VON DER LEYEN, 'MAI L'UE COSÌ MINACCIATA DAI POPULISTI'
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(ANSA) - "Noi crediamo nella dignità di ogni essere umano ed è per quello che combatteremo in questa elezione. E oggi questo è più importante che mai". Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen nel discorso di candidatura al Congresso del Ppe. "Oggi gli amici di Putin stanno seminando odio. La nostra Europa pacifica e unita non è mai stata così minacciata dagli estremisti e dai populisti, di estrema destra o estrema sinistra, da partiti come il Rassemblement Nationale o l'Afd", ha scandito.
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"Gli amici di Putin diffondono odio dalle loro tastiere. L'Europa unita viene sfidata da nazionalisti, populisti, demagoghi, che siano di destra o di sinistra. I nomi possono essere diversi ma i loro obiettivi sono simili. E noi del Ppe non lo permetteremo", ha sottolineato von der Leyen sottolineando: "l'Europa unita muove montagne, come è accaduto per i vaccini anti-Covid".
Von der Leyen ha quindi ringraziato, nome per nome, i capi di Stato e di governo del Ppe presenti, citando per ognuno un'azione che "ci rende orgogliosi": dal sostegno alla Moldova del presidente romeno Klaus Iohannis al ripristino dello Stato di diritto del primo ministro polacco Donald Tusk, fino alla "protezione dei confini esterni" del primo ministro Karl Nehammer. Riferimento, quest'ultimo, non marginale vista la strenua opposizione di Vienna all'ingresso in Schengen di Romania e Bulgaria, sostenuto invece dalla Commissione.
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LA CDU TEDESCA, 'DIFENDEREMO L'EUROPA DA POPULISTI E ESTREMISTI'
(ANSA) - "La nostra leadership oggi è più importante che mai. Dobbiamo difendere i valori europei da estremisti e populisti, che vogliono smantellare l'Ue e che fanno il gioco della Russia". Lo ha detto il leader della Cdu, Friedrich Merz, parlando al Congresso del Partito Popolare europeo a Bucarest.
"Dobbiamo focalizzarci sulla competitività della nostra industria e sulla creazione di posti di lavoro. E dobbiamo aiutare l'Ucraina a vincere la guerra, perché Kiev non combatte solo per la sua libertà ma per la libertà di tutti noi", ha spiegato Merz presentando quindi la candidatura di Ursula von der Leyen: "hai mostrato leadership e hai dimostrato di essere la presidente della Commissione di tutti", ha sottolineato Merz invitando tutti a votare la presidente uscente come Spitenkandidaten.
IL PPE SVOLTA A DESTRA MA NO DEI TEDESCHI ALL’INGRESSO DI MELONI
Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
friedrich merz ursula von der leyen
Una sorridente Ursula von der Leyen vestita tutta di rosa si fa largo poco dopo le due di pomeriggio tra i delegati del Ppe e si va a sedere vicino alla presidente moldava Maia Sandu. Entrambe sembrano simboleggiare le sfide future dell’Europa. La prima sarà incoronata oggi spitzenkandidatin per un secondo mandato a Bruxelles e dovrà vincere la difficile scommessa contro l’avanzata dell’estrema destra.
La seconda corre a novembre come unico argine alle forze filorusse che potrebbero destabilizzare non solo il suo paese ma l’intera area a ovest dell’Ucraina. Una violenta campagna di destabilizzazione è già partita da Mosca all’indirizzo della Moldavia. Tanto che in questo primo giorno del congresso del Ppe, è la difesa dell’Ucraina a tenere banco.
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[…] a Bucarest […] il Ppe ha approvato in serata il “Manifesto”, il programma elettorale per le elezioni europee più importanti di sempre. Un documento che in particolare su due punti segnala un chiaro scivolamento a destra e una rincorsa dei sovranisti da parte del primo partito europeo: sul Green Deal e sull’immigrazione. Che la trattativa sia stata complessa, però, lo dimostra un passaggio in cui Manfred Weber avrebbe voluto ribadire il “no” netto all’ingresso della Turchia nell’Ue.
Ma tra Atene e Ankara è scoppiata da tempo una luna di miele che non si vedeva da anni, e Mitsotakis, racconta una fonte Ppe, ha voluto lasciare un’impronta di questo avvicinamento nel documento, ora meno severo con la Turchia: «al momento» le prospettive di adesione non ci sono, ma si può intanto lavorare all’accordo sui visti e sui dazi e «mandare un segnale per un rinnovato rapporto Ue-Turchia».
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Anche su un altro passaggio c’è stato un lungo braccio di ferro: i tedeschi della Cdu puntavano, dopo averla annacquata già l’anno scorso a Bruxelles, a spostare in avanti la promessa della fine del motore a combustione entro il 2035. Non ci sono riusciti. Tuttavia il testo dedica molto spazio al Green Deal confermandone gli obiettivi ma sottolineando che andranno coniugati con gli interessi dell’industria: «Senza un’economia competitiva, non ci può essere una tutela efficace del clima ».
Un rovesciamento della prospettiva adottata finora dalla Commissione Ue, come si evince anche da un altro passaggio: «Il Green Deal non è un nuova ideologia, come sostengono i verdi e i socialisti». Peraltro il Pse è stato anche il bersaglio a più riprese del leader dei popolari Weber, che li ha accusati di avere «slogan ideologici e idee vaghe per il futuro».
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[…] Un altro tema su cui si registra una svolta a destra è l’immigrazione: l’argomento evitato accuratamente dai socialisti del Pse al recente congresso a Roma, è un punto centrale del “Manifesto”. E i moderati puntano a irrigidire ulteriormente la riforma dell’asilo in via di approvazione a Bruxelles: sognano il cosiddetto “modello Ruanda”, vogliono esternalizzare la richiesta di asilo a Paesi terzi e irrobustire i rimpatri attraverso accordi bilaterali (per il ministro degli Esteri Tajani «il modello è l’Albania»).
La rincorsa dei sovranisti serve non solo a rubare voti a destra, ma a convergere in futuro con loro. Ossia con pezzi dei Conservatori capitanati da Giorgia Meloni. È il segreto di Pulcinella che von der Leyen e Weber stiano flirtando con la premier italiana e ora anche con l’ex premier ceco Petr Fiala.
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Ma un conto è votare ogni tanto con il “nemico”. Un altro immaginare che Meloni possa essere accolta nel Ppe. Nella Cdu, azionista di maggioranza dei Popolari, c’è stato un recente, netto irrigidimento verso la leader di Fratelli d’Italia. Ieri due fonti autorevoli del partito di Friedrich Merz escludevano l’ ipotesi di un ingresso di Meloni nel Ppe. Almeno, fino alle elezioni politiche tedesche del 2025. Merz avrebbe spiegato ai suoi, a porte chiuse, che sarebbe complicato spiegare ai tedeschi - dopo che milioni sono scesi in piazza contro l’Afd - che la Cdu esclude qualsiasi alleanza con l’estrema destra, se nel frattempo Meloni viene accolta tra i moderati europei.
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