Giuliano Foschini per "la Repubblica" - Estratti
DECARO EMILIANO
Non c’è niente di casuale nell’ «operazione Bari» che la destra di governo aveva organizzato per prendersi quest’estate la città: forzature istituzionali, bugie, uso spregiudicato dei media amici. Tutto era previsto. Tutto sta accadendo.
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Il governo non fa il governo, usando le istituzioni come un’arma elettorale; il centrosinistra non fa il centrosinistra, imbarcando transfughi e impresentabili. Eppure, in tutto quello che sta accadendo c’è un disegno molto preciso, cominciato la mattina del 27 febbraio scorso quando i parlamentari del centrodestra pugliese si presentano davanti al ministro Piantedosi per denunciare «la conclamata infiltrazione mafiosa all’interno dell’Amministrazione comunale di Bari». «Conclamata infiltrazione mafiosa». Fa niente che, nonostante quanto oggi sostenga la premier, mai c’era stato un precedente di questo tipo: arresti appena effettuati, commissione da insediare. Ma, evidentemente, non si poteva perdere tempo con il metodo.
DECARO PIANTEDOSI
Da settimane il centrodestra aveva in mano i sondaggi, disastrosi, su Bari: si perde al primo turno. Nessuno tra i politici aveva intenzione di misurarsi. Che fare allora? «Sfruttiamo l’inchiesta e mettiamo in campo un nome di garanzia, costruendo una campagna elettorale sulla legalità», si dicono tra loro. Il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto pensa all’ex prefetta Antonella Bellomo, ora in pensione. «Ma non a caso proprio oggi l’ha nominata Emiliano in un organo regionale», si lamentano i consiglieri regionali del centrodestra il 5 marzo. Un’altra ipotesi è il pm antiterrorismo, barese d’origine, Stefano Dambruoso.
michele emiliano e antonio decaro
Ma chiede garanzie. E alzare polvere sul tema criminalità organizzata, può esserlo. Si muove il colonnello della Meloni, il sottosegretario Marcello Gemmato e con lui il vice presidente della commissione antimafia, Mauro D’Attis. Dalla Prefettura arrivano messaggi preoccupati ad altre istituzioni: «Siamo sotto pressione. Sarebbe il caso che Decaro facesse una chiacchiera con il ministro…». Ma ormai non c’è più tempo e spazio.
Bari va resa contendibile. E Decaro è da ridimensionare: sarà in lista alle europee, ed è il candidato naturale alla Regione, a una poltrona che piace molto a Fdi, e a Gemmato su tutti. Si procede, quindi: Piantedosi decide di insediare la commissione. Lo comunica al sindaco ma ne sottovaluta la reazione. Decaro ne dà notizia per primo. I giornali della destra vanno all’attacco.
lina capriati al tg1
Bari è su tutte le prime pagine con una notizia – l’inchiesta di fine febbraio che appena qualche settimane prima era stata raccontata in poche righe. Ma c’è qualcosa che non va come deve: Decaro è animale di comunicazione e in una conferenza stampa ribalta il messaggio, si racconta come il cavaliere bianco contro il sistema, è un grande successo personale. «Se prima perdevamo 70 a 30.
Ora siamo 80 a 20» dicono i dirigenti baresi della destra. Pensano a Michele Laforgia, avvocato penalista, che si è candidato alle primarie del centrosinistra ponendo lui solo la questione morale e del trasformismo come tema, «ma ora non posso che essere qui», dice abbracciando il sindaco, di cui è amico.
LISETTA CAPRIATI - ANTONIO DECARO - ANNALISA MILZI
Non è un caso che all’improvviso “il caso Bari” sparisca dalle prime pagine dei giornali della destra. Puff, finito tutto. La Cgil chiama a raccolta la città: sabato mattina sono in diecimila per le strade, la folla sotto il palco si dispone a forma di boomerang.
Sembra un segnale. E invece poi per fortuna del governo arriva Emiliano: dal palco (accolto da diversi mugugni) dice una frase politicamente folle, forse vera, forse falsa, chissà. È sera quando qualcuno fa circolare il video dell’intervento del governatore. Parte il fuoco di fila dei parlamentari della destra. Si riaccende il circo: «Trattativa Mafia-Pd» titolano i soliti giornali, usando tutti, curiosamente, la stessa espressione. Ancora prime pagine.
MELONI SILVANO SPADA
Spunta la foto del sindaco con la sorella del boss, che poi non è proprio quella sorella, è una negoziante, e poi sì è vero, «anche Giorgia era stata fotografata con gli Spada» e aveva detto «non vorremo crocifiggere un politico per una foto, ne facciamo migliaia al giorno». Ma vabbè, sono dettagli, l’importante è fare casino, in fondo siamo a Bari. E i pesci non è detto che debbano somigliare ai pesci.
michele emiliano antonio decaro michele emiliano e antonio decaro 2 antonio decaro cado dalle nubi meme GEMMATO MELONI manifestazione per antonio decaro a bari