Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
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Oggi Leao è uno dei talenti più fini del calcio mondiale. Per vederlo nella Nazionale portoghese contro l'Italia nel probabile spareggio di marzo, servirà solo la promozione di Cristiano Ronaldo, cioè la sicurezza che Leao giocherà guardando sempre il suo capitano.
Le qualità ci sono tutte e sono quasi senza riscontri. Leao viene spesso paragonato a Thierry Henry per le lunghe traversate in dribbling sulla fascia sinistra, territorio di caccia anche di Henry. La leggerezza è la stessa, il passo diverso, la conclusione anche di più. Leao ha un passo più corto, più pieno di curve.
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Henry era una prima punta, Leao è attaccante sublime ma segna ancora poco. Non troppo poco, è su una media a partita vicina allo 0,30, ma non basta per avvinarsi ad Henry che negli otto anni all'Arsenal era su una media di quasi O.70. Per avere un riferimento, Inzaghi e Vieri hanno chiuso con O.49. In sostanza Leao è una seconda punta, prepara il gol agli altri e segna abbastanza per conto suo.
Un secondo attaccante ideale. È in un momento di crescita, questo gli porta più continuità, sta facendo progressi su tutto. In fondo non ha ancora 23 anni, li farà a giugno. È possibile che fra un paio di stagioni sia uno dei migliori attaccanti del mondo. Dovrà però arrivare a segnare 12-15 gol a campionato. Oggi è a 6 in 20 partite. Leao ha una grazia rara nel gioco, quasi femminile. È un atleta gioioso, ha bisogno del bello, non c'è mai volgarità nel suo calcio. Infatti commette pochissimi falli.
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L'intreccio tra il suo andamento pieno di pause, di cambi di direzione, e la sua potenza atletica, lo rende un giocatore quasi imprendibile ad inizio azione e in progressione. È un piccolo spettacolo di coordinazione. È la sua abitudine all'esattezza che lo rende a volte vulnerabile. È come chiedesse una perfezione difficile da trovare con cura su un campo dove il pallone ha sempre una vita propria. Un po' di cattiveria e continuità in più, e sarà molto vicino ai fuoriclasse.
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