
FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO"…
BURP! LO SPREAD VOLA SOPRA I 230 PUNTI – L’ULTIMA VOLTA SU QUESTI LIVELLI ERA IL 2013 – VACILLA LA BORSA: CROLLANO I TITOLI BANCARI (RAFFICA DI SOSPENSIONI AL RIBASSO) – L’ESPERTO: “IL NERVOSISMO NON SVANIRÀ E L’ATTENZIONE SUL NOSTRO PAESE CONTINUERÀ A RESTARE ALTA IN ATTESA DI CAPIRE CHE COSA EMERGERÀ DAI PROSSIMI SCENARI"
Sandra Riccio per La Stampa
CATTELAN PIAZZA AFFARI BORSA MILANO
Piazza Affari vacilla. Questa mattina l’indice di Milano FtseMib ha aperto in forte rialzo con un progresso di oltre un punto percentuale e mezzo dopo il «no» di Sergio Mattarella a Paolo Savona. A mezzogiorno l’indice però vira a -1,75% trascinato dai titoli bancari. Tra i titoli in asta Banca Generali, Fineco, Ubi e Bper.
Andamento analogo per lo spread che, dopo essere partito in regresso a 188 punti base (dai 202 di venerdì scorso), dopo un’ora dall’avvio di seduta si riporta a quota 193 punti e poi tocca i 230 punti base, per la prima volta da novembre del 2013. Il rendimento del Btp decennale è al 2,66%, sui massimi da settembre del 2014.
Gli scambi di oggi sono tuttavia orfani di due delle maggiori piazze e le operazioni sono più contenuti rispetto al solito: oggi la Borsa di Londra è chiusa, negli Stati Uniti è il Memorial Day e a Wall Street non aprirà. Il nuovo colpo di scena arrivato dall’Italia ha ribaltato nuovamente il contesto.
L’ESPERTO: “IL NERVOSISMO NON SVANIRÀ”
«Il nervosismo non svanirà e l’attenzione sul nostro Paese continuerà a restare alta in attesa di capire che cosa emergerà dai prossimi scenari». Per l’esperto, il nulla di fatto sarà seguito da un flusso ininterrotto di annunci e di notizie che scandirà le giornate di Borsa con trend che non saranno univoci. Porterà a sali-scendi anche nell’arco della stessa seduta, fino a che non ci sarà più chiarezza sul futuro.
«Comunque i mercati hanno capito che non ci sarà una soluzione a breve» dice l’esperto -. Subito dopo il voto, avevano dato per scontato che si sarebbe arrivati a una soluzione “all’italiana” che avrebbe accontentato tutti. Poi con gli elementi di preoccupazione emersi, come le spese che avrebbero pesato sui conti pubblici, hanno messo in fibrillazione gli operatori che hanno iniziato a vendere».
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