Da qualche anno a questa parte la Francia sta mettendo in campo delle iniziative particolarmente efficaci per contrastare l’evasione fiscale e per il recupero delle tasse non pagate. Lo stato Transalpino è così rapidamente diventato un esempio nel Vecchio Continente, tanto che anche l’Italia pare voglia ispirarsi al sistema francese per combattere l’evasione fiscale.
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Una delle ultime misure messe in campo dall’amministrazione finanziaria francese è decisamente efficace, anche se alcuni potrebbero considerarla un po’ troppo invasiva. Il Consiglio costituzionale ha dato il via libera al controllo dei profili social – solo per quel che riguarda post e informazioni pubbliche, ovviamente – per verificare che non ci siano delle anomalie rispetto a quanto dichiarato al fisco. L’equivalente francese dell’Agenzia delle entrate potrà quindi utilizzare degli algoritmi di intelligenza artificiale, sviluppati appositamente, e controllare che il tenore di vita dei cittadini sia in linea con le loro dichiarazioni dei redditi.
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La misura anti evasione è stata introdotta nella Legge di bilancio 2020, anche se “sub iudice”. E’ stato necessario attendere che si esprimesse anche la corte costituzionale dello stato transalpino, che ha dovuto accertarsi del fatto che la norma non fosse sin troppo invasiva. E, dopo un’attenta analisi, è arrivato il nulla osta all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per combattere i furbetti del fisco. “Il sistema messo a punto dal governo – scrivono i giudici – consente di conciliare il diritto alla privacy dei cittadini con il valore costituzionale della lotta all’evasione fiscale”.
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Ma come funzionerà il sistema messo a punto dall’amministrazione finanziaria francese e come riuscirà a individuare eventuali evasori? Il principio alla base, come già descritto, è piuttosto semplice: nel caso in cui un contribuente dovrebbe “mettere in mostra” uno stile di vita che non combacia con le informazioni fiscali in possesso dell’Agenzia delle entrate, quest’ultima farà partire un accertamento per verificare che non ci sia qualcosa di anomalo nelle dichiarazioni dei redditi.
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Per riuscirci, è stato messo a punto un algoritmo di intelligenza artificiale che scandaglierà le varie piattaforme online alla ricerca di dati e informazioni utili. Secondo il dettato legislativo, l’algoritmo potrà accedere solo a informazioni pubbliche, per le quali non è necessaria alcun profilo personale o password. Se, ad esempio, avessimo un profilo Facebook o Instagram completamente privato o senza alcun dato pubblico, l’algoritmo non potrà “catturare” alcun indizio per le sue indagini. Restano fuori dalla “giurisdizione” fiscale anche gli acquisti su Amazon e su altre piattaforme di e-commerce.
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Il progetto prenderà il via a partire dal 1 gennaio 2020 in via sperimentale e avrà una durata di tre anni. Nel caso in cui dovesse fornire riscontri positivi, è probabile che venga confermato e magari rafforzato. E chissà che qualche altro stato non ne tragga ispirazione.