DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Fabio Pavesi per Milano Finanza - Estratti
Con l'acquisto di una quota di Mps di poco superiore al 5% Francesco Gaetano Caltagirone è tornato su luogo del delitto.
Lo ha fatto 12 anni dopo l'uscita dall'azionariato della banca, avvenuta a inizio 2012, dopo che era stato socio rilevante, anche in quel caso con una partecipazione prossima al 5%, fin dal 2003. Ma la passione riaccesa porta con sé uno strascico giudiziario dal passato. Che vale 741 milioni di euro di danni: a tanto ammonta infatti la richiesta di risarcimento avanzata da sei società riconducibili all'imprenditore nella causa intentata contro il Monte nell'agosto 2022. E che sarebbe, secondo quanto risulta a Milano Finanza, tuttora in piedi.
La causa presso il Tribunale di Roma e di cui si ebbe notizia per prima volta con la pubblicazione del bilancio del 2022 di Mps, riguarda l'impatto sugli investimenti in azioni della banca senese effettuati tra 2006 e 2011, «sul presupposto che tale anno sia collegato direttamente alla condotta asseritamente illecita posta in essre» da Mps, per effetto della «diffusione di informazioni price sensitive erronee fin dal 2006» che avrebbero generato una «rappresentazione non veritiera della situazione patrimoniale della capogruppo».
Nel mirino dell'ingegnere ci sarebbero la gestione Mussari-Vigna, l'affaire dei derivati e l'acquisizione di Antonveneta, madre di molte delle difficoltà che Mps ha affrontato durante la crisi. Nella citazione riportata nel bilancio 2022 di Mps le società di Caltagirone affermano di aver investito in azioni Mps, di cui l'imprenditore è stato vice presidente da aprile 2006 a gennaro 2012, «circa 856 milioni di euro» e di aver rivenduto «nei primi mesi del 2012 riportando una minusvalenza di circa 741 milioni».
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Del resto guardando al bilancio 2011 di Fincal, la società dell'universo societario di Caltagirone che possedeva una quota importante di quel pacchetto del 4,7% di Mps detenuto, risulta che in quell'anno che precedette le dimissioni da vice-presidente della banca, Fincal svaluto la quota per so1 milioni su un portafoglio di 460 milioni. Dal deposito della causa sono passati poco più di due anni. Nel bilancio 2023 la banca toscana ha derubricato il petitum da rischio probabile a rischio remoto.
Di fatto la sentenza della Cassazione dell'autunno 2023 che ha assolto in via definitiva Mussari e Vigni dalla vicenda dei derivati sgonfia anche la causa Caltagirone. Che però risulterebbe, secondo quanto ha verificato Milano Finanza con fonti di Mps tuttora in piedi.
Mentre il gruppo Caltagirone contattato ha espresso un no comment. La causa rischia ora di apparire ingombrante dato che l'imprenditore romano è tornato ad avere un ruolo di peso nello banca cui chiede i danni. Con l'effetto paradossale che se per ipotesi la causa venisse vinta provocherebbe una ferita nei conti dell'istituto danneggiando anche il suo nuovo investimento ed è vero che Caltagirone da quella prima avventura a Siena ci ha rimesso denaro è altrettanto vero che con i successivi investimenti di successo, prima in Unicredit e poi in Mediobanca e Generali si è più che rifatto delle perdite toscane.
Solo gli investimenti finanziari nel Leone e in Mediobanca hanno plusvalenze vicine al miliardo. In fondo anche per Caltagirone, come per tutti, investire in capitale di rischio ha sempre un prezzo: una volta si vince, una volta si perde.
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