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Marco Zatterin per La Stampa
Alitalia deve restare italiana per poter avere una licenza di volo europea. Alla luce della trattativa in corso con l'Etihad, la Commissione Ue ha cominciato a porsi qualche domanda sull'effettivo destino della ex compagnia di bandiera, così ha scritto al ministero dei Trasporti per ottenere chiarimenti.
Il problema è legato al regolamento del 2008 (n. 1008, art. 4) che pone come condizione per detenere l'autorizzazione a solcare i cieli dell'Unione il fatto di essere almeno per il 50% controllati da un'entità comunitaria che abbia «la effettiva gestione» del vettore. Nel momento in cui Roma stringe con gli arabi, Bruxelles vuole essere certa che non ci siano violazioni.
Il caso non è unico. L'esecutivo comunitario, garante del rispetto delle regole che gli stati si sono date, ha messo sotto inchiesta altre quattro operazioni. Nel mirino c'è una seconda mossa di Etihad, quella per l'ingresso di Air Berlin, conseguito nel 2011 con l'acquisto del 29,2% del capitale.
Ma sono stati ritenuti degni di inchiesta anche il 35% della commerciale Cargolux andato nelle mani della cinese Hnca, il 49% della Virgin Atlantic finito all'americana Delta, il 44% della Czech Airlines acquisito dalla Korean Air.
La Commissione s'è mossa in parte per iniziativa propria e in parte per reclamo di concorrenti, cosa che potrebbe riguardare (ma non ci sono conferme dirette) il caso Alitalia, sin dall'inizio al centro delle proteste di numerosi rivali, in testa la Lufhansa che pure aveva fatto un pensierino al boccone italiano, per ampliare l'impero «Miles and More» di cui fanno parte la Swiss (ex Swissair) e la sopravvalutata Brussels (già Sabena).
I tedeschi hanno perso tempo e sono arrivati gli emiri, che stanno soffiando loro la preda. In gennaio hanno tentato di fermare Etihad denunciando gli aiuti degli Emiri che fanno da sfondo all'acquisizione. Bruxelles ha risposto che le regole comunitarie si applicano solo ai governi europei.
Nelle cinque lettere la Commissione chiede dettagli sulle quote passate di mano o sul punto di farlo. Si gioca tutto sulla licenza europea, indispensabile per avere accesso alle tratte intracomunitarie. Esse richiede il controllo societario al 50% nazionale oltre che la prova che la strategia aziendale è indipendente dall'azionista proveniente dai paesi terzi. Una questione «tricky», ammettono alla Commissione. Scivolosa.
Perché in realtà possono crearsi rapporti di forza anche con meno di metà del capitale. Etihad starebbe trattando per una quota attorno al 40% di Alitalia con un aumento di capitale riservato di 300 milioni circa. Il numero sarebbe in regola. Il resto, qui come altrove, va naturalmente verificato alla prova dei fatti. Potremmo avere le prime certezze già domani: da Roma, ambienti vicini al dossier dicono che la lettera d'intenti di Etihad è attesa entro il weekend.
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