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Francesco Spini per âLa Stampa'
Il verdetto, dopo oltre undici ore di assemblea è sorprendente: la lista dei fondi targata Assogestioni mette in minoranza Telco che, alla fine, porta comunque a casa dieci consiglieri su 13 più il presidente: Giuseppe Recchi. Ma è la fine di un'epoca, in casa Telecom Italia.
Quando sono passate le nove della sera e mentre è presente il 56% circa del capitale (un record, dopo il 54% di dicembre), alla prova del voto la lista della holding che ha il 22,4% del capitale di Telecom va sott'acqua. Si deve accontentare del 45,50%, mentre la compagine presentata da Findim - la finanziaria guidata da Marco Fossati che ha il 5% di Telecom - si ferma al 3,50%, perché decide di sparigliare. Fa convergere i suoi voti, assicurano fonti finanziarie, sulla lista messa a punto dalComitato dei Gestori, che col 50,28% surclassa così Telco. Sono momenti concitati.
In prima battuta il cda - che l'assemblea determina in 13 componenti - vede eletti tutti e 3 i consiglieri della lista di Assogestioni (Lucia Calvosa, Davide Benello e Francesca Cornelli) ma solo tre consiglieri (Giuseppe Recchi, Marco Patuano e la baronessa Denise Kingsmill) dei 13 nomi presentati della holding che fa capo a Telefonica, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali. Occorre dunque integrare il cda con 7 componenti. Il rappresentante dei fondi annuncia l'abbandono della sala, perché non ha le deleghe necessarie per votare.
Telco propone di votare in blocco i 7 candidati della sua lista che servono per completare il board, ma Findim punta a capitalizzare la sua mossa a sorpresa. Dal podio il suo rappresentante, Alberto Toffoletto, propone di votare una lista mista che includa i primi due candidati di Findim (Vito Gamberale e Girolamo Di Genova) e i 5 di Telco che seguono i 3 già eletti. Telco non accetta però il compromesso, dalla sala escono i rappresentanti di Findim, dei piccoli azionisti di Asati e la gran parte dei soci di minoranza. Resta Telco e poco più, al punto che l'integrazione della lista passa col 99,9% e promuove dunque Flavio Cattaneo, Giorgina Gallo, Tarak Ben Ammar, Laura Cioli, Giorgio Valerio, Jean Paul Fitoussi e Luca Marzotto.
Al termine della riunione di Rozzano, Marco Fossati, che aveva chiesto l'elezione diretta del presidente, resta a bocca asciutta. Il suo candidato, Vito Gamberale - manager di lungo corso, presidente del fondo F2i -, non entra in consiglio e quindi non può essere nemmeno candidato alla votazione per il presidente, dove col 97,92% - nel frattempo in sala torna il 50,28% del capitale - viene eletto Giuseppe Recchi. Patuano in mattinata parla dell'assemblea come di un «punto di svolta», richiamando gli azionisti a ritrovare «la volontà di compattarsi».
Anche Fossati, in mattinata, tende la mano, promettendo che «chiunque sia il presidente eletto dall'assemblea avrà il nostro supporto». Questo perché «deve iniziare una nuova era, la società deve essere rilanciata e i conflitti non aiutano il rilancio». Resterà valido anche dopo il voto di ieri?
L'avvertimento c'è già : se in Fimdim sentiranno odore di conflitti di interesse, «saremo i primi a venire in assemblea a chiedere la revoca». L'ad Patuano, che in assemblea ribadisce la strategicità del Brasile e lascia intendere che il prossimo ritorno alla cedola («un'azienda sana paga dividendi») - ricorda gli «elementi di forte discontinuità », a cominciare proprio dalla governance. L'assemblea? «Dimostra che Telecom si sta avviando sulla strada della public company». Anche Luigi Zingales riconosce, dopo 7 anni, di lasciare «una Telecom migliore e con un futuro industriale anch'esso migliore», pur ricordando la buonuscita da oltre 8 milioni di Bernabè, che «grida vendetta».
RECCHI Scaroni Giuseppe Recchi Patuano e Bernab PATUANO MARCO FOSSATI jpegDenise Kingsmill Flavio Cattaneo Tarak Ben Ammar Jean Paul Fitoussi GIUSEPPE RECCHI
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