DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
emmanuel macron e justin trudeau a taormina 3
USA: BOLTON, INFORMATO SUBITO DI ARRESTO LADY HUAWEI
(ANSA) - John Bolton, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto alla radio Npr che era stato informato dell'arresto sabato scorso a Vancouver, su richiesta delle autorità americane, di Meng Wanzhou, vicepresidente e capo finanziario del colosso delle telecomunicazioni cinesi Huawei, nonché figlia del suo fondatore Ren Zhengfei. Bolton ha però detto di non sapere se Donald Trump è stato avvisato personalmente dell'arresto, avvenuto lo stesso giorno in cui stava negoziando al G20 con il presidente cinese Xi Jinping la tregua sui dazi.
TRUDEAU, NESSUNA INTERFERENZA POLITICA SUL CASO HUAWEI
(ANSA-AP) - "Posso assicurare a tutti che siamo un Paese con un sistema giudiziario indipendente e che le autorità competenti hanno preso le decisioni su questo caso senza alcun coinvolgimento o interferenza politica". Lo ha detto il premier canadese Justin Trudeau in merito all'arresto della top manager di Huawei Meng Wanzhou, avvenuto in Canada nell'ambito di un'indagine Usa. Trudeau ha anche detto di essere stato informato con qualche giorno di preavviso dell'intenzione delle autorità canadesi di arrestarla.
1 - L’ARRESTO CHE FA LITIGARE USA E CINA
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Oggi il tribunale di Vancouver decide se autorizzare l' estradizione negli Stati Uniti di Meng Wanzhou, la figlia del fondatore di Huawei, l' azienda cinese leader mondiale delle telecomunicazioni. Ieri, intanto, i mercati finanziari si sono inabissati un po' ovunque, da Wall Street alle piazze europee, Milano compresa. E' il segnale delle preoccupazioni suscitate dall' arresto di Wanzhou, 46 anni, che ricopre la carica di direttore finanziario del gruppo. Gli investitori temono che ora si possa riaccendere lo scontro economico e politico tra Cina e Stati Uniti, vanificando la tregua sui dazi concordata da Donald Trump e Xi Jinping a Buenos Aires, lo scorso primo dicembre.
E' lo stesso giorno in cui le autorità canadesi hanno arrestato la manager, su richiesta del Dipartimento della Giustizia americano. Le indagini sono condotte dalla procura del Distretto orientale di Brooklyn, a New York. Gli inquirenti sospettano che Huawei, attraverso una società di Hong Kong, abbia fornito materiale dell' americana Hewlett-Packard all' Iran, violando i divieti imposti da Washington.
La triangolazione sarebbe cominciata nel 2016, appoggiandosi, sembra, ad alcune banche internazionali.
L' inchiesta, però, è già abbondantemente uscita dal perimetro giudiziario. L'ambasciata cinese in Canada ha chiesto l' immediato rilascio di Wanzhou.
A Capitol Hill, invece, la notizia è stata accolta con favore sia dai repubblicani che dai democratici. Da tempo Huawei è sospettata di complicità negli attacchi informatici contro gli Stati Uniti. Non a caso, nell' agosto scorso, Donald Trump ha vietato l' acquisto per l' amministrazione statunitense di telefonini Huawei e Zte, altro big cinese.
2 - MENG, IL PAPA’ E IL PARTITO. DAI CAVI ANTI TOPI ALL’IMPERO DEI TELEFONINI
Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
Ma chi è l' ingegner Ren Zhengfei e perché gli americani pensano tanto male di lui da voler arrestare la figlia? La sua (la loro Huawei) ha 180 mila dipendenti e nella prima metà dell' anno ha avuto ricavi per 41 miliardi di euro; le proiezioni indicano che chiuderà il 2018 a quota 200 milioni di smartphone venduti, scavalcando Apple. Ed è in campo per la fornitura delle reti 5G, la quinta generazione dei telefonini. Ren è un eroe per i cinesi, un capitano d' industria partito alla conquista del mondo globalizzato per contribuire al progresso tecnologico dando la supremazia alla Repubblica popolare. Per gli americani invece Huawei è la quinta colonna dell' impero cinese che muove le sue pedine mischiando hacker, spionaggio e penetrazione commerciale.
A Pechino pensano che l' arresto di Meng Wanzhou sia parte di un complotto, per fermare l' ascesa di Huawei e sabotare la tregua dei 90 giorni tra Trump e Xi.
È il 1983 e Ren Zhengfei, classe 1944, viene congedato dal genio dell' Esercito perché il reparto è sciolto; un ingegnere, non un militare, sottolinea la biografia ufficiale, con un rango pari a vice comandante di reggimento. Ren a 40 anni potrebbe essere uno dei tanti nel guado delle riforme di Deng Xiaoping, senza più lo stipendio statale. Nel 1987 usa un piccolo capitale, meno di tremila euro al cambio di oggi, per mettersi in proprio sfruttando l' apertura all' economia di mercato nella zona speciale di Shenzhen, a quei tempi un paesone vicino a Hong Kong, l' avanzatissima colonia britannica; Ren ebbe l' idea di comprare centraline telefoniche a Hong Kong e di venderle nelle campagne intorno a Shenzhen, dove i telefoni erano rari, i topi si mangiavano i cavi e le linee saltavano. Ren, abituato a ingegnarsi, accoppiò alle centraline Made in Hong Kong i robusti cavi militari a prova di roditore. Il primo successo.
Il passato di Ren pesa ancora oggi sulla valutazione Usa.
Sospettano che non abbia mai troncato i rapporti con il potere politico e sia pronto a mettere la sua tecnologia al servizio del Partito. Risposta da Huawei: «Un altro esempio di protezionismo, sinofobia e discriminazione fondata sul Paese dove è basato il quartier generale di un' azienda. Ma Huawei non è la Cina; Huawei è Huawei».
Che Ren sia nazionalista non c' è dubbio (e non è peccato): Huawei significa «La Cina agisce». Si dice che l' ingegnere abbia dovuto aspettare a lungo prima di avere la tessera del Partito, ottenuta nel 1978 a 34 anni. In una rara intervista ha detto: «Sui diritti umani rispondo che in Occidente ci sono voluti diversi secoli di progressi, noi avanziamo passo dopo passo». E' membro del Congresso nazionale, e il giuramento di fedeltà mette il Partito al primo posto, anche davanti all' impresa privata.
La figlia Meng Wanzhou, 46 anni, a capo delle finanze globali e vicepresidente del consiglio d' amministrazione, ha raccontato che cominciò come assistente al ricevimento dei clienti e segretaria, nel 1993. Meng (ha scelto il cognome della madre divorziata) ha due lauree, Informatica e Management aziendale: è il volto del gruppo all' estero e si fa chiamare anche Sabrina Meng. Dalle sue mani passano ogni anno 20 miliardi per ricerca e sviluppo.
La stampa di Hong Kong ora rivela frasi di un suo discorso interno ai manager, in ottobre, nel quale avrebbe detto: «Siamo sotto attacco Usa»; «In alcuni casi si può accettare il rischio di non osservare leggi che ci legano le mani». Si dice che possa essere lei a prendere la guida di Huawei quando Ren si ritirerà. Lui scherzando ha detto che dopo vorrebbe «aprire un caffé, o magari un ristorante e possedere una fattoria tutta mia». Ma sulla successione sostiene che in azienda non c' è mai stato e mai ci sarà nepotismo. Un capitalista vecchio stampo, con caratteristiche cinesi.
3. MENG, DA SEGRETARIA A STAR HI-TECH E ALL' ESTERO SI FA CHIAMARE SABRINA
Francesco Malfetano per “il Messaggero”
Nel mondo occidentale la conoscono come Sabrina o Cathy, in Cina come la Principessa di Huawei. Meng Wanzhou, 46enne direttrice di finanziaria del colosso di Shenzen arrestata ieri dalle autorità statunitensi, è il nuovo volto della tech war in corso tra Stati Uniti e Cina. Sabrina, come pare preferisca essere chiamata, non è solo la responsabile delle finanze e la vice presidente di Huawei, soprattutto è la figlia del fondatore dell' azienda asiatica Ren Zhengfei, uno degli uomini più importanti della Cina nonché ex ingegnere dell' esercito di Liberazione Popolare di Pechino e membro eletto del 12 ° Congresso Nazionale del Partito Comunista.
INFLUENZA
In altre parole Meng è una delle figure femminili di spicco all' interno della sempre più nutrita élite cinese, come riconosciuto anche da Forbes che, nel 2017, l' ha inserita all' ottava posizione tra le più influenti donne cinesi.
La 46enne, che porta il cognome della madre secondo la tradizione delle famiglie di alto rango del Paese, è anche da molti considerata la vera erede del settantaquattrenne Zhengfei, nonostante questo abbia spesso dichiarato che nessuno dei figli sapesse prendere il suo posto.
HENRY CAVILL PRESENTA IL P9 HUAWEI 3
Dopo un breve periodo in una banca di investimenti, è entrata in Huawei con il ruolo di segretaria nel 1993. Vale a dire a 6 anni dalla nascita del gruppo a Shenzhen, capitale del Guandong, sud-est del Paese, che poi diverrà simbolo del cambiamento voluto da Deng Xiaoping.
Un cambiamento che Huawei, anche grazie a Meng che intanto si era laureata all' Università di Huazhong di Scienze e Tecnologia, è riuscita a cavalcare prima nella modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione poi approfittando della strategia di sostegno ai produttori nazionali che Pechino scelse di adottare dal 1996.
Da quel punto in poi è iniziata l' ascesa globale del colosso cinese che - nonostante le accuse di collaborazionismo con il Governo - è riuscito ad imporsi come secondo produttore mondiale di smartphone e una delle aziende più avvantaggiate nella corsa alla costruzione delle infrastrutture per il 5G.
HUAWEI SCARLETT JOHANSSONil campus huawei a shenzhen TELECOMUNICAZIONI CINESI HUAWEI il campus huawei a shenzhen
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