DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
1 – USA: ALLARME BOND, S'INVERTE CURVA TASSI
(ANSA) - I titoli di Stato americani e inglesi lanciano il segnale d'allarme su una potenziale recessione: per la prima volta dal 2007, il tasso dei treasuries statunitensi a dieci anni scende sotto quello dei titoli a due anni. Inversione della curva dei rendimenti anche per i titoli inglesi, per la prima volta dal 2008. Gli investitori anticipano misure decise delle banche centrali. E nell'incertezza, l'oro è a breve distanza dal record segnato ieri (a 1535 dollari), scambiando a 1.508 dollari.
2 – L'ANSIA DA RECESSIONE AFFOSSA LE BORSE: FED E BCE AL LAVORO
Marco Valsecchi per LaPresse
guerra commerciale stati uniti cina 3
La schiarita nelle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, ammesso che sia tale, dà. Ma la frenata dell'economia globale toglie. E così, al rally delle borse innescato il giorno prima dal posticipo annunciato da Washington per l'entrata in vigore dei dazi aggiuntivi su alcuni prodotti cinesi fa seguito un calo altrettanto netto, innescato dai numerosi segnali di rallentamento dell'espansione economica in arrivo dai diversi angoli del mondo.
Nell'ordine, il primo dato a generare inquietudine è quello relativo alla produzione industriale cinese di luglio: l'incremento è del 4,8%, il valore più basso da 17 anni a questa parte. La seconda cattiva notizia giunge quindi dalla Germania, che tra aprile e giugno vede il Pil contrarsi di un decimo di punto percentuale rispetto ai tre mesi precedenti: se la tendenza proseguirà anche nell'estate, per Berlino sarà recessione tecnica.
Le difficoltà della prima economia del continente, inevitabilmente, si riflettono anche sul blocco dell'euro. E infatti l'Eurostat certifica per l'eurozona una frenata nella crescita del Pil nel secondo trimestre - la stima flash dice +0,2% contro il +0,4% dei tre mesi precedenti - e quindi il crollo in giugno della produzione industriale, che arretra del 2,6% su base annua e dell'1,6% rispetto a maggio, quando invece aveva messo a segno un progresso dello 0,8% mensile.
E' quindi la volta degli Stati Uniti, dove tra l'altro il segretario per il Commercio, Wilbur Ross, getta acqua sul fuoco degli entusiasmi per gli ultimi aggiornamenti dal fronte commerciale, precisando ai microfoni di Cnbc che il posticipo dei dazi non è una contropartita offerta a Pechino, ma solo una misura a protezione dei consumatori americani in vista dello shopping natalizio. Parole che implicitamente confermano come il conflitto commerciale possa colpire i consumi, uno dei motori della crescita a stelle e strisce.
Oltreoceano, a far tremare è comunque un altro indicatore, questa volta di tipo finanziario: l'inversione della curva dei rendimenti tra titoli di Stato a 10 e a 2 anni, come non succedeva da oltre un decennio, segnale a sua volta di una potenziale recessione in arrivo. Il risultato, nell'immediato, è un calo pesante e diffuso sulle Borse, con Francoforte, Londra e Milano che chiudono rispettivamente in arretramento del 2,19%, dell'1,42% e del 2,53%, mentre Wall Street - ancora a metà seduta - sconta perdite superiori ai due punti percentuali sui tre indici principali. In ottica futura, invece, cresce l'attesa per le prossime decisioni delle banche centrali, da una parte e dall'altra dell'Atlantico.
mario draghi DONALD TRUMP JEROME POWELL
Il consiglio direttivo della Bce si riunirà il 12 settembre: Francoforte ha già inserito nella propria forward guidance l'indicazione di una possibile discesa dei tassi da qui a metà 2020 e ha dato mandato ai comitati dell'Eurosistema di studiare le diverse opzioni sul tavolo. Mario Draghi potrebbe quindi presentarsi con un pacchetto di misure pronte all'uso. Anche se la stessa Banca centrale europea ha chiarito che la politica dovrebbe darsi a sua volta da fare con riforme strutturali che favoriscano la crescita e riducano le vulnerabilità. Il Federal Open Market Committee della Federal Reserve si riunità invece il 17 e 18 settembre. L'ultimo meeting del braccio di politica monetaria della Fed ha visto i tassi d'interesse tornare a scendere, col governatore Jerome Powell che ha comunque per il momento escluso l'avvio di un lungo ciclo di tagli (opzione per altro invocata dal presidente Donald Trump): i mercati attendono di capire se gli ultimi dati avranno modificato le sue prospettive.
RECESSIONEJEROME POWELLrecessione di maio salvini luigi di maio recessione
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