![daniela santanche giorgia meloni](/img/patch/02-2025/daniela-santanche-giorgia-meloni-2095800_600_q50.webp)
LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO…
Carlotta Scozzari per Dagospia
Sono tempi difficili per le banche italiane: le regole europee e un'economia che ancora non ne vuole sapere di ripartire impongono di mettere fieno in cascina. Vale a dire, fuor di metafora, di fare cassa e raccogliere o risparmiare risorse il più possibile. Un'esigenza che, nei casi più estremi, si trasforma in aumento di capitale (chiedere alle varie Mps, Carige, Popolare Emilia Romagna e così via).
selfie di ceccherini tra fabrizio viola federico ghizzoni carlo messina
Ma la ricapitalizzazione in senso stretto è un'ipotesi che le due big bancarie italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit, stanno facendo il possibile per scongiurare, non foss'altro perché negli ultimi anni hanno già abbondantemente battuto cassa fra i soci; e quelli italiani, Fondazioni in prima linea, non sembrano essere più disposti ad aprire il portafogli, ora che per giunta i soldi non sono più quelli di una volta.
In quest'ottica, si può spiegare la quotazione da parte della banca guidata da Federico Ghizzoni della controllata Fineco, la ricerca di un socio per la controllata che gestisce i prestiti ad alto rischio ("non performing loan") Uccmb, e, da ultimo, il tentativo di vendita dei fondi Pioneer Investments.
L'Intesa Sanpaolo guidata da Carlo Messina, invece, sembra concentrarsi per lo più sul taglio dei costi. Così si spiega perché il consigliere delegato, che dopo il golpe di quasi un anno fa ha sostituito Enrico Tomasi Cucchiani sul gradino più alto di Ca' de Sass, la settimana scorsa, abbia portato in consiglio di gestione il progetto che prevede l'accorpamento delle banche locali.
sara varetto ceccherini fabrizio viola federico ghizzoni carlo messina
In altri termini, sono destinate a sparire, insieme con le loro insegne e con i rispettivi organi di controllo, i vari Banco di Napoli, Cassa di risparmio di Firenze, Cr Veneto e così via, nell'ambito di un piano che sembra infliggere un duro colpo a quella Banca dei Territori su cui il gruppo tanto aveva puntato negli anni scorsi.
Un terremoto che, inevitabilmente, ha creato ben più di un nervosismo nel gruppo di Ca' de Sass, soprattutto – per ovvie ragioni – tra i vertici delle controllate destinate a dissolversi. Un clima di tensione di cui, sia pure tra le righe, dava conto anche "Il Sole 24 Ore" del 18 giugno, dove si leggeva: "Ieri il board ha esaminato il dossier" dell'accorpamento delle banche locali "e si è discusso, non poco: era prevedibile, visto che quando si parla di territorio, di rappresentanze, di insegne destinate a essere accorpate e più in generale di azioni sui costi, gli animi si scaldano".
"Alla fine - aggiungeva il quotidiano di Confindustria - tuttavia, il consigliere delegato avrebbe ottenuto il via libera al piano, con il voto favorevole di tutti i consiglieri tranne quelli del vice presidente Giovanni Costa e di Giuseppe Morbidelli, che si sono astenuti".
Ricapitolando, il progetto, al momento, sembra essere passato con l'astensione al voto in consiglio di Costa e Morbidelli, cioè, rispettivamente, del presidente di Cr Veneto e di Cr Firenze, due delle controllate destinate a scomparire.
Ma la posizione di Morbidelli assume anche un significato politico, se si tiene conto che, tra gli sponsor che nel 2012 hanno permesso che salisse ai vertici di Cr Firenze, spicca il nome di Marco Carrai, detto Marchino. In altri termini, di colui che sta al premier Matteo Renzie un po’ come Gianroberto Casaleggio sta al leader dei Cinque Stelle Beppe Grillo. Morbidelli, come se non bastasse, è in piena sintonia con il presidente dello stesso Ente Carifirenze (socio di Intesa al 3,32%) Umberto Tombari, che guida l'omonimo studio legale da cui proviene il ministro Maria Elena Boschi.
renzi pittibimbo dice no all'auto blu 3
Al di là delle sponde politiche, tuttavia, non sembra realistico che Morbidelli riesca a bloccare il progetto di Belli capelli Messina di spazzare via le controllate. Anche perché i numeri del 2013 non sembrano essere dalla sua: nel bilancio civilistico di Intesa, Cr Firenze, che ha chiuso l’anno scorso in perdita per 324 milioni, ha portato svalutazioni per 855 milioni di euro, seguita a stretto giro dal “carico” di 584 milioni del Banco di Napoli.
Cifre dinanzi alle quali diventano poca cosa persino le perdite legate a due avventure “di sistema” e non redditizie come quelle in Telco, la cassaforte che controlla Telecom Italia, e in Alitalia, che sul bilancio civilistico hanno pesato in termini di svalutazioni rispettivamente per "appena" 109 e 94 milioni.
MARIA ELENA BOSCHI E I BAMBINI DEL CONGO FOTO LAPRESSE
Insomma, il vero nemico del bilancio di Intesa potrebbe essere tra le mura di casa. E con l'intento di contrastarlo si spiega la decisione di accorpare le controllate del territorio.
LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO…
DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL…
FLASH! - CERCASI TRADITORE URGENTEMENTE! I BOMBASTICI MESSAGGI DEI FRATELLINI D’ITALIA, SCODELLATI…