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Ilaria Maria Sala per "La Stampa"
Il summit di quest'anno dei Paesi cosiddetti «Brics» - Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica - promette di scompaginare parte dell'assetto economico mondiale, con la creazione annunciata di una nuova banca per lo sviluppo, capace di rivaleggiare con la Banca Mondiale stessa.
Il nuovo leader cinese, Xi Jinping, attualmente nel suo primo viaggio estero da Capo di Stato, ha fatto il possibile per sottolineare l'importanza che attribuisce alle nazioni appartenenti ai Brics: la sua prima mèta da Presidente cinese è stata infatti Mosca, seguita poi dalla Tanzania e ora dal Sudafrica, per partecipare al summit a Durban.
Il gruppo di economie emergenti, infatti, da tempo scalpita per il lento adattarsi del resto del mondo e delle sue istituzioni all'arrivo di questi nuovi e così importanti attori - i cinque Paesi appartenenti ai Brics rappresentano il 25% del Pil globale e il 40% della popolazione mondiale - e ha più volte cercato di ottenere maggiore peso tanto alla Banca Mondiale che al Fondo Monetario Internazionale, senza ricevere soddisfazione. Ora, la creazione di una Banca per lo sviluppo, finanziata con circa 10 miliardi di dollari Usa da parte di ognuno dei Paesi membri (un ridimensionamento delle precedenti ambizioni, 50 miliardi a testa).
Non è ancora noto dove sarà la sede della nuova Banca, né come sarà organizzata, ma quello che appare chiaro è che dovrebbe garantire la capacità di finanziare la costruzione di nuove infrastrutture e approvvigionamento energetico.
L'accresciuta importanza del commercio fra Pechino e gli altri Paesi Brics è stata messa in evidenza anche dalla decisione presa ieri fra Cina e Brasile di procedere verso un parziale allontanamento dal commercio in dollari Usa, con l'approvazione di scambi fino ai 30 miliardi l'anno direttamente in valuta cinese o brasiliana, un accordo che dovrebbe diventare operativo già da quest'anno, e proteggere i due Paesi dagli scossoni valutari americani ed europei.
Ciò nonostante, gli scambi commerciali fra le due principali economie dei Brics denunciano un certo squilibrio, dato che il Brasile, la cui crescita è notevolmente rallentata negli ultimi tempi, esporta soprattutto materie prime per importare prodotti finiti.
Fra gli altri temi del summit, anche la promessa di aumentare gli investimenti in Africa, ribadita da Xi proprio in Tanzania, dove ha anche voluto sottolineare di volere una relazione «fra eguali» nel continente africano, per smentire chi reputa che la relazione Cina-Africa non sia granché diversa da quelle di tipo coloniale del passato. Ieri è stato aiutato dal presidente sudafricano Zuma: «La Cina per noi è un esempio da imitare», ha detto.
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