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(ANSA) - Fa discutere in Portogallo un questionario on-line lanciato dal ministero della Salute lo scorso 9 luglio sul tema del ciclo mestruale e nel quale si legge l'espressione "persone mestruanti". Una delle frasi incriminate è la seguente: "Con l'obiettivo di effettuare una diagnosi della situazione della salute mestruale in Portogallo, la Direzione generale della sanità (Dgs) ha sviluppato un questionario on-line e invita tutte le persone mestruanti a partecipare".
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A reagire, nelle ultime ore, è stato un deputato dello stesso partito di governo, Bruno Vitorino, il quale ha chiesto alla ministra competente, Ana Paula Martins, se fosse al corrente del linguaggio utilizzato. "Risulta che il cambiamento di linguaggio derivi dall'ideologia difesa da alcuni e non dalla scienza. Mi sembra che un'istituzione come la Dgs, dato il suo scopo e la sua ragione di esistere, dovrebbe essere la prima a usare la scienza come base per le sue azioni".
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Alla luce di ciò, il Partito socialdemocratico vuole ora sapere dalla sua stessa ministra chi ha autorizzato i termini di questa campagna e su quali basi scientifiche la Dgs ha sostituito la parola "donna" con "persona mestruante". Non si sono fatte attendere le reazioni dell'opposizione, paradossalmente in appoggio alle scelte linguistiche del ministero. La deputata Joana Mortágua, del Blocco di sinistra, dice che si tratta di una "seria questione" di comunicazione sanitaria e di uguaglianza che "prescinde da qualsiasi tentativo di lanciare panico morale, come quello che il pensiero ultraconservatore ha cercato di fomentare nella società".
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E mentre la ministra Ana Paula Martins non si è ancora pronunciata (ha tempo fino al 24 agosto per rispondere), le reazioni non si si sono limitate all'emiciclico parlamentare. Sentita oggi dal quotidiano Público, la psichiatra Zélia Figueiredo, che coordina il Gruppo consultivo per la diversità sessuale e di genere, ora parte della stessa Dgs, ribadisce le raccomandazioni inclusive emanate lo scorso aprile dal gruppo che dirige, altrimenti "una persona che ha effettuato la transizione da femmina a maschio continua ad avere un utero, ma con il cambio anagrafico non appare più con il genere femminile; quindi, non potrebbe essere sottoposta a screening".