CAOS MPS - DOPO LA BUFERA GIUDIZIARIA PROFUMO RESTA CON TRE CARTE IN MANO: SPEZZATINO, SOCIO PUBBLICO O RIDIMENSIONAMENTO - SE STACCA LA SPINA AL "SISTEMA" MONTE, TUTTA SIENA CROLLA - DALLE MACCHINETTE DEL CAFFE' ALLE COPIE DEI QUADRI DEL PALIO, QUALSIASI FORNITURA DESTINATA ALLE SEDI DELLA BANCA SPARSE SUL TERRITORIO NAZIONALE ARRIVA DA IMPRESE E ARTIGIANI SENESI - LA FONDAZIONE FA IL TIFO PER RIPORTARE L'ISTITUTO IN UNA DIMENSIONE LOCALE E CONTINUARE A SPARTIRE LA TORTA…

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Francesco De Dominicis per "Libero"

Per capire cosa significhi per Siena il «sistema» Monte dei Paschi, e quindi tastare con mano i timori cagionati dalla tempesta giudiziaria che da mercoledì si è abbattuta sulla provincia toscana, basta fare un salto a Milano, in una delle tante sedi di Mps. Ed eccola sorpresa Qualsiasi tipo di fornitura arriva da artigiani e imprese del comune senese: dalle macchinette del caffé ai quadri raffiguranti avvincenti scene del Palio.

Funziona così, da sempre: il «Babbo Monte» dà da "mangiare" ai senesi, quasi tutti. E chi non lavora allo sportello prende (legittimamente) soldi in altro modo. Un meccanismo oliato che «finirà» ha detto però ieri il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi. La città, perciò, trema e attende le mosse della Procura di Siena Tra i quattro indagati, ci sarebbero l'ex dg, Antonio ogni, e i tre membri del collegio sindacale in carica nel 2008, durante l'assalto da 10 miliardi di euro alla banca Antonveneta, al centro dell'inchiesta. Nessun avviso di garanzia per l'ex presidente, Giuseppe Mussari.

Tuttavia, gli sviluppi dipendono in buona parte dalla Guardia di finanza. Nei fatti, la regia delle indagini è stata spostata a Roma: tutta la documentazione Mps sequestrata è nelle mani del Nucleo di polizia valutaria delle Fiamme gialle. È la Gdf a guidare, in qualche modo, le operazioni. Mentre le sorti di Rocca Salimbeni sono nelle mani del nuovo tandem al vertice, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola Secondo indiscrezioni, presidente e amministratore delegato, insieme con un altro paio di membri del cda, avrebbero formato un gruppo direttivo con poteri straordinari.

Un assetto - che assomiglia parecchio al commissariamento - in grado di mettere fuori gioco una fetta rilevante del vecchio top management. Una «soluzione interna» con la quale sarebbe stata «rassicurata la Banca d'Italia» spiega una fonte vicina al dossier.

Ora si tratta di capire come verrà disegnato il piano industriale, che dovrebbe arrivare a metà giugno. Le teoriche soluzioni sul tavolo di Profumo sarebbero tre: aumento di capitale propedeutico alla vendita di Mps in Italia sotto forma di "spezzatino" o in blocco a un player straniero; ingresso nell'azionariato della Cassa depositi e prestiti attraverso la conversione degli 1,9 miliardi di euro di Tremonti bond ora in mano al Tesoro; progressivo ridimensionamento del gruppo, con cessioni parziali della rete, mascherato da «banca dei territori». Le prime due piste farebbero perdere alla Fondazione Mps (oggi azionista col 33%) il controllo di Rocca Salimbeni.

Così l'ente guidato da Gabriello Mancini potrebbe fare il tifo per l'ultima alternativa. Anche se Comune e Provincia - che determinano le scelte di palazzo Sansedoni - la pensano diversamente. Per il sindaco Franco Ceccuzzi e il presidente Simone Bezzini serve una svolta e «l'architettura della Fondazione va sottoposta averifica». Ceccuzzi e Bezzini, ieri, hanno messo in discussione financo il 33%: «Per l'autonomia servono i risultati, non i numeri». Quelli di piazza Affari dicono che ieri il titolo è sceso ancora (-1,19%) arrivando a 0,24 euro ad azione. Per Profumo la strada resta in salita.

 

ALESSANDRO PROFUMO jpegFABRIZIO VIOLA GIUSEPPE MUSSARI Gabriello ManciniFRANCO CECCUZZI