
DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO…
1 - "CONSOB CONSULENTE DEI SUOI VIGILATI"
Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"
Le cose sono andate così. Venerdì scorso il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, va in visita alla sede milanese della Consob, dove il presidente Giuseppe Vegas gli fornisce istruzioni su come confezionare l'intricata operazione Fonsai-Unipol in modo da farla approvare dall'organismo di vigilanza sui mercati finanziari.
Uno dei commissari Consob, Michele Pezzinga, affida a Repubblica un commento esplosivo: "Non mi pare opportuno, e non so quanto giovi all'immagine della Consob, indossare i panni che normalmente vestono i consulenti di gruppi privati, suggerendo una riformulazione dell'operazione che al momento nessuno sa se possa incontrare il via libera del consiglio".
à la prima volta, che si ricordi dall'istituzione della Consob (1974) che un commissario attacca pubblicamente il presidente su una questione evidentemente legata all'etica. Su tutto questo Vegas oppone il no comment.
Domenica, poi, è accaduto che si sono riuniti i consigli d'amministrazione dell'Unipol e della finanziaria Premafin e hanno riformulato tutto il progetto di intervento sulla Fonsai, cambiando i piani rispetto a quanto già annunciato al mercato, verosimilmente accogliendo i suggerimenti di Vegas.
Ieri, alla riapertura della Borsa, bagno di sangue per tutti i titoli del gruppo: Fonsai -8,30 per cento, Milano Assocurazioni -6,69 , Unipol -3,32 e Premafin addirittura -22 per cento . Il solito saliscendi, con chi guadagna tanto e chi rimane a contare le perdite.
La partita è finanziariamente e giuridicamente complicata. La Fonsai è la seconda compagnia assicurativa italiana dopo le Generali, ma la famiglia Ligresti l'ha mandata in rovina: chiuderà il bilancio 2011 con oltre un miliardo di perdite, e ha bisogno di oltre un miliardo di nuovi capitali per non essere commissariata dall'Isvap, l'authority di vigilanza sul settore delle polizze. Mediobanca, da sempre angelo custode di Salvatore Ligresti, deve impedire che la principale concorrente delle Generali finisca in mani nemiche. C'è lì pronta l'Unipol, pesantemente indebitata con Mediobanca.
L'operazione inizialmente prevedeva che Unipol comprasse dai Ligresti la maggioranza delle azioni di Premafin, la scatola indebitata che contiene a sua volta il pacchetto di controllo di Fonsai. La legge prevede per casi del genere l'obbligo di Opa (offerta pubblica di acquisto) a cascata. Significa che Unipol dovrebbe offrire agli azionisti di minoranza di Premafin lo stesso prezzo pagato ai Ligresti, e poi acquistare anche tutte le azioni di minoranza Fonsai.
Unipol non ha le forze per comprare tutto, può prendere solo il pacchetto di controllo lasciando gli azionisti di minoranza col cerino in mano, secondo le migliori tradizioni del capitalismo all'italiana.
Un modo c'è: l'obbligo di Opa decade se siamo di fronte a un salvataggio. Solo che l'operazione è partita in modo quantomeno sospetto. L'Unipol aveva promesso a Ligresti di comprare le sue azioni Premafin al doppio del valore di mercato: che salvataggio è se colui che ha mandato in malora tutto se ne esce vendendo le sue azioni al doppio della quotazione di Borsa?
Ed ecco il prezioso consiglio di Vegas. Ligresti non vende più le sue azioni, ma la Premafin lancia un aumento di capitale da 400 milioni riservato all'Unipol, che sottoscrivendolo acquisirà il controllo della finanziaria e della sottostante Fonsai. Qui la Consob potrà dire che di salvataggio effettivamente si tratta: basta avere la memoria corta e fingere di non ricordare che Unipol aveva annunciato pubblicamente che era disposta a pagare la Premafin (quantunque da salvare) il doppio del valore di mercato.
Dopo quell'annuncio i titoli Premafin erano schizzati verso l'alto, visto che era inevitabile che Unipol avrebbe pagato 33 centesimi tutte le azioni esistenti, mentre stavano navigando attorno ai 17. Ma ieri, dopo l'annuncio che Unipol non compra più a 33 centesimi da Ligresti per dribblare le regole Consob su consiglio del presidente della Consob, i titoli sono crollati.
La finanza italiana funziona così. Un giorno uno annuncia che comprerà le azioni Premafin a 33 centesimi l'una. Qualche giorno dopo annuncia di aver cambiato idea. Ed è tutto regolare, naturalmente.
Adesso Adusbef e Federconsumatori chiedono le dimissioni di Vegas, "un arbitro che invece di regolare il mercato, gioca una partita sporca prestando la sua consulenza a Mediobanca per raggirare i diritti dei risparmiatori". Il vicepresidente dei senatori Pd, Luigi Zanda, annuncia un'interrogazione e chiede che sia "ripristinata una piena trasparenza".
2 - ISVAP APRE GLI OCCHI ANCHE SU PREMAFIN UNO STATO DI CRISI A SCOPPIO RITARDATO
Giovanni Pons per "la Repubblica"
La lettera è arrivata solo ieri sera, e l´ha spedita l´Isvap all´indirizzo di Premafin, la holding che controlla Fondiaria-Sai. L´authority del settore assicurativo guidata da Giancarlo Giannini, ha acceso un faro anche sulla cassaforte dei Ligresti per avere informazioni sulle operazioni di riassetto in corso. La lettera, a quanto riferiscono fonti qualificate, sarà utilizzata dalle parti coinvolte per chiedere lo "stato di crisi" e l´esenzione Opa anche su Premafin.
La tempistica è però sospetta: da mesi, o addirittura dall´agosto 2010, la holding della famiglia Ligresti è sotto i riflettori per un azionariato opaco e per aver tutte le azioni in pegno presso il sistema bancario con tanto di inchieste avviate da parte della Consob e della magistratura.
La sua principale controllata, la Fondiaria-Sai di cui possiede il 35%, ha bilanci in perdita da almeno due anni, in un crescendo impressionante: 342 milioni nel 2009, 717 milioni nel 2010 per arrivare a 1,1 miliardi nel 2011. Con questa situazione l´Isvap nel giugno 2011 ha imposto un aumento di capitale per 450 milioni su Fonsai e 350 milioni per la controllata Milano, la quale non aveva alcun bisogno di ricapitalizzare se non per fare un piacere ai Ligresti che vedevano la loro quota diluirsi in misura minore.
L´authority non risulta essersi mai occupata di Premafin se non ora, proprio all´indomani di un cambio in corsa della struttura dell´operazione che vede la holding necessitare dello stato di crisi ai fini dell´esenzione Opa.
Chi ha messo i soldi nell´aumento di capitale di giugno in base a un prospetto informativo che vedeva le perdite limitate a 450 milioni ora avrebbe di che lamentarsi, quantomeno per un possibile falso in prospetto. E la Consob chiamerebbe in causa l´Isvap. Una Consob che negli anni passati non ha mai ostacolato le operazioni con parti correlate portate avanti dai Ligresti e che nel 2011 si è distinta per aver chiesto un lancio di Opa a Groupama e accordato un´esenzione Opa a Unicredit per due operazioni molto simili nella struttura. Ora il presidente Vegas ha ritenuto opportuno indirizzare i consulenti dei Ligresti verso una soluzione esteticamente più accettabile dal mercato.
Ma se c´è "stato di crisi" sia in Premafin sia in Fonsai, come sembra accertato dall´Isvap, la holding dovrebbe prima di tutto abbattere il capitale per perdite, ristrutturare o stralciare i debiti con le banche e poi ricapitalizzare facendo entrare nuovi soci come Unipol. Invece si vuole lasciare ai Ligresti la possibilità di mantenere un pacchetto di azioni che poi verranno liquidate al momento della fusione con il diritto di recesso.
Senza fare l´Opa a cascata. Di questo dovrà discutere il collegio Consob che finora non è stato interpellato dal presidente, come ha rilevato il commissario Michele Pezzinga. Un comportamento che ha provocato ieri un´interrogazione parlamentare dell´esponente del Pd Luigi Zanda volta a «verificare se ci sia stata una consistente attività istruttoria svolta irritualmente dal presidente Vegas ed avente come oggetto la riformulazione dell´operazione con l´obbiettivo di ottenere un giudizio positivo del collegio».
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