Niccolò Zancan per “la Stampa”
bullismo scuola
La professoressa di inglese è fragile. Si muove lentamente. Parla a bassa voce. «Sono ragazzi infantili», dice con amarezza. «Adesso non sono più arrabbiata. Abbiamo preso i provvedimenti giusti». È l' ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Pasqua. Nel centro storico di Alessandria, davanti all'istituto tecnico commerciale Leonardo da Vinci, tutti parlano di lei. «Hai sentito la storia della professoressa legata con lo scotch?». «Quelli sono scemi!». Telecamere e microfoni sono piazzati davanti all' uscita. Mentre i ragazzi vanno via.
ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE DI ALESSANDRIA - SALVATORE OSSINO
Il preside Salvatore Ossino, da quando la notizia è uscita su questo giornale, non fa altro che cercare di ridimensionare l'accaduto: «È stata una presa in giro. Tre o quattro ragazzini le hanno mancato di rispetto. E nessuno in quella classe ha voluto svelare i loro nomi, ecco perché è stata decisa una punizione esemplare. Ma la nostra scuola è un polo provinciale nella lotta contro il bullismo. Non sono mai successe cose del genere».
È proprio di questo che l'accusano, adesso, molti studenti del suo stesso istituto. Di aver voluto minimizzare. Due ragazze lo dicono a muso duro: «Noi volevamo altre decisioni. Volevamo che i responsabili fossero puniti più severamente. Conosciamo la professoressa di inglese, certo. Ha fatto diverse supplenze in questi anni. È una brava persona, e comunque non c'entra. Abbiamo provato ad esprimere la nostra opinione. Ma ci è stato detto chiaramente di lasciar perdere. Forse non volevano che quello che è successo si sapesse fuori da scuola».
bullismo scuola 7
Un fatto c'è. E nessuno lo può contestare. Tutta una sezione del primo anno è stata sospesa complessivamente per un mese, con obbligo di frequentare le lezioni e di svuotare a turno i cestini, durante l'intervallo. Il provvedimento è stato approvato all'unanimità dal consiglio d'istituto. L'aggressione risale all'8 febbraio. Ed è stato l'allievo di un'altra classe, uno studente di quinta, a denunciarlo. Passando in corridoio, aveva visto la scena: la professoressa sulla sedia.
Come circondata. Due allievi ai lati. Lo scotch appiccicato addosso. La cattedra contro.
Parolacce alla lavagna, e palline di carta lanciate in volo. Era stato lui ad intervenire in suo soccorso mentre la deridevano. Il tutto è stato anche filmato, e quel video è finito su Instagram per qualche tempo. Tanto che il preside si è rivolto alla polizia postale per chiedere consiglio su come farlo rimuovere, anche se non ha formalizzato la denuncia.
ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE DI ALESSANDRIA
È una scuola antica. Con l'ingresso monumentale e il cortile interno per legare le biciclette. I soffitti sono alti, le cattedre di legno massiccio. E tutti adesso sciamano via. Verso le vacanze. Solo il preside, all'ora di pranzo, è in riunione permanente, chiuso nel suo ufficio. «Non è stata violenza, non ci sono stati calci e pugni», ripete a tutti. Le professoresse parlano fra loro, ma non vogliono rilasciare dichiarazioni. Soltanto una si ferma: «Quello che è successo è stato sottovalutato».
Parla invece, e parla a lungo, la rappresentate della classe sospesa, è una ragazzina di 15 anni: «Non è vero niente. Non l'abbiamo legata. È stato appiccicato un po' di scotch sul braccio della professoressa e basta. Era un'ora di supplenza. Qualcuno stava dentro alla classe, altri fuori. Io c'ero, ho visto. Hanno spinto la cattedra un po' contro l'insegnante. Solo questo. Lei si è tolta subito lo scotch. È durato pochissimo. E il video è stato eliminato quasi subito». Prendere in giro una professoressa fragile. Deriderla.
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Filmarla. Metterla al centro di una gazzarra, approfittando della sua debolezza. Cosa ne pensi? «Per carità di dio, non è stata una cosa bella. Ma abbiamo chiesto scusa e abbiamo avuto la nostra sanzione disciplinare. L'ho incontrata al bar vicino alla scuola quel giorno stesso. E mi sono scusata. Anche se non ero stata io a fare quelle cose». Il giorno successivo, la lettera di scuse è stata firmata da tutti i ventotto studenti della classe. Consegnata dal preside alla professoressa di inglese.
Poi sono iniziati i turni da spazzini, che alcune madri hanno definito «umilianti». Fuori da scuola i commenti sono di tutti i tipi. «Hanno sbagliato». «Dovevano essere bocciati». «Io li capisco. Ho avuto quella professoressa. È difficile seguire una sua lezione. C'erano delle volte in cui si faceva aiutare da un altro insegnante. In due, allora, sì: tutta funzionava». «Il fatto è che quella classe è troppo numerosa. Come tutte le prime, fanno casino».
La professoressa di inglese abita in una piccola città della provincia. Deve combattere già troppo, ogni singolo giorno della sua vita, è come se volesse solo cercare un modo per fare pace. «Non mi ero accorta di quel filmato. I ragazzi mi hanno chiesto scusa. Questo mi basta. Sono stati richiamati. Cresceranno».