrinale. «Dopo di lui (cioè di Viganò) il buio totale, non c'è più alcuna iniziativa proficua che soddisfi le attuali esigenze».
RICOLLOCAZIONE
PADRE GEORG GANSWEIN BACIA LA BARA DI JOSEPH RATZINGER
Se quanto ci viene raccontato è vero, oltre alla tanto attesa ricollocazione di Mons. Gänswein, la cui proroga quinquennale come prefetto della Casa pontificia approvata da Bergoglio nel 2017 è comunque già oltre la scadenza, nelle prossime settimane assisteremo ad una serie di cambiamenti in Vaticano (si attendono anche le nomine sia del nuovo prefetto della Congregazione dei Vescovi che di quello per la Dottrina della Fede) da far girare la testa.
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