1- CUCCHIANI, IL MANAGER EX-ALLIANZ CHE A INTESA HA RACCOLTO L’EREDITÀ DI PASSERA, SAREBBE PRONTO A TAGLIARE LE GAMBE ALLE POLTRONE DI MORELLI E GAETANO MICCICHÈ 2- GIUSEPPE ORSI NON RIESCE A CAPACITARSI CHE ALLA CASA BIANCA IL DOSSIER FINMECCANICA NON È STATO AFFRONTATO DA MONTI E SI TORMENTA SUL PERCHÉ ALLA CENA RISERVARTISSIMA IN AMBASCIATA A RAPPRESENTARE IL GOTHA DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA SONO STATI INVITATI SOLO SERGIO MARPIONNE E PAOLETTO SCARONI) 3- DI FRONTE ALLO SPETTACOLO (VIETATO AI MINORI) DEL SINDACO ALEMANNO IN LOTTA CON LA NEVE, LUIGINO ABETE PENSA SERIAMENTE A CANDIDARSI A SINDACO DELLA CAPITALE 4- ROMA POTENTONA ASPETTA DA UN MOMENTO ALL’ALTRO LA FIRMA DI MONTI SU ROMA 2020 5- LUCHINO&COMPANY NON PREVEDEVANO UNA SCONFITTA DI QUESTE DIMENSIONI DI BOMBASSEI

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1- ORSI NON RIESCE A CAPACITARSI CHE ALLA CASA BIANCA IL DOSSIER FINMECCANICA NON È STATO AFFRONTATO DA MONTI
Anche oggi sarà opportuno tenersi alla larga dal quartier generale di Finmeccanica dove sembra che il presidente e amministratore delegato, Giuseppe Orsi, abbia i nervi a fior di pelle.

Il manager che ha raccolto l'eredità del comandante supremo Guarguaglini vorrebbe avere notizie precise sulla missione di Monti in America per capire l'aria che tira nei confronti del suo Gruppo presente in quel Paese con aziende primarie nel mercato della Difesa e dei sistemi elettronici. Nessuno dei suoi collaboratori (da Simone Bemporad che fa da sentinella a Washington, fino all'assistente Cioci) riesce a rassicurare Orsi che alla Casa Bianca il dossier Finmeccanica non è stato affrontato.

E per convincerlo l'ufficio stampa, guidato dal mite Marco Forlani, gli ha messo sotto gli occhi i giornali di sabato dove si legge che a un certo punto Monti durante i 40 minuti dell'incontro con Obama ha parlato soprattutto della Germania e dell'economia come "ramo della filosofia morale".

Questo non basta ad Orsi perché sa benissimo che Finmeccanica e la controllata Drs potrebbero essere state oggetto delle conversazioni ben più concrete che SuperMario ha avuto durante la cena nella splendida Villa Firenze, sede dell'ambasciatore Claudio Bisogniero, un ex-generale che gli uomini di Finmeccanica conoscono dai tempi in cui operava alla Nato.

L'elenco dei partecipanti alla cena con il gotha della politica e della finanza è trapelato sui giornali nonostante l'eccezionale cortina di riservatezza che ha accompagnato l'evento. Intorno al tavolo c'erano il giudice della Corte Suprema, Antonin Scalia, un 75enne che si fregia di aver avuto il padre emigrante dalla Sicilia, e accanto a lui Nancy Pelosi, John Kerry e Leon Panetta, il Segretario alla Difesa con radici calabresi.

Ciò che fa riflettere, e probabilmente incazzare Orsi, è il fatto che intorno al tavolo di Villa Firenze a rappresentare il gotha dell'imprenditoria italiana siano stati Sergio Marpionne e Paoletto Scaroni. Agli occhi di Orsi questa assenza è inspiegabile, e ad aggiungere inquietudine ci sono gli incontri che il tandem Monti-Grilli ha avuto a New York nella sede di Bloomberg e a Wall Street. Qui Marpionne e Scaroni non c'erano, ma si sono visti tra gli altri George Soros, il numero uno di JP Morgan, e Craig Blankfein, l'uomo che dal 2006 guida Goldman Sachs.

La domanda che gira ai piani alti di Finmeccanica è questa: è possibile che Monti e il suo braccio destro Grilli (specialista di privatizzazioni) abbiano affrontato il nodo dei rapporti di Finmeccanica con il mercato americano?

È una bella domanda, non priva di significato e molto attuale perché anche gli uscieri di piazza Monte Grappa sanno che in questo momento in America vogliono saperne di più sulla strategia internazionale di Orsi e sui rapporti con la Francia. In questi giorni ai piani alti di Finmeccanica si sta valutando l'offerta del colosso francese Safran (dove lo Stato è presente per il 30,2%) per conquistare la maggioranza assoluta di Avio, una delle aziende più brillanti del Gruppo italiano.

Da parte loro i francesi hanno già dato una lezioncina a Finmeccanica nella gara in India da 10,2 miliardi e sembrano pronti a rendere la vita dura anche in Russia dove si stanno battendo con Alstom e Bouygues per la costruzione della linea ferroviaria tra Mosca e San Pietroburgo, una commessa da 21 miliardi di dollari.

In questo scenario il povero Orsi e i suoi zelanti collaboratori rischiano di essere schiacciati in una guerra tra gli interessi americani e quelli francesi in cui ogni mossa sbagliata diventa fatale.


2- CUCCHIANI SAREBBE PRONTO A TAGLIARE LE GAMBE ALLE POLTRONE DI MARCO MORELLI E GAETANO MICCICHÈ
Era davvero bella la fotografia di gruppo che è stata scattata alla fine della settimana scorsa a Torino per i top manager di IntesaSanPaolo che si sono riuniti in riva al Po sotto le volte del Castello del Valentino.

L'occasione era il master organizzato dal Politecnico per la presentazione del grattacielo di 166 metri che Renzo Piano ha disegnato per la banca milanese. Questo simbolo rappresenta a distanza di anni la rivincita dei "sabaudi" del SanPaolo sui "longobardi" di Milano che hanno voluto realizzare una fusione tra le due banche dalla quale i torinesi sono usciti clamorosamente sconfitti.

Tutti i presenti, compreso il massiccio Enrico Salza, il sindaco Fassino e il presidente Abramo-Bazoli, hanno messo da parte gli antichi rancori, ma il più brillante in assoluto è stato Enrico Cucchiani, il manager ex-Allianz che a Intesa ha raccolto l'eredità di Corradino Passera. E ieri quest'uomo dal pizzetto ardito e gli occhi vivaci ha rilasciato al "Corriere della Sera" una lunga intervista che appare francamente esagerata per chi non conosce i rapporti che legano la banca al primo quotidiano italiano.

Comunque sia Cucchiani non ha perso l'occasione di strizzare l'occhio a Monti, Draghi e perfino alla Lagarde del Fondo Monetario perché a suo avviso "il Fondo sta dando un contributo di rilievo". Poi ha assicurato che la banca userà i soldi della BCE per erogare credito e anche per sostenere il debito pubblico, ma non ha intenzione di allargare il suo perimetro all'estero e nemmeno di mettere le mani sul disastrato MontePaschi.

Il passaggio più interessante di questa lenzuolata (scritta e confezionata su misura ancor prima che arrivasse il rating negativo di Standard & Poor's) riguarda il management di Intesa che secondo Cucchiani è "coeso e di primordine", ma rispetto al quale non esclude la possibilità di inserire "qualche talento proveniente da culture diverse all'interno della nostra struttura".

Questo concetto era già affiorato in qualche dichiarazione fugace, ma l'insistenza con cui l'ex-"tedesco" di Allianz ritorna sull'argomento ha fatto rizzare le orecchie ai piani alti della banca dove corre voce che le due poltrone di Marco Morelli e Gaetano Miccichè stiano traballando. Non è un mistero che dopo la dipartita (politica) di Passera Marco Morelli, direttore generale vicario e responsabile della Banca dei territori, ambisse alla successione di Passera buttando sul piatto un curriculum che lo ha visto attraversare realtà come UBS, JP Morgan e MontePaschi.

La stessa ambizione l'ha avuta anche Gaetano Miccichè, il 61enne manager palermitano che dopo la laurea alla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni, è entrato in BancaIntesa nel 2002 ed è stato il braccio destro di Corradino Passera nell'operazione Alitalia dei patrioti italiani.

In questa occasione ha stretto legami molto forti con un altro siciliano particolarmente vivace, Salvatore Mancuso, l'amico di Totò Cuffaro che nel 2007 è diventato presidente del Banco di Sicilia e con il suo fondo lussemburghese Equinox si è dato un gran da fare con Bazoli e con lo stesso Passera che è riuscito a coinvolgerlo tra i soci di Cai, la cordata per Alitalia.

Le ultime notizie dicono che i rapporti tra Mancuso e Miccichè si sono deteriorati per ragioni più private che professionali, e questo spiega l'incertezza che comincia a serpeggiare dentro BancaIntesa sulla stabilità del vertice.

Le parole di Cucchiani forse rappresentano il preludio per un assetto diverso che dovrebbe internazionalizzare la banca tagliando di netto le ambizioni e gli intrecci del passato.


3- ROMA POTENTONA ASPETTA DA UN MOMENTO ALL'ALTRO LA FIRMA DI MONTI SU ROMA 2020
Il mondo della politica e dell'imprenditoria romane aspetta da un momento all'altro la firma di Monti sulla lettera che domani mattina deve arrivare a Losanna per la candidatura delle Olimpiadi.

Le pressioni su Palazzo Chigi si sono intensificate e nelle ultime ore personaggi come Pescante e Petrucci sperano che il Professore di Varese non rinneghi l'esperienza di "venditore dell'Italia" che lo ha condotto in America nei giorni scorsi. Oggi scende in campo anche Aurelio Regina, l'irrequieto presidente di Confindustria Lazio e della Fondazione per Roma 2020 con una lettera accorata e zeppa di quel lessico anglosassone che usa sulla poltrona da presidente di Egon Zehnder.

Da parte sua Giancarlo Cremonesi, presidente di Acea e della Camera di Commercio di Roma, nei giorni scorsi ha promosso la pubblicazione sui principali quotidiani del manifesto-appello di 60 atleti italiani e con grande generosità ha tirato fuori dalle casse della Camera di Commercio i 150mila euro necessari per comprare le pagine dei giornali. Pur di arrivare all'obiettivo il buon Cremonesi ha proceduto a impegnare i quattrini con una sua delibera che non è passata dalla Giunta della Camera di Commercio da lui presieduta.


4- ABETE SI SCALDA PER IL CAMPIDOGLIO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Luigino Abete ha ripreso a sudare.
Di fronte allo spettacolo (vietato ai minori) del sindaco Alemanno in lotta con la neve, l'olfatto per il potere di Luigino ha percepito la possibilità sempre più concreta di candidarsi a sindaco della Capitale.

Per arrivare a questo obiettivo l'ex-tipografo romano e presidente di BNL si è schierato in favore della candidatura di Squinzi alla Confindustria caldeggiata da Aurelio Regina in contrasto con i vecchi amici Luchino e Della Valle che parteggiano per Bombassei.

Ma per arrivare al Campidoglio Abete sa che deve buttare un ponte anche con la destra ed è questa la ragione che lo porterà stasera alle 18 alla sala del Tempio di Adriano per un dibattito sul credito alle imprese dove siederà accanto ad Andrea Augello, uno dei rappresentanti più influenti della destra romana".

5- LUCHINO&COMPANY NON PREVEDEVANO UNA SCONFITTA DI QUESTE DIMENSIONI DI BOMBASSEI
Avviso ai naviganti N.2 " Si avvisano i Signori naviganti che stamane in Assolombarda, il candidato alla successione della Marcegaglia,Giorgio Squinzi, ha stracciato l'altro candidato, Alberto Bombassei, ottenendo 16 voti a suo favore contro 4 dell'avversario.
Luchino&Company che puntavano sull'imprenditore di Brembo, non prevedevano una sconfitta di queste dimensioni".

 

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