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Antonella Baccaro per il “L’Economia - Corriere della Sera”
Con lui si può scherzare sul fatto che il suo nome ricordi ai profani lo stadio di Genova: il Marassi. Per il resto Luigi Ferraris, nuovo amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, nominato insieme con la neopresidente Nicoletta Giadrossi, è un manager poco propenso a divagare. Chi lo conosce bene lo definisce «molto concentrato» sulle sue missioni.
Che finora sono state diverse e complesse, spesso legate alla finanza e molto alla gestione delle reti (non ferroviarie). Sfide importanti. Mai quanto quella che sta per affrontare: la messa a terra dei miliardi del Piano di ripresa e resilienza affidati alla potente stazione appaltante delle Ferrovie: 28,3 miliardi sui 32 a disposizione per il capitolo delle infrastrutture.
Ma a 59 anni, il legnanese Ferraris, genovese d' adozione, ai «cacciatori di teste» che per il ministero dell' Economia lo hanno incontrato per valutarne curriculum e attitudine, ha fornito l' impressione di sapere dove mettere le mani. E soprattutto di avere energie fresche da impiegare.
È passato infatti un anno da quando, al momento del rinnovo dei vertici di Terna, l' ultima azienda pubblica che ha guidato per un triennio, su mandato dell' allora premier Paolo Gentiloni, il governo giallo-rosso gli ha preferito Stefano Donnarumma, cui venne attribuito un forte sostegno grillino.
treno frecciarossa covid free 2
Eppure, come rivendicava puntigliosamente Ferraris a fine mandato in Terna, «al termine di questi tre anni, tutti i principali indicatori economici e finanziari hanno mostrato un rilevante aumento, con ricavi, ebitda, utile netto e investimenti in crescita rispettivamente del 9, 13, 20 e 48% rispetto al livello di fine 2016. Inoltre, negli ultimi tre anni abbiamo distribuito ai nostri azionisti circa 1,4 miliardi di euro di dividendi cumulati».
Cospicua, a dire il vero, anche la sua buonuscita: 4,7 milioni di euro lordi. A livello del suo stipendio in Terna, che nel 2018 fece di lui il terzo manager pubblico più pagato dopo Claudio De Scalzi (Eni) e Francesco Starace (Enel), con una busta-paga da 2,83 milioni lordi.
Un piazzamento che sorprese molti, non essendo quello di Ferraris un nome abituato a rimbalzare sulle pagine dei giornali. Un controllo approfondito di quanto pubblicato su Ferraris sulla stampa italiana, lo colloca tra i pochi manager che parlano solo in occasione della presentazione dei conti e dei piani industriali.
Nessuna intervista fuori quadro, nessun accenno personale, tanto che le uniche passioni che gli si attribuiscono sono quelle per la montagna, il mare e la musica classica. Mentre tra le note biografiche emerge solo il fatto che sia sposato e abbia due figli. L' understatement può consentire l' inabissamento di chi lo persegue.
Ma ha anche l' effetto involontario, in casi come questo di decisa ascesa, di conferire all' interessato un' aura di riservatezza: il profilo tipico del civil servant. In epoca Draghi, un' ottima carta da giocare.
Le altre carte, Ferraris le ha messe sul tavolo sciorinando le esperienze in società come Agusta, Piaggio VE, Sasib Beverage, Elsag Bailey Process Automation, Elsacom (Finmeccanica).
Ma soprattutto i 16 anni all' Enel, dove ha ricoperto varie posizioni, tra cui quella di chief financial Officer (2009-2014) e presidente di Enel Green Power, di cui ha curato la quotazione, ai tempi dell' amministratore delegato Fulvio Conti.
Con l' arrivo di Francesco Starace all' Enel, Ferraris nel 2015, per due anni, passa a Poste nel ruolo di chief financial officer e anche qui guida il processo di privatizzazione e quotazione. Un risultato che lo proietta finalmente al vertice di un' azienda pubblica: Terna, appunto.
La sua uscita di scena ha corrisposto con l' estromissione per un anno dal circuito delle nomine pubbliche. Così, l' anno scorso Ferraris è rientrato nel privato come consigliere non esecutivo dell' azienda d' impiantistica Psc Group, dove ha ritrovato Fulvio Conti in veste di vicepresidente.
E vi avrebbe trovato anche Mauro Moretti, designato a diventare l' amministratore delegato di quella società già forte di molte commesse pubbliche, anche quelle di Fs. Tanto è bastato a alimentare l' idea che il suo arrivo in piazza della Croce Rossa sia stata suggerita al governo dall' ex dominus di Ferrovie, la cui ombra aleggia da sempre su chiunque ne prenda il posto.
Ferraris però con il Pnnr ha l' occasione di imprimere un' altra svolta storica al gruppo, come quella dell' Alta Velocità con Moretti. Due le sfide principali: la prima è l' infrastrutturazione del Sud del Paese con l' Alta Velocità, la seconda è la digitalizzazione di reti e mezzi. Ma c' è anche un' altra missione che potrebbe essere la carta coperta dell' ingaggio: il ritorno al progetto di quotazione di Fs. Il nuovo amministratore è esperto di finanza e, in particolare, di quotazioni. Certo, i tempi non sono maturi, prima ci sarà da recuperare il traffico perduto e i conti che ne hanno risentito. Poi si vedrà.
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