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Lady Coratella per Dagospia
Quello dell’enogiornalista non è un mestiere per giovani, non è un mestiere per poveri e forse non è nemmeno un mestiere, ma un hobby per benestanti.
Un po’ fa fico raccontarsi esperti, un po’ si colma un vuoto culturale cui non si è badato abbastanza quando era il momento di studiare sul serio, di sicuro ci si riposiziona socialmente occupandosi di qualcosa. Mica viene spontaneo a chiunque rispondere: “niente” a chi ti chiede cosa fai nella vita. Per quanto riguarda il giornalismo gastronomico il concetto è più che mai sovrapponibile.
taste the bush vino australiano
Di fatto il giovane che decide di intraprendere la professione enogiornalistica deve fare i conti con editori che non pagano (i più sono alla canna del gas) e che non hanno risorse nemmeno per riunire una redazione. Un assaggiatore di vini deve viaggiare per conoscere le realtà produttive territoriali, le persone che le hanno generate e se ne curano. E poi deve assaggiare di continuo per conoscere, tenersi aggiornato.
E’ incalcolabile il numero di vini prodotti in Italia e nel mondo e lo stesso vino ogni anno è diverso, dipendentemente dall’andamento climatico. Pensare di formarsi frequentando un corso assai costoso o sui libri di testo, sarebbe come proporsi stilisti a Loro Piana dopo aver letto Tutto Uncinetto.
A tutte queste considerazioni va aggiunto un dato ineluttabile, preoccupante se si pensa che siamo fra i primi produttori di vino al mondo: il consumo di vino in Italia è in forte calo, mentre cresce quello di superalcolici, soprattutto fra i giovani, benché non rappresentino la maggioranza nell’insieme dei consumatori. Si tratta di un gap generazionale - che poi non spiega nulla – o l’analisi del dato è tristemente più semplice?
Da un lato il racconto sul vino ha fin qui annoiato, gonfio e tronfio come non mai e sempre più distante dalla realtà produttiva tradizionale, spesso contadina, decisamente più comprensibile, tant’è che il vino si beveva in quantità quando il suo racconto era semplice. Dall’altro il vino costa caro e con i superalcolici si parte prima di capoccia, ci si sbronza più in fretta.
Qualcuno di voi ha mai compreso il significato del sacro monito: bevi responsabilmente? Cosa vuol dire? Significa grossomodo questo: le multinazionali degli spiriti fanno soldi a palate (a palate vere) con prodotti spesso di dubbia distillazione, quelli che vi fanno diventare schiavi dell’analgesico del giorno dopo, ma la colpa non è loro. Perché loro, le multinazionali degli spiriti, ve l’avevano detto.
http://www.tipicamente.it/2016/02/non-e-un-mestiere-per-giovani/
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