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AUTOSTRADE, VINCITORI E VINTI – SORGI: “CONTE HA GUIDATO IL PARTITO DELL'ESTROMISSIONE IMMEDIATA DEI BENETTON E HA DOVUTO ACCETTARE UN COMPROMESSO FINALE CHE VEDE I CONCESSIONARI VENETI ANCORA A BORDO. AMMACCATI, CERTO, MA A BORDO - DI MAIO HA SPINTO CONTE SULLA LINEA “REVOCA E BASTA” MENTRE TRATTAVA DIETRO LE QUINTE SULLA MEDIAZIONE FINALE. ADESSO PUÒ SCARICARE SUL PREMIER IL PESO DEL FALLIMENTO DELLA LINEA DURA - MATTARELLA HA AGITO NELL'OMBRA, SILENZIOSO COME SEMPRE, UNICO CREDIBILE INTERLOCUTORE DI UNA MERKEL PREOCCUPATA PER GLI INVESTITORI TEDESCHI”
Marcello Sorgi per “la Stampa”
Come sono usciti dalla lunga notte della revoca mancata i protagonisti della partita politica più importante per il governo? A sentir loro, hanno vinto tutti. Vediamo.
Conte. Ha guidato il partito dell'estromissione immediata dei Benetton dalle autostrade e ha dovuto accettare il solito rinvio e un compromesso finale che vede i concessionari veneti ancora a bordo. Ammaccati, certo, ma a bordo. Smentito dai fatti.
Di Maio. Ha spinto Conte sulla linea «revoca e basta» mentre trattava dietro le quinte sulla mediazione finale. Adesso può scaricare sul premier il peso del fallimento della linea dura e incassare per sé i meriti della ragionevolezza. Magistrale.
Zingaretti. Ha coperto il premier, smentendo la ministra Pd delle Infrastrutture De Micheli e spingendola quasi alle dimissioni, mentre dava via libera a Gualtieri nella trattativa finale con i Benetton. Abile.
Gualtieri. Ha giocato anche stavolta il ruolo dell'uomo delle regole e dei negoziati impossibili, d'intesa con il Quirinale che temeva lo sfascio e con i sindacati, preoccupati dei 7000 lavoratori che rischiavano di perdere il posto. Rassicurante.
Benetton. Hanno recitato bene la parte delle vittime e comunicato al momento giusto le incognite di una revoca decisa senza calcolarne le conseguenze, ma restano sotto mira. L'inizio del processo per il crollo del Ponte Morandi e la probabile condanna non lo aiuteranno. In attesa di giudizio.
Mattarella. Ha agito nell'ombra, silenzioso come sempre, unico credibile interlocutore di una Merkel preoccupata per gli investitori tedeschi. Inflessibile, azionando, ora questo, ora quel ministro di un governo che manifestamente non ha ancora raggiunto la maggior età. Superiore.
Quel che resta da capire, adesso, è, per esempio, a chi toccherà gestire il nuovo ponte di Genova, in attesa dei nuovi assetti: se alla Autostrade dei Benetton, come aveva deciso la De Micheli nel timore di rappresaglie legali, o ai nuovi azionisti, se intanto arriveranno.
Soluzione cercasi, il tempo stringe. Si consiglia sobrietà, non il previsto gigantismo, nell'inaugurazione della Grande Opera realizzata a tempi di record. La vicenda Autostrade infatti conferma un'antica massima di Longanesi: la rivoluzione in Italia non si può fare perché ci conosciamo tutti.
roberto gualtieri
gianni mion
ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO
GIANNI MION 1
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