DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
DAGONOTA
Come anticipato da questo sito quasi un anno fa, Orange potrebbe entrare in Telecom. L’ipotesi (o, forse, qualcosa di più) viene rilanciata da La Stampa proprio oggi, a poche ore dal consiglio di amministrazione di Vivendi.
Secondo il quotidiano di Torino, sarebbe in corso un negoziato segreto fra Vincent Bollorè, patron di Vivendi, e Stèphane Ricard, amministratore delegato di Orange. Proprio perchè segreto, vengono smentite le indiscrezioni filtrate su un sito francese.
bollore de puyfontaine assemblea vivendi
Si tratterebbe di una sorta di scambio, scrive La Stampa. Bolloré, in difficoltà in Vivendi (perfino sull' accordo raggiunto con i Berlusconi), aprirebbe la porta del colosso dei media a Orange. E in cambio cederebbe una parte delle sue azioni in Telecom Italia all' operatore francese, che (è il segreto di Pulcinella) vuole espandersi in Italia.
Vista la piega presa dal negoziato con Mediaset per Premium (i Berlusconi hanno fatto causa per 2 miliardi), l' arrivo di nuovi investimenti in Vivendi - osserva La Stampa - potrebbe essere solo salutare. Da parte sua, Orange è adesso a caccia di contenuti per i propri smartphone, che la corazzata Vivendi potrebbe fornirgli.
L' accordo si chiuderebbe con un favore di Bolloré a Richard: gli cederebbe una parte delle sue azioni in Telecom Italia (ora ha il 24,9%). Sarebbe il momento ideale per Orange dato che l' azione dell' operatore italiano ha perso più del 30% dall' inizio dell' anno.
L’ultima parola, però, spetterà sempre allo Stato francese, visto che Orange è controllata direttamente per il 13,4% ed indirettamente per il 9,6% attraverso BpiFrance.
DAGOREPORT del 13 novembre 2015
L’ombra lunga di Orange, il gigante della telefonia, il cui primo azionista è lo Stato francese con il 27%, si allunga sempre di più sulla malconcia Telecom Italia. Era proprio quello che temeva Matteo Renzi, che nel suo incontro dei primi di agosto con Vincent Bollorè, salito al 20% in Telecom, aveva chiesto al finanziere bretone due cose: di investire nella fibra ottica (fa parte della prossima campagna elettorale del Cazzaro di Rignano) e di non portare il gruppo nelle fauci di Orange. E Bollorè aveva dato le sue garanzie, da navigato uomo di finanza.
FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA
Nel frattempo, però, il quadro è cambiato e ormai se ne sono accorti anche a Palazzo Chigi. E’ successo che Claudio Costamagna, nuovo presidente della Cdp, ha fatto i suoi conti su un eventuale ingresso della Cassa nel capitale di Telecom Italia allo scopo di puntellarne l’impegno proprio sull’ammodernamento della rete. Si tratta di un progetto che piaceva molto ad Andrea Guerra, l’ex consigliere economico di Renzi che aveva pilotato il cambio dei vertici in Cdp e che Dagospia aveva raccontato praticamente in diretta. Ed era un progetto che piaceva anche a Bollorè, che avrebbe condiviso volentieri gli investimenti sulla fibra.
Ma il fatto che Costamagna, con l’evidente assenso di Tesoro e Palazzo Chigi, abbia deciso di non entrare in Telecom ha cambiato le carte in tavola. E così ora Monsieur Vivendi non si sente più tenuto a rispettare l’impegno su Orange. E in cuor suo vuole pilotare l’annessione di Telecom Italia all’impero transalpino. Anche perché ritiene che nel medio termine in Europa rimarranno solo tre operatori: Vodafone, Deutsche Telekom e Orange (Telefonica è ritenuta più che altro una società forte in America Latina).
Chi ha capito come è girato il vento è un altro francese, Xavier Niel. Anche se nasce come “industriale”, su Telecom si è comportato da consumato raider e ha prenotato il 15% della società perché scommette in un grande apprezzamento del titolo quando l’operazione con Orange sarà matura. Non è né amico né nemico di Bollorè, perché in affari l’interesse fa premio su queste umane debolezze. Si è solo seduto a tavola per tempo, convinto che si farà un bel gruzzolo.
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