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    BRUTTE NOTIZIE PER I FURBETTI DELLE “LAUREE FACILI” ALL’ESTERO – L'UNIVERSITÀ DI BARI SI È RIFIUTATA DI RICONOSCERE IL TITOLO IN ODONTOIATRIA CONSEGUITO IN ROMANIA DA UN RAGAZZO ITALIANO. E IL TAR HA DATO RAGIONE ALL'ATENEO – UNA SENTENZA CHE PUÒ CREARE UN PRECEDENTE IMPORTANTE, VISTO CHE OGNI ANNO SONO 20MILA LE RICHIESTE DI RICONOSCIMENTO DI LAUREE PRESE IN PAESI DELL'EST, DOVE SPESSO NON CI SONO TEST D'INGRESSO NÉ OBBLIGO DI PRESENZA E GLI ESAMI SONO MENO IMPEGNATIVI…


     
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    Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”

     

    laureati laureati

    Si tratta di una decisione (con tanto di avvallo del Tar, al secolo il tribunale amministrativo regionale) che rischia di diventare un precedente. E pure per molti. La laurea da dentista conseguita a Iasi, in Romania, può non essere riconosciuta dall'università di Bari, in Puglia, perché ci sarebbero «notevoli difformità» tra i due percorsi formativi. Tutto nasce quando un ragazzo, che la corona d'alloro se l'era già messa, qualche anno fa, nel Paese dell'Est, chiede all'ateneo barese l'equipollenza del proprio titolo di studio.

     

    Cioè chiede, in soldoni, che quel pezzo di carta sudato (e studiato) all'estero venga accettato anche in Italia. Si è laureato, lui, in Medicina dentale, prima ancora aveva seguito alcuni corsi ad Odessa, in Ucraina, ed è persino stato ammesso a un master di secondo livello in Chirurgia orale avanzata. Insomma, un curriculum (almeno sulla carta) di tutto rispetto.

     

    corso laurea odontoiatria corso laurea odontoiatria

    Epperò la direzione Offerta formativa dell'università barese sceglie di non accogliere la sua richiesta, dice che i due corsi di studio «non sono sovrapponibili» e rimanda la decisione finale al Tar. Che la sposa in pieno, con la stessa identica motivazione. Il corso di laurea in Odontoiatria, da noi, prevede la frequenza obbligatoria, prevede attività di carattere professionale e prevede tirocini mirati. Tutti insegnamenti che il ragazzo non ha, invece, indicato nel suo piano di studi: motivo per cui, ora, a Bari, lui non potrà frequentare un anno che non sia il primo. O si immatricola o niente.

     

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    Può sembrare una storia appesa, un caso su tanti: ma così non è. A chiarirlo è lo stesso rettore dell'università di Bari, Stefano Bronzini: «Questa sentenza», racconta sulle pagine locali di Repubblica, riferendosi alla disposizione del Tar, «è importante perché ribadisce un principio che potrà essere applicato anche ad altri contesti». Le lauree all'estero, le "lauree facili" (come si chiamano, non senza un pizzico di malizia), le lauree prese laddove è più semplice accedere ai corsi, magari perché non ci sono i test di ingresso e i requisiti per l'ammissione sono più bassi rispetto ai nostri.

     

    È un fenomeno tutt' altro che marginale. Solo a Bari, e solo quest' anno, ossia nel 2022, sono circa cinquecento (468, per essere precisi) gli studenti che hanno chiesto di trasferirsi a studiare in Puglia e di farlo in una classe avanzata (quindi non la prima): a disposizione, però, ci sono solo otto posti.

     

    SCORCIATOIA

    università di bari università di bari

    E ad andare a spulciare i dati del dopo, del mondo del lavoro, s'incappa nella stessa questione: già nel 2017 la Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurgi e odontoiatri, constatava come circa il 40% dei suoi iscritti avesse studiato non in una delle 97 istituzioni universitarie dello Stivale, ma altrove. Fuori. Lontano da casa. Il 40% è un numero significativo, vuol dire quasi un rapporto di uno a uno e non è nemmeno una combinazione che queste statistiche siano state prodotte dai camici bianchi.

    laureati laureati

     

    LA REGINA

    È Medicina, da sempre, la facoltà più impegnativa, quella per cui, da noi, c'è una selettiva prova d'ingresso che mediamente, ogni anno, rimanda sei aspiranti su sette. E cosa si fa, allora? Alcuni scelgono percorsi di studio affini, come Farmacia, nella speranza di ritentare i test l'anno successivo. Altri scelgono un periodo all'estero, per fare lo stesso e, se proprio va male ancora, per conseguire un certificato che potrebbe (ma da ora non è detto) essere equiparato a quelli italiani.

     

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    Non solo Romania, tuttavia: anche Slovacchia, Albania, Bulgaria. E non solo Medicina, ma anche Giurisprudenza: l'abilitazione alla professione forense, in Spagna, è considerata più semplice, persino più veloce (zompa a piè pari i due anni di praticantato in uno studio legale che, qui, sono obbligatori) e ci sono diversi siti che spiegano nei dettagli come non perdersi tra i cavilli burocratici.

     

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    Dopodiché tocca essere chiari, il riconoscimento delle lauree estere, in Italia, non è automatico né tantomeno scontato. Il Miur, il ministero dell'Università, sul suo sito raccoglie tutti i dettagli e le procedure necessarie: come sempre, è un dedalo di documenti e passaggi amministrativi. Ma ci mancherebbe il contrario: ogni anno il Cimea, che poi è il Centro di informazione sulla mobilità e le equivalenze accademiche, viene sommerso da qualcosa come 20mila richieste, mica son poche. È per questo che la decisione del tribunale amministrativo della Puglia potrebbe avere un peso (e un peso importante) in tantissimi casi analoghi a quello del dentista formatosi in Romania.

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