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R.E. per “la Stampa”
Vivendi, primo socio di Tim, si schiera, e questa volta in maniera decisa, per la rete unica. Il ceo Arnaud De Puyfontaine, invitato al Meeting di Comunione e liberazione a Rimini a parlare di innovazione e digitalizzazione al servizio della persona, esce per un momento fuori tema e sembra mandare un messaggio alla politica, che con le sue schermaglie pre-elettorali rischia di rallentare il processo di riassetto del gruppo.
«La Rete unica è il giusto passo da fare, possiamo essere a un punto di svolta», afferma.
«La visione di Vivendi è sempre stata quella di essere investitore a lungo termine. Ecco perché è iniziato questo viaggio in Italia», aggiunge il manager. Ed essendo un gruppo dedicato ai media e all'intrattenimento, ricorda che per distribuire i contenuti «bisogna avere le giuste infrastrutture e abbiamo per questo bisogno di Tim». L'obiettivo è banalmente utilitaristico ma forse era necessario sottolinearlo per fugare i fantasmi dei nazionalisti.
«Lo ripeto sempre: noi vogliamo essere proattivi e costruttivi per creare questa rete unica a vantaggio di tutte le imprese e i cittadini italiani, e stiamo facendo il possibile affinché questo avvenga. La domanda non è chi debba essere proprietario della rete unica e ora non so dire chi lo sarà, l'importante non è chi ne sia proprietario, ma che obiettivo avrà, e se accelererà la banda larga per i cittadini e le imprese. Io farò ciò che serve per creare le giuste condizioni e un ambiente favorevole coi politici e con gli azionisti, se mi sarà permesso farlo» .
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
Risponde indirettamente alle preoccupazioni di Antonio Tajani di Forza Italia, che sempre dal Meeting ha sottolineato, rispetto al progetto di rete unica allo studio di Tim, Cdp e Open Fiber, che «deve essere tutelata la sicurezza nazionale. Non è solo una questione economica: si può fare la concorrenza per quanto riguarda l'uso ma non per quanto riguarda la rete, che deve rimanere sotto il controllo dell'autorità dei governi» .
Il Governo è il convitato di pietra e il ministro dell'Innovazione tecnologica Vittorio Colao fa il punto sulla transizione digitale, ma non parla di infrastrutture. E d'altra parte il ministro ha sempre detto di voler lasciar lavorare le aziende senza sbilanciarsi: «Sono stati diciotto mesi molto intensi, c'è un po' di rammarico perché il passaggio di consegne avverrà prima del previsto ma comunque...buon viaggio» è il bilancio e insieme l'augurio al prossimo Governo a cui passa il testimone anche del dossier rete unica, uno dei primi che il nuovo esecutivo dovrà essere affrontato essendo la scadenza per presentare un progetto fissata al 31 ottobre.
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