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COLPO DI SCENA NELLE INDAGINI SUL FALLIMENTO DI "MERCATONE UNO", DICHIARATO NEL MAGGIO 2019 CON LA PERDITA DI 1800 POSTI DI LAVORO: NEL MIRINO FINISCONO GLI EX COMMISSARI DELL'AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA CHE AVREBBERO CAUSATO UN BUCO DI 91 MILIONI, SOTTOSCRIVENDO CONTRATTI "NON CONFORMI AL PROVVEDIMENTO DI AUTORIZZAZIONE DEL MISE"
Monica Serra per "la Stampa"
Un buco di 91 milioni di euro causato dalla «squilibrata operazione trilaterale» tra gli ex commissari dell'amministrazione straordinaria, la Shernon e la Gordon Brothers International. Colpo di scena nelle indagini nate dal fallimento del Mercatone Uno, dichiarato nel maggio 2019 con la perdita di 1800 posti di lavoro.
Dopo aver chiesto il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta degli ex amministratori della Shernon (società che aveva acquisito il Gruppo), i pm Riccardo Targetti e Roberto Fontana si sono concentrati sulle «sciagurate» operazioni condotte dagli ex commissari governativi che avrebbero sottoscritto contratti «non conformi al provvedimento di autorizzazione del Mise».
Per questo, ieri, la Gdf ha perquisito gli studi dell'ex commissario Ermanno Sgaravato e acquisito tutta la documentazione relativa al procedimento dagli uffici del Mise. Nel nuovo filone di inchiesta si ipotizza l'accusa di «causazione del dissesto per effetto di operazioni dolose» contro i commissari (con Sgaravato, Stefano Cohen e Vincenzo Tassinari) e gli amministratori della Gordon, l'unica che si è arricchita, ottenendo in sei mesi «il 40 per cento del capitale investito».
La Shernon era entrata nell'affare con il sostegno di un fondo americano che, all'ultimo, si sfilò. Così i commissari, che a quel punto per i pm avrebbero dovuto chiudere la procedura e dichiarare il fallimento, individuarono la Gordon, cui furono ceduti i magazzini del Gruppo a un valore del 30 per cento rispetto a quello di mercato, dando di fatto il colpo di grazia alla società.
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