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Ugo Bertone per “Libero Quotidiano”
Non basta una Mela a saziare l' appetito di Margrete Verstagen, commissaria Ue alla Concorrenza. Non paga di aver messo nel mirino Apple, ieri la combattiva figlia di un pastore protestante danese (per giunta vegetariana) ha concesso il bis: anche Mc Donald' s, la multinazionale degli hamburger, dovrà rispondere di evasione fiscale.
Stavolta, per la verità, la multa in questione è "solo" di 500 milioni di dollari, spiccioli rispetto ai 13 miliardi contestati al colosso fondato a Steve Jobs, ma che potrebbero avere una certa influenza sulla politica europea del colosso dei fast food: la multa è pari a circa un quarto dei profitti (1,8 miliardi) realizzati in Europa dal 2009 in poi. Una bella sberla, anche se è presto per dire come finirà la vicenda o, tantomeno, per prevedere se ci sarà un qualche impatto sul prezzo del McDo sul mercato europeo.
Cambia, rispetto ad Apple, anche la "vittima" (meglio dire il complice) della multinazionale Usa: al centro dell' indagine non è l' Irlanda, bensì il Lussemburgo, protagonista di centinaia di accordi fiscali con multinazionali di tutto il mondo.
Infine, è diversa l' accusa: non si parla in questo caso di "panino" olandese (ovvero il trasferimento degli utili al netto delle tasse vero Curaçao o altri Paradisi protetti da Amsterdam), ma di un altro meccanismo (o inghippo) reso possibile dall' attiva collaborazione dei funzionari cresciuti alla scuola di Jean-Claude Juncker, attuale presidente della Ue, per molti anni regista della politica fiscale del Lussemburgo.
La multinazionale degli hamburger, secondo i documenti raccolti da Luxleaks nel 2009 ha siglato un' intesa che consente alla filiale europea del gruppo, basata in Lussemburgo, di non pagare tasse sui profitti realizzati in Europa, Russia compresa, purché la società dimostrasse di aver pagato le tasse in America.
Peccato che, con una successiva trattativa Mc Donald' s abbia poi chiesto e dimostrato che l' accordo fiscale tra Washington e il Lussemburgo non prevede lo scambio di informazioni sui profitti. Insomma, secondo miss Verstagen, Mc Donald' s non ha più pagato tasse né in Usa né in Europa. Il risultato?
Secondo la Commissaria Ue, sbarcata ieri in Usa per incontrare il segretario al Tesoro Usa Jack Lew (che su di lei ha appena pronunciato parole di fuoco), la società ha pagato solo l' 1,49% sui profitti contro il 29,2% previsto dalla normativa del Lussemburgo.
Niente di vero, ha replicato il colosso-simbolo della cultura americana a tavola. Le tasse nell' Ue, è la difesa, noi le paghiamo: oltre 2,5 miliardi di euro tra il 2011 ed il 2015. Ma il confronto, appena all' inizio, va assai al di là della guerra del panino. È scontato che l' offensiva di miss Verstager proseguirà presto contro Amazon ed altre aziende Usa.
Nonostante la levata di scudi di 185 manager americani di primo piano che si sono schierati al fianco di Apple, la commissaria non ha alcuna intenzione di fare sconti.
Ma, a dimostrazione che la crociata fiscale non è un' offensiva contro gli Stati Uniiti (che nel frattempo hanno chiesto 14 miliardi di multa a Deutsche Bank) arriva la notizia che la commissaria danese ha aperto un' istruttoria contro Engie, l' ex Suez, controllata al 33% dallo Stato francese.
La società, secondo i documenti raccolti dallo staff della commissaria, gode in Lussemburgo di un doppio "regime di non tassazione" mescolando, a suo profitto, lo status di obbligazione o di tititolo azionario. «Non si può fare», ha sentenziato la Vestagen, alzando il cartello rosso.
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