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UNA BANCA MOLTO CATTIVA - LA BCE STUDIA UNA ''BAD BANK'' PER GESTIRE I CREDITI DIVENTATI TOSSICI A CAUSA DELLA PANDEMIA, GIÀ A 500 MILIARDI DI EURO MA CHE POTREBBERO RADDOPPIARE NELLO SCENARIO PEGGIORE DI UNA RECESSIONE CHE METTE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI FAMIGLIE E IMPRESE NELL'IMPOSSIBILITÀ DI RIPAGARE I PRESTITI

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Domenico Conti per l'ANSA

 

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Una bad bank europea per gestire i crediti diventati tossici a causa della pandemia, già a 500 miliardi di euro ma che potrebbero raddoppiare nello scenario peggiore di una recessione che mette centinaia di migliaia di famiglie e imprese nell'impossibilità di ripagare i prestiti. Il Covid potrebbe così riuscire dove non riuscì la grande crisi finanziaria: far decollare un veicolo finanziario cui conferire congiuntamente prestiti andati a male. L'ipotesi - secondo due fonti citate dalla Reuters - è allo studio della Bce, che avrebbe creato una task force e sarebbe in contatto con banche e istituzioni europee.

 

enria

No comment dalla banca centrale. Che però ricorda quanto detto ieri in merito da Andrea Enria, presidente del Consiglio di Vigilanza e negli anni passati, quando era presidente dell'Autorità bancaria europea, fautore di un'iniziativa del genere. "Ho sostenuto l'idea di società di gestione degli asset, penso siano utili" aveva detto ieri Enria sottolineando il successo delle bad bank create in Spagna e Irlanda subito dopo la crisi di un decennio fa. Ma parlarne ora è "prematuro", ha detto il capo della Vigilanza: lo si farà più in là, se gli Npl saliranno più che nella crisi passata "credo che potrebbe esserci spazio per considerare misure aggiuntive".

 

La Bce, secondo le indiscrezioni, si sarebbe già messa al lavoro per capire come le banche europee - pur protette da 600 miliardi di capitale e da una drastica riduzione dei crediti deteriorati (Npl) negli anni passati - potranno affrontare la situazione se la crisi attuale dovesse peggiorare. Francoforte stima una recessione pari a -8,7% quest'anno, ma non nasconde uno scenario peggiore a -13%. E uno dei modi per affrontare il colpo subito da famiglie e imprese col lockdown, specie in Italia, sono state le moratorie sui prestiti.

 

CONTE LAGARDE

Che hanno neutralizzato il problema dal punto di vista del debitore, ma lo hanno solo rinviato per quel che concerne il creditore. Scongiurare lo scenario in cui alla recessione faccia seguito una crisi bancaria (che finirebbe per esacerbare tensioni già alle stelle sui debiti pubblici) è una delle priorità dei policymaker europei, memori della crisi passata. Una delle ipotesi allo studio - la Bce è in contatto con le banche e le istituzioni Ue - coinvolgerebbe il Mes, il fondo di salvataggio che ha appena creato una linea di credito per l'emergenza sanitaria: con la sua garanzia le banche sottoscriverebbero bond emessi dalla bad bank ripagandoli in portafogli di crediti.

 

E con quei bond potrebbero rifinanziarsi alla Bce. Una mutualizzazione dei crediti deteriorati, a lungo osteggiata dalla Germania in passato e che anche ora, dopo che la cancelliera Angela Merkel ha fatto una storica apertura all'emissione di debito comune dei Paesi dell'euro e ai trasferimenti di risorse da un Paese all'altro, rischia di creare malumori a Berlino.

LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN

 

Proprio l'eredità degli Npl passati - oltre che la forte esposizione delle banche di alcuni Paesi al debito pubblico - ha finora tenuto in ostaggio il completamento dell'Unione bancaria che richiede la garanzia comune dei depositi. Tutto potrebbe dipendere, alla fine, da come la crisi impatterà sulle banche dei diversi Paesi: a giugno 2019 le italiane avevano ancora un Npl ratio del 7,9% (ma drasticamente ridotto dal 17% del 2014). Le tedesche erano ad appena l'1,3%, le francesi al 2,6%. E la Germania, dopo aver accumulato surplus di bilancio durante gli anni 'buoni', ha potuto dispiegare risorse pubbliche ingenti per fare ombrello a famiglie e imprese durante il lockdown, peraltro molto più blando di quello italiano o francese.