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    "BUGIE DA MEGALOMANE" - HÉLÈNE DEVYNCK, EX MOGLIE DELLO SCRITTORE EMMANUEL CARRÈRE, SCRIVE UNA LETTERA APERTA PER FARE A PEZZI L’AUTOBIOGRAFIA "YOGA", ACCUSANDOLO DI AVER MENTITO: "QUESTO RACCONTO, PRESENTATO COME AUTOBIOGRAFICO, È FALSO, ARRANGIATO PER SERVIRE L'IMMAGINE DELL'AUTORE ED ESTRANEO A QUELLO CHE LA MIA FAMIGLIA E IO ABBIAMO PASSATO AL SUO FIANCO" – "I DUE MESI SALVIFICI A LEROS ACCANTO AI MIGRANTI? SOLO ALCUNI GIORNI E…"


     
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    Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

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    I due mesi salvifici e rigeneranti nell' isola di Leros, a fianco dei migranti? Solo pochi giorni e semmai prima della crisi, non dopo. L' impegno a non parlare di moglie e figlia? Ignorato. La messa a nudo di virtù (molte) e difetti (pochi) nel libro capolavoro Yoga ? Un' impostura. «Questo racconto, presentato come autobiografico, è falso, arrangiato per servire l' immagine dell' autore e totalmente estraneo a quello che la mia famiglia e io abbiamo passato al suo fianco», scrive in una lettera aperta Hélène Devynck, l' ex moglie del grande scrittore Emmanuel Carrère, accusato delle «violenze di un ego dispotico» e di «accessi di megalomania bipolare» appena evocati nel libro.

     

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    Di testi così compromettenti scritti e divulgati dall' ex compagna di vita a proposito di un uomo all' apice del successo, in questi anni, non se ne ricordano molti: forse le frasi di Veronica Lario su Silvio Berlusconi «drago» al quale si offrono le vergini, o il libro dell' ex première dame Valérie Trierweiler sul presidente socialista Hollande che in privato chiamava «sdentati» i poveri.

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    A questi precedenti possiamo ora aggiungere la lettera della giornalista Hélène Devynck, che sul Vanity Fair francese attacca la figura e l' opera del suo ex marito Emmanuel Carrère, primo in classifica con il libro Yoga e - fino a ieri - favorito al prix Goncourt.

    In quelle 400 pagine straordinarie, Carrère racconta la depressione, il ricovero in ospedale psichiatrico, la richiesta di eutanasia, gli elettrochoc, la lenta risalita grazie all' incontro con i migranti nell' isola di Leros, portando a livelli di perfezione letteraria il suo ormai abituale patto con i lettori: parlo di me - e quindi anche di voi, fratelli esseri umani, che vi riconoscerete nelle mie nevrosi - con sincerità assoluta. È la premessa e il cuore dell' opera di Carrère, e in Yoga lo scrive come sul marmo: «La letteratura è il luogo dove non si dicono bugie».

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    Nel libro, e nelle interviste concesse alla stampa francese e alla Lettura del Corriere della Sera , Carrère spiega perché questa onestà è fondamentale. La definisce una tortura, che ha scelto di infliggere a sé stesso ma - distinzione decisiva - a nessun altro.

     

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    A questo punto, interviene Hélène Devynck. Per dire che non solo Carrère ha mentito su di sé - è stata lei, per esempio, ad accompagnare lo scrittore sull' isola di Leros per appena qualche giorno di reportage quando la crisi personale stava esplodendo, e non lui ad andarci e starci per due mesi da solo per risorgere dopo il ricovero - ma ha infranto il contratto famigliare stipulato al momento di dare il libro alle stampe: non avrebbe mai citato né lei né la figlia.

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    « Yoga è un successo commerciale salutato da una critica entusiasta che prende per oro colato la favola dell' uomo che si mette a nudo, onesto e sofferente, che ha risalito la china e vorrebbe proprio diventare "un essere umano migliore"», scrive Devynck. «I lettori sono liberi di crederlo o di dubitarne. Ma volevo, io, la libertà di non esserci, di non essere associata a uno spettacolo presentato come sincero nel quale non riconosco quello che ho vissuto».

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    L' ex moglie si lamenta del fatto che nonostante il suo rifiuto, nonostante il loro contratto, nonostante gli avvocati e i mesi di conflitto, lei resta presente in Yoga , e grazie a un «trucco grossolano»: «La citazione lunga in modo anormale di un' opera anteriore al nostro contratto ( Un romanzo russo , Adelphi, ndr ), con un commento che io chiedo di togliere dal mese di marzo (data del divorzio, ndr ) e che l' editore mi aveva assicurato sarebbe stato eliminato».

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    Yoga , come e più di altri libri di Carrère, è un' opera universale proprio perché personale, e in virtù di quel patto di lealtà i lettori finiscono con l' immedesimarsi con le vicissitudini del cuore e della mente dell' autore, compresi gli ostentati tentativi di «diventare migliore». Sarebbero solo fatti suoi, se sui fatti suoi - garantiti come veri- uno dei più grandi scrittori viventi non avesse costruito la carriera e il libro del momento.

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