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Amos Genish, ex ad di Tim e ora consigliere del gruppo, lascia, secondo indiscrezioni, il suo incarico. Al suo posto è in arrivo Frank Cadoret, direttore generale aggiunto di Canal Plus. Genish era stato voluto dal socio di Tim, Vivendi, come amministratore delegato. A novembre scorso era stato sfiduciato dal consiglio di amministrazione a maggioranza Elliott che poi lo ha sostituito con Luigi Gubitosi. Ora al suo posto arriva un altro consigliere in quota Vivendi.
Il passo indietro di Genish è però un passo avanti verso un “armistizio” tra Vivendi ed Elliott che metterebbe fine a una guerra che nell’ultimo anno ha probabilmente distratto il management dai dossier industriali, e che ha contribuito a pesare sul titolo in Borsa, protagonista di recenti minimi storici.
Genish intanto è entrato in Btg Pactual, il gruppo finanziario che è stato anche azionista di Mps. Il manager israeliano si occuperà del progetto di rafforzare l’e-banking sul modello Fineco, ampliando il portafoglio di servizi destinati a utenti business e Pmi.
L’incarico iniziare dovrebbe essere quello di ceo di Btg Pactual Digital ma non di esclude che Genish possa acquisire anche una quota azionaria.
Amos Genish, classe 1960, israeliano con una lunga esperienza nel settore delle tlc (ha fondato e portato al successo in Brasile la società Gvt) è stato amministratore delegato di Tim dal 28 settembre 2017 al 13 novembre 2018: a luglio 2017, dopo le dimissioni di Flavio Cattaneo da amministratore delegato, viene nominato direttore operativo del gruppo telefonico di cui diventa l’ad il 28 settembre 2017.
Sotto la sua guida, il Cda di Tim approva il 6 marzo del 2018 il piano triennale strategico 2018-2020 sotto il segno della trasformazione digitale, DigiTim. Il 13 novembre 2018 viene sfiduciato dal cda, i cui componenti sono in maggioranza stati eletti dalla lista presentata nell’assemblea del 4 maggio dal fondo Elliott. La lista del fondo Usa aveva ottenuto il 49,84% dei voti dell’assemblea, mentre la lista di Vivendi il 47,18% dei voti. Genish era rimasto al vertice dell’azienda fino alla “sfiducia” del board. Aveva comunque continuato a far parte del cda del gruppo telefonico in quota Vivendi.
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