1 - IL MITO DI BRIATORIA LA CITTÀ SPECCHIO DELLE ILLUSIONI DI UN PAESE
Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
briatore billionaire
“Stamattina mi sento un leone..." proclamava l' altro giorno in accappatoio bianco su Instagram, alle spalle una gran testa di leone, appunto. Ora, ognuno si sceglie un po' l' animale totemico che vuole, ma il fatto che pure al suo resort di Malindi Flavio Briatore avesse messo nome "Lion in the sun" lascia immaginare che si sentisse anche lui un re.
LA STORY DI BRIATORE DAL SAN RAFFAELE
Re di che cosa è già più complicato a dirsi; ma ci si può provare, sperando che si tratti di un' ipotesi troppo peregrina. E allora: più che una città-stato nello Stato, Briatoria, come potrebbe chiamarsi tale entità, è il frutto maturo dei tempi, o se si vuole della recente e dissennata storia d' Italia. Così come, più che un regno immaginario, appare soprattutto come un progetto identificabile, attraverso la figura del suo sovrano, quale canone, gusto e stile di vita, oltre che pacchetto ludico, turistico e commerciale.
Questo non toglie che si riveli anche un castello in aria, quindi dovutamente fragile, come testimoniano gli ultimi eventi. Comunque un sistema scorrevole di relazioni e di affari, Briatoria, dislocata fra la Provincia Granda del Piemonte, da cui proviene il fondatore, Londra, l' Africa, Montecarlo, gli Emirati e la Costa Smeralda.
Al centro, ma con policentrica mobilità, è venuto a collocarsi il Billionarie: «Abbiamo scelto questo nome arrogante - ha spiegato un giorno re Flavio - perché funzionava», il che è anche vero. Attorno a tale prodotto d' ingegno notturno girano come falene auto di Formula 1, ipermodelle, avventurieri, conformisti, tipi da spiaggia, calciatori famosi, tenutari di panfili adocchiati dalla Guardia di finanza; e ancora, in sintomatico e impegnativo coagulo si dispiegano sui rotocalchi e ora sui social abbronzature perenni, lenti azzurrognole, camicie bianche sbottonatissime, volti da chirurgia estetica, morbide scarpe con nappine, collanone d' oro e bracciali anche di platino.
Nel piatto, a seconda delle stagioni, tartufi & gamberoni; nel bicchiere, champagne o acqua minerale, di cui anni orsono si valutò in 25 bombi la bottiglia. Musica: non pervenuta. Sullo sfondo, ad allietare arredi pacchianeggianti: limousine, guardaspalle pelati e astuta beneficienza (dapprima a favore di sardi poveri, poi di proverbiali bimbi africani). E non è un' ambientazione di Vanzina, quanto la realtà.
flavio briatore positivo al coronavirus i tweet 3
Con ragionevole datazione la fioritura di Briatoria può farsi risalire al culmine del berlusconismo, secondo governo 2001-2008, quando il demiurgo Billionaire fu scelto quale testimonial della campagna contro le stragi giovanili del sabato sera, a riprova dell' apoteosi dei Vip e dell' istituzionalizzazione delle discoteche.
Nulla comunque rispetto al mutamento epocale che di pari passo andava configurandosi con la definitiva superiorità dei beni materiali e del lusso non si dirà qui sulla cultura e sullo spirito, ma un po' su tutto il resto, con buona pace della fraternità e dell' uguaglianza.
briatore prostatite-19
E tuttavia, al netto di ogni fiabesco eccesso interpretativo, questo mondo sopravvisse alla crisi e alla caduta del berlusconismo immedesimandosi in qualcosa e in qualcuno di ancora più grande: Donald Trump, di cui Briatore risultava talmente amico che il provvido provinciale Renzi, quant' altri mai attratto da quell' andazzo, gli chiese di fargli da facilitatore con la Casa Bianca, anche se invano.
flavio briatore con il figlio e due amici in barca
Altre figure entrate in rapporto: lo spagnolo organizzatore di corse Agag, il ristoratore Johnny Micalusi, la giornalista Chirico e Beppe Grillo. Inutile dire che un bel pezzo d' Italia non riconosce le virtù briatorie: sangue freddo, generosa energia, amore del rischio, insofferenza verso ipocrisie, anche lessicali, e moralisti di varia e residua provenienza ideologica. In quella specie di sommaria e sgangheratissima lotta di classe che in Italia vede il partito dei ricchi (spesso indebitati) azzuffarsi contro quello dei poveri (quasi sempre rappresentati da chi povero non è affatto), più che della ricchezza Briatore può essere in realtà considerato leader e alfiere della "riccanza", come da indimenticato programma televisivo, là dove il valore del denaro è legato soprattutto al suo sfoggio, tanto simbolico e spettacolare quanto istintivamente e culturalmente avverso alla frugalità.
TRUMP BRIATORE
Ridotto all' osso, il conflitto è fra vincenti e sfigati, parola che suona ancora più atroce se si pensa a quanto la vittoria, nella vita, non solo è fugace, ma condizionata da eventi imprevedibili e anche, come si vede, drammatici. Nell' agosto dello scorso anno Briatore diede vita al "Movimento del fare" - ma poi non se ne fece nulla.
2 - BRIATORE IN PASTO AI BUONISTI
Gianluca Nicoletti per “la Stampa”
FLAVIO BRIATORE ALBERTO ZANGRILLO
Dobbiamo essere grati a Flavio Briatore. Nessuno più di lui, in questo confuso e concitato frangente, può rappresentare un'edificante parabola su cui meditare. Nella sua tormentata vicenda umana delle ultime ore possiamo leggere, in filigrana, quanto possa essere fugace ed effimero il consenso verso il potente.
Della sua carne, attraversata dal virus, stanno facendo banchetto gli stessi odiatori del display che, solo due giorni fa, potrebbero averlo portato sugli scudi per un suo tweet contro chiunque nasca con lo stigma dell'essere sottomesso.
RENZI BRIATORE TRUMP
Ora l'uomo per cui chi arriva secondo è solo "il primo dei perdenti", si sta rendendo conto quanto sia vile l'animo filisteo che sonnecchia in ogni rappresentante della gioiosa vigoria degli immortali, degli eternamente belli, di quelli che pensano di dovere essere sempre e comunque un passo avanti agli altri.
BRIATORE ROSSO
Briatore è diventato bersaglio di un vilipendio vigliacco e becero, solo perché il Covid19 lo ha colpito venendolo a sfidare nel suo Olimpo. Un nemico irriso, sbeffeggiato e svalutato che in un baleno ha messo a terra lui e grande parte dei suoi accoliti.
È la legge del branco, Briatore lo sa perché fa parte integrante del suo credo. Il maschio alfa è rispettato e temuto fino a che non tentenna e mostra debolezza. Ora lui è fragile, indifeso, un anziano uomo che deve combattere per sopravvivere all'attacco invisibile di quell'implacabile livellatore che il virus, ottuso quanto democratico, non guarda all'involucro umano che contiene i bronchi a cui si attacca e succhia vita.
tweet sulla prostatite di briatore 2
Nessuno usi il caso Briatore per rinfocolare odi ideologici, ribadire differenze tra umani, stabilire primati in nome del luogo di nascita. Briatore in questo momento è una persona debole che merita rispetto.
VITTORIO SGARBI FLAVIO BRIATORE
Chi pensava di difenderlo ha ancora più messo a nudo la sua fragilità e dato, di conseguenza, argomenti per un più feroce dileggio. L'amica di una vita che voleva essergli di supporto, mettendo la mano sul fuoco che il suo unico problema fosse la prostatite, non il coronavirus, lo ha involontariamente fatto ancor più affondare nel gorgo delle allusioni da caserma.
flavio briatore con silvio berlusconi il 12 agosto
Un'affermazione sanitaria che ha acceso social-fantasie splatter, su fantomatiche intrusioni rettali con unghie a stiletto, per dare evidenza scientifica a tale tesi. Le prostate dei maschi sciupafemmine non sono tonsille, nessuno osa nominare quella ghiandola infame che ricorda implacabile il possibile tramonto di ogni orgoglio virile. Nessun superbo ostentatore di giovani amanti vorrebbe che fosse messa in piazza l'infermità che comporta il rischio di un calo di prestanza.
Eppure il corpo di Briatore ha dovuto sopportare anche questo estremo vilipendio. Ora, per estremo paradosso, chi a sinistra attacca e deride Briatore si fa portavoce di quel bieco cattivismo tribale che oggi è spacciato come sana reazione popolare all'odiosa genia dei radical chic, la vera deviazione genetica della modernità.
flavio briatore con mihailovic, della valle, bonolis, marcolin e parpiglia a ferragosto
Chi invece, a destra, lo difende a spada tratta come martire dell'invidia sociale, come pure dei comunisti, buonisti, salottieri di Capalbio, in realtà, e forse per la prima volta, riesce a sostenere una battaglia in difesa della fragilità. Una posizione, effettivamente, molto politicamente corretta.