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Enrico Franceschini per "la Repubblica"
Potrebbe essere un pub inglese a cambiare il modo in cui in tutta Europa si seguono le partite di calcio e si guardano i film in tivù. L'Unione Europea ha aperto un'indagine formale sulle restrizioni che limitano l'accesso televisivo a grandi avvenimenti sportivi e alle produzioni hollywoodiane, dividendone i diritti paese per paese. Lo ha rivelato ieri il
Financial Times, citando fonti di Bruxelles.
E' una «partita» da miliardi di euro, che riguarda centinaia di milioni di persone da Londra ad Atene, da Stoccolma a Roma, nei 28 membri della Ue. E tutto è partito dalla causa intentata dalla proprietaria di un minuscolo pub di una cittadina di provincia inglese.
In nome delle norme antitrust continentali, l'inchiesta potrebbe portare a nuove regole per decidere come vengono venduti i diritti tivù, eventualmente creando un mercato «liberi tutti», dove ogni operatore può acquistare diritti per qualsiasi paese.
O forse, magari in prospettiva futura, a una vendita di diritti dei grandi avvenimenti sportivi e dei grandi show, serial e telefilm di Hollywood con un contratto negoziato contemporaneamente con tutta l'Europa.
Tutto è cominciato due anni fa, quando Karen Murphy, operatrice di un pub a Portsmouth, nell'Inghilterra del sud, ha iniziato a trasmettere le partite della Premier League e della Champions League di calcio per gli avventori del suo locale in virtù di un carta satellitare di una tivù greca. Tecnicamente, la visione era possibile.
Legalmente, rappresentava una sfida alla BSkyB, la rete televisiva privata parte dell'impero mediatico di Rupert Murdoch, detentrice dei diritti per la maggior parte degli incontri di football nel Regno Unito. Il network di Murdoch ha prima minacciato di azione legale, poi fatto causa alla proprietaria del pub. Ma la disputa è finita davanti alla Corte di Giustizia Europea, che con un primo provvedimento ha dato parzialmente ragione alla Murphy.
E' stata questa sentenza, scrive il quotidiano della City, a spingere Joaquin Almunia, il commissario della Ue per l'Antitrust, a ordinare un'indagine. Le leggi sulla libera concorrenza, si desume dalla decisione, dovrebbero in teoria consentire a qualunque operatore europeo di vendere diritti in qualunque paese, e dunque ai consumatori di acquistare tali servizi da chi vogliono, non soltanto dall'operatore basato nel proprio territorio nazionale.
Potrebbe essere il primo passo di una rivoluzione nell'assegnazione dei diritti televisivi in Europa: un «tutti contro tutti dappertutto», in prima istanza, oppure, eventualmente in un secondo tempo, a una contrattazione europea, per la vendita ad esempio dei diritti per trasmettere le partite della Champions League, assegnando poi la visione ai vari operatori di ogni paese.
In ogni caso si tratta della possibilità di una svolta dalle conseguenze ancora imprevedibili, che può condurre a nuove formule in questo campo, con l'intento - secondo la Commissione Europea - di fornire migliore competizione e di abbassare i prezzi per i consumatori.
Alla luce di quanto si profila, osserva il Financial Times, una prima mossa potrebbero farla i due operatori televisivi che attualmente si dividono i diritti del calcio in Gran Bretagna, la BSkyB di Murdoch e la British Telecom, balzata prepotentemente sul mercato nell'ultimo anno, acquistando di recente la maggioranza delle partite di Champions.
MURDOCH VOGLIO BSKYB stadi mondiali di calcio mexesJOAQUIN ALMUNIAchampions_league
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