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BERLUSCONI SPEGNE I BOLLORI SU BOLLORÉ - PROVE DI PACE TRA MEDIASET E VIVENDI: DOPO LE LETTERE ESTIVE I DUE GRUPPI CERCANO UN'INTESA CHE PUÒ PASSARE DALL'INGRESSO DEI FRANCESI IN MEDIA FOR EUROPE O DI MEDIASET NELLA RETE UNICA. RESTA SOLO UNA GRANDE, IRRISOLTA, QUESTIONE DI SOLDI. IL BISCIONE VUOLE QUELLI PER PREMIUM, VIVENDI VUOLE UNA BUONA VALUTAZIONE DELLE SUE QUOTE IN MEDIASET E TIM, PER NON PERDERCI TROPPO
Andrea Montanari per ''MF - Milano Finanza''
C'è chi parla di primi segnali di distensione e di possibile avvio di un dialogo. E c'è chi, invece, dice che si è ancora a inizio partita, che non ci sono idee condivise. Fatto sta che durante il cda di Mediaset di ieri, che ha approvato all'unanimità i conti relativi al primo semestre dell'anno (saranno comunicati oggi), i membri del board sono stati informati che nelle prossime ore ci sarà una telefonata, la prima dopo mesi, fra Pier Silvio Berlusconi, ad del network televisivo italiano, e Arnaud de Puyfontaine, plenipotenziario di Vivendi e uomo di fiducia di Vincent Bolloré.
Non è detto che da questo primo contatto nasca un'intesa, una linea comune d'intenti per arrivare a definire una tregua armata tra le parti, in causa legale da oltre quattro anni. Ma è un segnale di possibile pacificazione di soggetti pronti, in caso, a sotterrare l'ascia di guerra.
La partita riguarda il futuro del gruppo di Cologno Monzese e il progetto di creazione della newco di diritto olandese MediaForEurope: un piano per la creazione di un polo europeo della tv generalista free (del quale dovrebbe far parte la tedesca ProsiebenSat.1, ieri +5% in borsa a Francoforte) ritirato, o congelato, da Mediaset dopo la sentenza di fine luglio del Tribunale di Madrid, che ha bocciato la fusione della tv italiana con la controllata iberica e affossato dalle valutazioni dei giudici di Amsterdam sulle tecnicalità della nascita di Mfe, in particolare sul meccanismo delle loyalty share.
Non bisogna poi dimenticare che giovedì 3 settembre la Corte di Giustizia Ue ha di fatto accolto il ricorso di Vivendi (presentato al Tar del Lazio) rispetto alla delibera del 2017 dell'Agcom che, in applicazione delle regole del Tusmar, aveva obbligato Vivendi a girare al trust SimonFid il 19,19% dell'intera partecipazione detenuta nel Biscione, il 28,8%: quota che ora torna in pieno possesso dei francesi pronti e bloccare eventualmente nuove decisioni strategiche in assemble Mediaset. Da qui la necessità di trovare un accordo transattivo e chiudere la querelle legale.
Anche perché il 22 settembre ci sarà l'udienza al Tribunale di Milano sulla causa di risarcimento danni avanzata da Mediaset per il mancato acquisto, da parte di Vivendi, della pay tv Premium. Il gruppo che fa capo ai Berlusconi ha sempre posto quale conditio sine qua non per avviare una trattativa con la controparte francese il pagamento di questa cifra.
PIERSILVIO BERLUSCONI BOLLORE'
Ma se la richiesta di partenza è elevata è plausibile che il network tv possa abbassare poi le pretese reali nell'ambito di un più ampio accordo industriale che può fare leva sulla ripartenza del progetto Mfe con il coinvolgimento di Vivendi e della controllata Canal+ o l'ingresso in scena, da parte di Cologno Monzese, nella partita per la rete unica della banda larga. L'ultima parola spetta comunque a Silvio Berlusconi e a Vincent Bolloré.
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