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    A FORZA DI SPARARE PALLONATE QUALCHE CAZZATA DOVEVA ARRIVARE – BUFERA SU LUIGI MASTRANGELO, EX CENTRALE DELLA NAZIONALE DI PALLAVOLO E ORA RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO SPORT DELLA LEGA, CHE LA SPARA GROSSA: “I SOLDI PER LO SPORT? TOGLIAMO QUALCOSA ALLA SANITÀ” – DOPO LA PANDEMIA E UN’EMERGENZA SANITARIA CON TANTO DI OSPEDALI IN AFFANNO E MEDICI E INFERMIERI IN BURN OUT, LA SPARATA DI MASTRANGELO È RIUSCITA A METTERE D’ACCORDO TUTTA L’OPPOSIZIONE CHE HA MENATO FORTE SULL’EX PALLAVOLISTA…


     
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    Niccolò Carratelli per "La Stampa"

     

    Tagliare la spesa sanitaria per dare più risorse allo sport. Detta così, suona male.

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    Detta in piena campagna elettorale, suona peggio. Luigi Mastrangelo, ex "centrale" della nostra nazionale di pallavolo, ora responsabile del dipartimento Sport della Lega e candidato alla Camera, sperimenta subito come il confronto politico possa essere più ruvido dei duelli sotto rete. Ma, se non altro, segue la linea indicata da Giorgia Meloni, che una settimana fa ha prospettato più investimenti nello sport, per «combattere le droghe e le devianze e crescere generazioni di nuovi italiani sani e determinati».

     

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    Mastrangelo, ai microfoni di Radio Capital, suggerisce dove prendere i soldi, «togliendo magari qualcosa alla sanità - spiega - non dico tutto, ma qualcosina si può dedicare allo sport, visto che viene stanziato sempre molto poco e nella sanità tantissimo». Ovviamente non è un paragone possibile: in un caso ragioniamo nell'ordine di una manciata di miliardi, nell'altro di oltre un centinaio. Certo, le ferite inferte dalla pandemia di Covid al nostro Paese, anche a causa della carenza di medici, infermieri, macchinari sanitari e servizi sul territorio, sono lì a dimostrare che tagliare i finanziamenti per la tutela della salute non sia proprio una grande idea.

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    Tra i primi a reagire, non a caso, è il ministro Roberto Speranza: «Negli ultimi tre anni abbiamo finalmente ricominciato ad investire aumentando il fondo sanitario di 10 miliardi e stanziandone 20 con il Pnrr - ha scritto su Twitter - Sarebbe folle tornare indietro. Non lo permetteremo». Mentre Carlo Calenda ricorda che «in Italia ci sono liste d'attesa di mesi per una tac e una visita oncologica. Mancano 50.000 medici e altrettanti infermieri - sottolinea il leader di Azione - Per noi invece ogni euro in più del bilancio pubblico andrà a istruzione e sanità».

     

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    Dal Partito democratico non si fanno sfuggire l'occasione per attaccare la Lega e la proposta «sconcertante» di Mastrangelo, come la definisce la capogruppo al Senato Simona Malpezzi. «Non ci sorprende, fa parte del partito responsabile del disastro in Lombardia - aggiunge - dove hanno annullato la medicina territoriale depauperando tutti i presidi sanitari». Francesco Boccia, responsabile Pd per gli Enti locali, sceglie la provocazione, ricordando che, «se la Lega smania per trasferire risorse, ci sarebbero da utilizzare i 49 milioni che Salvini e soci hanno negato al fisco».

     

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    Ma la schiacciata più velenosa arriva da Mauro Berruto, responsabile sport del Pd ed ex ct di Mastrangelo in nazionale (hanno vinto insieme la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra nel 2012), che si dice «allibito», di fronte a una proposta «imbarazzante», perché «non vogliamo uno sport che sottragga risorse al diritto alla cura di nessuno». Poi via Twitter si rivolge al suo giocatore, come fossero ancora in palestra: «Dai Gigi, vogliamo parlare di quante code hai fatto, da atleta di vertice, per esami del sangue o quante ore aspettavi per fare ecografie o risonanze magnetiche? Dai, non è rispettoso».

     

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    E chiude invitandolo a «una correzione del messaggio, altrimenti c'è davvero da preoccuparsi». In effetti, dopo qualche ora Mastrangelo diffonde una nota per precisare che la sua «idea, e quella della Lega, si basa su un concetto fondamentale, cioè che un adeguato e calibrato investimento nello sport oggi, produce anche un risparmio in sanità domani».

     

    Discorso ben diverso, sostenuto anche dall'ultima indagine condotta da Svimez, insieme a Uisp e Sport e Salute, sul «costo sociale e sanitario della sedentarietà». In sintesi, chi pratica regolarmente attività sportiva fa spendere allo Stato, per la propria assistenza sanitaria, 97 euro in meno all'anno. Mentre chi non fa sport (nelle regioni del Sud parliamo di quasi la metà degli abitanti), costa alle casse pubbliche, in termini di cure, 52 euro in più.

     

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    Insomma, non c'è dubbio che favorire l'attività motoria e sportiva porti benefici economici per il Servizio sanitario nazionale. D'altra parte, però, non si può dimenticare che siamo un Paese "anziano" e che, ad esempio, ci sono quasi 3 milioni di over 75 con gravi difficoltà motorie, co-morbilità, o compromissioni dell'autonomia nelle attività quotidiane (dati Istat). Per loro, evidentemente, la soluzione non è lo sport, ma terapie e assistenza.

    MATTEO SALVINI E LUIGI MASTRANGELO MATTEO SALVINI E LUIGI MASTRANGELO LUIGI MASTRANGELO LUIGI MASTRANGELO

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