1. AL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI FINE MESE MANCANO ANCORA 18 GIORNI (29/9), MA IN MEDIOBANCA C’È UNA POLTRONA CHE BALLA GIÀ PAUROSAMENTE ED È QUELLA DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO. CE LA FARÀ ALBERTO NAGEL A FARSI RICONFERMARE? 2. AL SUO FIANCO BRILLA VINCENT BOLLORÈ, SOCIO DI SPICCO DI MEDIOBANCA, CHE GRAZIE A NAGEL E ALL’OFFERTA DI TELECOM HA SPUNTATO UN PREZZO MIGLIORE DA TELEFONICA 3. MA BOLLORÈ E’ SOCIO, NON PADRONE. PERCHÉ IL PRIMO AZIONISTA DELLA BANCA CHE FU DI ENRICO CUCCIA SI CHIAMA UNICREDIT E IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE FEDERICO GHIZZONI, IN PIENO ACCORDO CON I SUOI SOCI ARABI, SI SIA STUFATO DELL’ERA NAGEL 4. A INDEBOLIRE LA POSIZIONE DI NAGEL C’È ANCHE LA ROTTURA DEL SODALIZIO CON IL PRESIDENTE RENATO PAGLIARO SUL FRONTE LIGRESTI-FONSAI E TELECOM E “CORRIERE”

DAGOREPORT

 

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Al consiglio di amministrazione di fine mese mancano ancora 18 giorni (29 settembre), ma in Mediobanca c’è una poltrona che balla già paurosamente ed è quella dell’amministratore delegato. Che fine farà Alberto Nagel, il manager ormai più di casa a Londra che a Milano? Chi conosce gli equilibri di piazzetta Cuccia lo vede parecchio indebolito e i segnali si moltiplicano di giorno in giorno.

 

La gestione dell’affare Telecom-Gvt, in cui Nagel si è ritagliato un ruolo da protagonista anche come advisor dell’ex monopolista dei telefoni, ha messo a nudo le trame dell’amministratore delegato per conservarsi la cadrega. Come raccontato una settimana fa da questo disgraziatissimo sito, alla fine Mediobanca ha solo aiutato la Vivendi di Vincent Bollorè a spuntare un prezzo migliore da Telefonica. Insomma ha fatto da “lepre”, come si dice in gergo, nella speranza di rendere un servigio a un signore come Bollorè che è anche, casualmente, socio di spicco di Mediobanca.

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Socio, ma non padrone. Perché il primo azionista della banca che fu di Enrico Cuccia si chiama Unicredit e il destino vuole che Federico Ghizzoni, in pieno accordo con i suoi soci arabi, si sia stufato dell’era Nagel e sia favorevole a un ricambio al vertice della banca d’affari.

 

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A indebolire la posizione di Nagel c’è anche la rottura del sodalizio con il presidente, Renato Pagliaro. Quest’ultimo non ha condiviso le mosse dell’amministratore delegato né sul fronte Ligresti-Fonsai né su quello Telecom. Più in generale, è su tutto il capitolo delle partecipate che Pagliaro non condivide la gestione Nagel. L’ultimo episodio riguarda Rcs. Pagliaro non ha apprezzato la decisione di pubblicizzare la notizia di Ferruccio De Bortoli direttore a tempo, scadenza un anno, uscita in concomitanza con l’uscita da Intesa di Bazoli, che per lui è stata un segno di debolezza e, allo stesso tempo, un’inutile figuraccia.

 

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Sulla partita in corso per la direzione del Corriere, per inciso, va segnalato che le ricerche del successore di De Bortoli si stanno indirizzando verso l’estero: per la precisione si vocifera di una donna che lavora per una testata internazionale. Un identikit che si adatta benissimo ad Alessandra Galloni, quarantenne capo dell’agenzia Reuters per il Sud Europa e per 12 anni corrispondente del “Wall Street Journal-Europe”.

 

Sia come sia, stiamo parlando della prossima primavera. Ovvero di una stagione in cui in Mediobanca potrebbero essere cambiate parecchie cose.