DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Gianluca Paolucci per La Stampa
Una beffa. L' ennesima, ai danni dei risparmiatori rimasti coinvolti nella risoluzione delle quattro banche del novembre 2015 che ancora speravano di poter essere risarciti. Una delle vie, il ricorso all' Arbitro per le controversie finanziarie presso la Consob, è però praticamente inutile. Ubi Banca, che ha comprato Etruria, Banca Marche e CariChieti subentrando nelle cause attive e passive in capo ai tre istituti, non paga per i pronunciamenti dell' Arbitro che stabiliscono il diritto dei risparmiatori ad essere risarciti. Né sembra abbia intenzione di farlo.
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Prima di cercare di spiegare il perché, occorre ricordare che l' Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) nasce con lo scopo di poter fornire ai risparmiatori anche piccoli e piccolissimi una via d' accesso ai risarcimenti in casi di evidente violazione delle norme. Le banche che «partecipano» all' Acf dovrebbero essere tenute, almeno in teoria, a ottemperare ai suoi pronunciamenti.
Con l' Acf si evitano i tempi lunghi della giustizia civile e, nel caso di somme piccole - anche poche migliaia di euro - in alcuni casi, spese legali che supererebbero certamente l' importo dei risarcimenti. Trascorsi 30 giorni dalla decisione, se la banca non paga il risparmiatore può segnalare l' inadempienza all' Acf, che a sua volta lo pubblica in un' apposita pagine del proprio sito, una sorta di gogna peraltro ben nascosta.
E qui si arriva a Ubi Banca. Ieri sulla pagina dell' Acf dedicata agli intermediari sono apparsi i primi 20 giudizi che hanno dato torto a Ubi, per richieste relative a prodotti venduti da Banca Marche. Tutti pronunciamenti del gennaio 2018. Non finisce qui. Oltre a questi ce ne sono molti altri della banca jesina e almeno un centinaio relativi a Banca Etruria. Tra le inadempienze, ci sono anche una dozzina di procedimenti relativi a Banca Nuova (ex Bpvi) e Apulia (ex Veneto Banca) ma qui la questione è complicata dalla complessa eredita delle banche venete divise tra Intesa e bad bank in liquidazione.
Ora, Ubi Banca non ha ragioni per non pagare, dato che ai sensi del contratto di cessione il Fondo di risoluzione è tenuto a risarcire a all' istituto anche queste «soccombenze» e quindi la banca di fatto non perderebbe un euro. Quindi, perché non paga? La spiegazione, appena sussurrata, è che sia una precisa volontà del Fondo, che a sua volta dipende da Bankitalia, quella di far sì che si arrivi ad un esame di questi procedimenti più approfondito - e quindi in un' aula di tribunale - di quanto non viene fatto all' Acf. Di fatto, uno svuotamento del ruolo dell' Acf.
Senza contare che molti di quei procedimenti, per le ragioni dette sopra, in tribunale non arriveranno mai. Con buona pace dei proclami sul risparmio tradito e sulla sua tutela.
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