
DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI…
1 - BORSA, LA GIORNATA: MILANO SPROFONDA, TORNA PANICO SU BANCHE...
(LaPresse) - I titoli bancari tornano nel baratro, dopo essere risaliti nei giorni scorsi all'annuncio di un piano della Commissione Ue per salvare gli istituti di credito. I mercati europei chiudono in negativo, ma solo la Borsa di Milano sprofonda, con l'indice Ftse Mib che perde il 3,7% a 15.894,39 punti e il Ftse All-Share che lascia il 3,08% a 16.632,4 punti.
E a spingere verso il fondo il listino principale sono proprio gli istituti di credito. Intesa Sanpaolo perde l'8,15% a 1,284 euro e Unicredit addirittura il 12,1% a 0,9265 euro. Piazza Cordusio torna sotto quota 1 euro e nel corso della giornata è stato sospeso per eccesso di ribasso, come anche Intesa Sanpaolo.
Una fonte dell'Ue ha confermato le indiscrezioni che vorrebbero un aumento delle svalutazioni dei bond greci nei portafogli delle banche, oltre il 21% ipotizzato in precedenza per il contributo dei privati al salvataggio di Atene, senza fornire ulteriori dettagli. Inoltre, la Banca centrale europea ha lanciato l'allarme per i Paesi dell'eurozona in difficoltà che "devono essere pronti a misure aggiuntive".
Salita anche la pressione sui titoli di stato, con lo spread Btp-Bund intorno ai 370 punti base. In questo contesto, chiusura in forte ribasso per le principali Borse europee. Il Ftse 100 di Londra cede lo 0,71% a 5.403,38 punti, il Dax di Francoforte lascia l'1,33% a 5.914,84 punti e il Cac 40 di Parigi mostra un ribasso dell'1,33% a 3.186,94 punti. A Madrid, l'indice Ibex lascia lo 0,92% a 8.943,5 punti.
A Milano soffrono anche gli altri istituti di credito. Tonfo per Banco Popolare (-8,96% a 1,23 euro), Ubi Banca (-6,03% a 2,99 euro) e Banca Montepaschi (-4,05% a 0,4071 euro). Non si salva nemmeno Popolare di Milano, partita bene in mattinata. Ieri Matteo Arpe, intenzionato all'entrata in Piazza Meda con il suo fondo Sator, ha incontrato ieri a Milano i dipendenti soci che sostengono la lista dei sindacati Fabi e Fiba-Cisl e ha affermato di voler "mettere la faccia" nel progetto di rilancio dell'istituto che ha "un enorme potenziale", avvertendo che la gestione non deve essere condizionata da "accordi sottobanco". Crollano anche gli industriali.
La galassia Agnelli soffre dopo i balzi di ieri, con Fiat (-5,53% a 4,648 euro), Fiat Industrial (-7,54% a 5,64 euro) e la controllante Exor (-5,84% a 15,32 euro). Cedono anche Finmeccanica (-2,44% a 5,395 euro) e Prysmian (-1,75% a 11,2 euro). Limita le perdite invece Pirelli (-0,56% a 6,165 euro).
Oggi Eni ha annunciato la riapertura del gasdotto Greenstream, che collega la Libia all'Italia. Eni non beneficia tuttavia della notizia e lascia lo 0,99% a 14,97 euro. Nel listino principali, tengono Ansaldo Sts (+1,47% a 7,935 euro), Enel Green Power (+1,18% a 1,718 euro) e Snam Rete Gas (+0,83% a 3,626 euro).
2 - BORSE EUROPEE: LONDRA -0,71%, FRANCOFORTE -1,33%, PARIGI -1,33%
(LaPresse) - Chiusura in forte ribasso per le principali Borse europee. Il Ftse 100 di Londra cede lo 0,71% a 5.403,38 punti, il Dax di Francoforte lascia l'1,33% a 5.914,84 punti e il Cac 40 di Parigi mostra un ribasso dell'1,33% a 3.186,94 punti. A Madrid, l'indice Ibex lascia lo 0,92% a 8.943,5 punti.
3 - BORSA, ANCORA ALTA LA PRESSIONE SU BTP: SPREAD CON BUND A 367 PUNTI...
(LaPresse) - Rimane alta la pressione sui titoli di Stato italiani alla chiusura delle principali Borse europee. Lo spread tra Btp decennali e Bund si attesta a quota 367 punti base, con i buoni del Tesoro italiani scambiati sul mercato secondario con un tasso del 5,82% e quelli tedeschi con il 2,14%. Torna invece sopra il 3% il differenziale di rendimento tra Bonos spagnoli e Bund, con lo spread a 304 punti base. Le obbligazioni decennali di Madrid sono scambiate con un tasso del 5,18%.
4 - SERVIZIO BLACKBERRY RIPRISTINATO; SOCIETA' CHIEDE SCUSA...
(ANSA) - Reserach in Motion chiede scusa ai propri clienti e annuncia che, dopo aver lavorato sodo, il servizio è stato ripristinato, dopo tre giorni di disservizi. Lo afferma - in una conference call in il co-amministratore Mike Lazaridis, sottolineando che la società è impegnata a lavorare per evitare che un caso del genere si ripeta.
5 - BANCHE: BAZOLI, PER LE DUE BIG ITALIANE NON SERVE RICAPITALIZZAZIONE...
Radiocor - 'Siamo in attesa di vedere cosa significa ricapitalizzazione ulteriore, dalle anticipazioni risulterebbe che noi, e in generale le du e principali banche italiane, (Intesa Sanpaolo e UniCredit ndr.), non dovrebbero intervenire per essere in linea con le nuove richieste'.
Cosi' Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, ha risposto sulla possibilita' di nuovi interventi sul capitale in ragione delle nuove norme che stanno maturando in sede comunitaria. Bazoli ha poi aggiunto: 'Sono convinto che il giorno che si riducesse il gap sul costo del piazzamento del nostro debito sovrano rispetto a quello di altri stati europei e specialmente della Germania, le nostre banche potrebbero passare di nuovo una fase di importante recupero'.
6 - BANKITALIA, AMATO: MAI STATO CANDIDATO A GUIDARLA...
(LaPresse) - Una guida per Banca d'Italia "gliela troveranno. La cosa più divertente che ho letto è che potrei essere io. Non è vero, non è mai stato vero e non lo sarai mai". Lo ha detto l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato smentendo le indiscrezioni che lo volevano tra i candidati a guidare palazzo Koch. La rosa dei candiati comprenderebbe poi Fabrizio Saccomanni, Lorenzo Bini Smaghi e Vittorio Grilli.
7 - SINISCALCO: GESTORI ITALIANI HANNO TENUTO QUOTE DEBITO PUBBLICO...
(LaPresse) - "E' del tutto evidente che i gestori italiani non hanno ceduto una sola quota di debito italiano durante la crisi, con grande responsabilità ". Così il presidente di Assogestioni, Domenico Siniscalco, parlando con i giornalisti a margine dell'audizione in commissione Finanze del Senato sul disegno di legge delega relativo alla riforma del fisco. "Dei mille miliardi di risparmio gestito - ha spiegato Siniscalco - il 60% è debito pubblico europeo complessivo e di questo 60%, meno del 10% è debito estero mentre più del 50% è debito italiano".
8 - SLOVACCHIA: PARLAMENTO APPROVA IL RAFFORZAMENTO DEL FONDO SALVA STATI...
Radiocor - Il Parlamento slovacco ha approvato il rafforzamento del Fondo europeo di stabilita' finanziaria con un secondo voto che consente l'entrata in vigore dello strumento. La Slovacchia, che era l'ultimo dei 17 Paesi membri dell'Eurozona a pronunciarsi, aveva respinto l'allargamento a 440 miliardi di euro del fondo salva Stati con un primo voto che si era tenuto martedi'. Il nuovo voto e' giunto dopo un accordo con i partiti d'opposizione su elezioni anticipate.
9 - FIAT S.P.A.: SALE A 1,95 MILIARDI LINEA DI CREDITO STIPULATA IL 27/7...
(LaPresse) - Fiat s.p.a. ha concluso oggi la sindacazione di una linea di credito revolving da 1,95 miliardi di euro di durata triennale con un gruppo di 18 banche di relazione. La linea, inizialmente sottoscritta da Banca IMI (Gruppo Intesa Sanpaolo), Barclays Capital (la divisione di investment banking di Barclays Bank PLC), BNP Paribas, Citigroup Global Markets Limited, Crédit Agricole Corporate and Investment Bank, Mediobanca - Banca di Credito Finanziario S.p.A., Société Générale Corporate & Investment Banking (la divisione di corporate e investment banking di Société Générale), The Royal Bank of Scotland plc e UniCredit Corporate and Investment Banking (la divisione di corporate e investment banking di Unicredit S.p.A.) nel ruolo di 'Bookrunners', era stata stipulata il 27 luglio 2011 per un importo di 1,75 miliardi di euro.
Banco do Brasil S.A., Goldman Sachs International Bank, UBS Limited, Banco Santander S.A., Bank of America Merrill Lynch, Commerzbank Aktiengesellschaft, J.P. Morgan Chase Bank N.A., Morgan Stanley Bank International Limited e Natixis S.A. hanno partecipato alla linea di credito nella fase di sindacazione lanciata all'inizio di settembre.
10 - MPS: FONDAZIONE MPS LIMA QUOTA E CEDE LO 0,7% DEL CAPITALE...
Radiocor - La Fondazione Monte dei Paschi di Siena lima la quota di partecipazione nel Monte dei Paschi. L'ente di Palazzo Sansedoni ha ceduto sul mercato venerdi' scorso 84milioni di azioni ad un prezzo di 0,41 euro per azione per un controvalore di 34,77 milioni secondo i dati comunicati a Borsa spa per l'internal dealing. La quota ceduta porta quindi la percentuale di partecipazione complessiva della Fondazione nella banca senese al 48,5% del capitale sociale dal precedente 49,2 per cento.
La Fondazione, che ha sfruttato quindi il primo momento di risveglio del mercato azionario, ha deciso la mossa, riferiscono ambienti vicini all'ente presieduto da Gabriello Mancini, in linea con l'obiettivo dichiarato di ridurre la partecipazione al 50,1% del capitale ordinario.
11 - PASSO FALSO DELLA CINA ANCHE PECHINO ENTRA NEL CLUB DEI POCO CREDIBILI
John Foley e Edward Hadas per "la Stampa" - Le quotazioni azionarie balzarono del 10% in un solo giorno tre anni fa, quando la Cina annunciò che avrebbe acquistato titoli bancari sul mercato. Lunedì un annuncio analogo ha prodotto uno spostamento quasi impercettibile delle quotazioni. La differenza sta nella credibilità . La crisi finanziaria ha dimostrato che i governi di tutto il mondo hanno una capacità limitata di migliorare le cose. La credibilità di Pechino è ancora considerevole.
L'economia del paese è cresciuta per decenni a tassi vicini a due cifre. La Cina ha anche saputo gestire la prima ondata della crisi con risultati migliori rispetto alla maggior parte dei paesi. Nel 2008, gli acquisti azionari sono stati seguiti da uno stimolo fiscale di 585 miliardi di dollari. La crescita del Pil ha subito una flessione molto contenuta nonostante il brusco calo dell'export. Ma lo stimolo cinese ha avuto i risvolti negativi.
L'inondazione di liquidità ha favorito un'allocazione non ottimale dei capitali, ha stimolato la speculazione immobiliare, ha creato un terreno fertile per agenzie di credito sospette alternative alle banche e ha aggravato l'inflazione. Oggi gli investitori, non avendo più la certezza che il governo sia in grado di controllare la situazione, temono che nuove misure di stimolo possano solo esacerbare le tensioni finanziarie. La Cina si è accodata solo ultimamente alla tendenza globale verso la perdita di credibilità .
Dopo quattro anni di crisi a raffica e crescita deludente, è difficile che gli investitori - o gli elettori credano ciecamente a dichiarazioni ufficiali in cui si afferma che presto saranno ristabilite condizioni di prosperità . Le nazioni in via di sviluppo hanno avuto meno problemi economici, ma la Cina sta seguendo le orme del Brasile, che ha scoraggiato gli investitori esteri con ripetuti tentativi di controllare il valore della divisa. Le autorità annaspano per due ragioni. In primo luogo, cercano di soddisfare gli interessi di troppe persone promettendo a ognuno qualcosa. In secondo luogo, le esportazioni stanno andando male. La credibilità perduta rappresenta un danno enorme.
12 - IL QATAR NON HA ANCORA TROVATO L'ORO IN CRÃDIT SUISSE
Una Galani per "la Stampa" - Gli ottimi rapporti tra il Qatar e Crédit Suisse suscitano molta invidia. Il Paese del Golfo è a caccia di investimenti in un periodo di fiacca generale nelle operazioni di M&A. Le circostanze avrebbero potuto causare un deterioramento della relazione: secondo i calcoli di Breakingviews, infatti, l'investimento nella banca effettuato dal Qatar nel 2008 rimane in perdita. Finora non è accaduto. Ma la lezione potrebbe tornare utile alle banche europee intenzionate a visitare il Golfo in cerca di capitali.
La parte più corposa dell'investimento del Qatar risale all'ottobre del 2008, quando Crédit Suisse si rivolse agli investitori mediorientali per ottenere con urgenza nuovi capitali. Il Qatar sborsò 4,1 miliardi di franchi per una partecipazione del 10%, una somma che equivale a un prezzo medio di circa 41 franchi per azione. Attualmente, il titolo Crédit Suisse viene scambiato a circa 27 franchi per azione.
Questo duro colpo è stato però attutito dall'investimento del Qatar nel capitale ibrido Tier 1 emesso da Crédit Suisse nell'ottobre del 2008 per un valore di circa 5,5 miliardi di franchi. Il Qatar ha acquistato circa metà dei titoli emessi in quell'occasione. Ipotizzando un interesse annuo medio intorno al 10,5%, il Qatar dovrebbe avere già guadagnato su questa operazione quasi 870 milioni di franchi.
Inoltre, ad aprile del 2010 il Qatar aveva ridotto la propria partecipazione in Crédit Suisse al 6,17%. Supponendo che il Paese del Golfo abbia venduto le proprie azioni al prezzo medio di quel periodo, pari a 45 franchi, e considerando gli interessi maturati e l'apprezzamento del franco rispetto al riyal, la scommessa da 6,9 miliardi di franchi del Qatar è ancora in perdita sul prezzo d'acquisto di oltre il 10%. Per lo Stato del Golfo, tuttavia, la potenziale perdita nominale non rappresenta un costo esorbitante. Altrove, l'autorità per gli investimenti di Abu Dhabi sta citando in giudizio Citigroup dopo il disastroso investimento del 2007 nella banca americana, mentre il Gic di Singapore sta registrando una perdita del 50% sulla svizzera Ubs.
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