DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
DAGOREPORT- TORNATORE & CAPROTTI HANNO IL PIACERE DI INVITARCI...
Su Dagospia avevamo annunciato la presentazione del documentario "Il Mago di Esselunga", docufilm by Giuseppe Tornatore sulla vita di Bernardo Caprotti, padre padrone della catena dei supermercati. C'era il dubbio, avendo letto il titolo del cortometraggio, che potesse essere vagamente sbilanciato in chiave celebrativa.
Il dubbio è stato velocemente spazzato via, trasformandosi in una certezza, quando è arrivato l'invito. L'elegante cartoncino è un mix di: partecipazione nuziale ( "Bernardo Caprotti e Giuseppe Tornatore hanno il piacere di invitarla"); ordine di partecipazione ("Il film di 16 minuti verrà proiettato continuativamente"), e generica bausciaggine meneghina ("Cocktail Prolongé").
Per vedere il pargolo che i due commossi genitori hanno il piacere di presentare, basterà recarsi lunedì 3 ottobre al Teatro Manzoni di Milano, dalle 19 alle 22.
2 - «IO E LE COOP, RIMETTIAMO LE COSE IN CHIARO»
La miccia l'ha accesa il tribunale di Milano, condannando Bernardo Caprotti, titolare di Esselunga e autore del libro «Falce e Carrello», per illecita concorrenza nei confronti di Coop Italia. Il giudice ha stabilito che il pamphlet, nel quale Caprotti denuncia l'ostruzionismo degli amministratori locali e degli operatori economici delle regioni «rosse», denigra il concorrente.
E ha intimato il ritiro del libro dal mercato. Immediata la reazione del Pdl contro i magistrati: «Un autentico scandalo», «una sentenza politica», un «intervento censorio». Oggi, la reazione dello stesso Caprotti, nella lettera che pubblichiamo.
Lettera di Bernardo Caprotti al "Corriere della Sera"
Caro direttore, dal Corriere di domenica scorsa vedo che la vicenda diventa politica e questo non mi piace. D'altronde lo è. Coop, Legacoop, eccetera, politica lo sono per decisione e scelta di Palmiro Togliatti, nel 1947 a Reggio Emilia. Per quanto riguarda la sentenza, il tribunale di Milano è stato forse clemente: non ha ammesso la diffamazione, ci ha condannato solo per concorrenza sleale. Io sono soltanto sleale, cioè «unfair», subdolo e tendenzioso. Un niente, di questi tempi! quasi un gentiluomo.
E per i danni subiti da Coop per questa sleale concorrenza ha accordato 300.000 euro invece dei 40 milioni richiesti! Il libro? Non si ordina neppure di bruciarlo sulle pubbliche piazze. Io, per quanto mi riguarda, vorrei però rimettere le cose nei termini appropriati.
Quando mi si accusa di «attacco» - per non parlar del resto - si dice una bugia. Sono cose intime, esistenziali, ma perché non dirle? Nell'estate del 2004 sono stato gravemente ammalato e, stordito dal Contramal, un antidolorifico tremendo, caddi di notte in bagno e mi fratturai la colonna vertebrale. Inoltre quattro mesi prima mio figlio se ne era andato.
Mio figlio non è mai stato scacciato, mio figlio non ha mai fatto nulla di male, semplicemente si era attorniato di una dirigenza non all'altezza. Per me il suo autonomo allontanamento è stato un grande dolore. Ricordo quell'autunno 2004, come un periodo tristissimo, di grande sofferenza e di estrema debolezza. à in questo 2004 e nell'anno seguente che, nella mia defaillance, fui oggetto di una vera e propria aggressione. Le dichiarazioni ai giornali di Aldo Soldi, presidente di Ancc (Coop), che voleva Esselunga, si susseguivano.
L'amministratore delegato di una grande banca, tuttora in carica, venne due volte, «dica lei la cifra, la paghiamo in settimana, al resto pensiamo noi». Poi il prestigioso studio legale, per conto dichiaratamente di Unipol. Sono solo due esempi. Finché l'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi, dichiarò in televisione che occorreva mettere assieme Coop con Esselunga. In quale modo, non disse.
Questo sì che fu l'«attacco» che ci costrinse a fare chiarezza sui giornali! Vorrei poi che qualcuno mi spiegasse come si può «tenere insieme» e condurre un'azienda in queste condizioni. à da tutto ciò che nasce, in sintesi, «Falce e Carrello»! Io avvertii Soldi, poiché la mia educazione ottocentesca a ciò mi impegnava. Ma intendevo solo raccontare alcuni episodi vissuti, documentati, oserei dire, sofferti.
Cioè denunciare qualche «stravaganza», chiamiamola così, di quel sistema.
Però, evidentemente, ho commesso un errore e me ne scuso: infatti è stato interpretato come un «attacco» al più grande Istituto Benefico del Mondo, una Istituzione che ha un milione di dipendenti, quando la Croce Rossa Internazionale ne ha soltanto 12.500.
Mi sono così tirato addosso sette cause, che mi sembra possano bastare. Tutto qua. Io non concepisco questa Italia di destra o di sinistra. Ho amici a sinistra, come certamente ne ho a destra. Sono stato educato nel credo della libertà e nel rispetto del prossimo.
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