DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
cristina saracino lapo chiara ferragni
Raffaella Polato per “L’Economia- Corriere della Sera”
La donna da 30 milioni di euro - quest' anno: il prossimo la cifra andrà ritoccata - per l'universo extra-social è ancora soltanto una blogger fidanzata con un rapper. Errore. Anche un po' snob. Assolutamente da non fare. Se ne sono accorti per primi alla Harvard Business School: Chiara Ferragni, per loro, è un' imprenditrice con una case history degna di essere tra i classici (già) da studiare.
CHIARA FERRAGNI MAGNA LA CACIO E PEPE
Un paio d' anni dopo, lo scorso settembre, è arrivato Forbes: e ha decretato che la trentenne cremonese è la fashion influencer più potente del mondo, che dettare le tendenze (nella moda, in questo caso) è affare da leader, che da un blog si possono costruire nuovi paradigmi del binomio comunicazione-impresa e, da questi, un piccolo impero (l' aggettivo non è del periodico Usa, il sostantivo sì) dell' economia 4.0.
In mezzo, tra i due inviti a Harvard e il riconoscimento di Forbes , cresceva il numero di chi la segue su Instagram, cresceva l' azienda, cresceva lei. Chiara Ferragni sarà sempre una blogger, è più che mai un' influencer globale, ma da ottobre - annuncia in questa intervista - è anche presidente e amministratore delegato di Tbs Crew (da The Blonde Salad , il blog da cui tutto è partito). Quel ruolo era stato, fin lì, di Riccardo Pozzoli. Che è poi l'ex fidanzato, l'uomo dell'era pre Fedez (da cui oggi aspetta un bambino). Non devono però essere di tipo affettivo le complicazioni, chiamiamole così, per cui ha deciso di rivoluzionare tutto.
CHIARA FERRAGNI FEDEZ ECOGRAFIA DEL FIGLIO LEONE
In Italia forse no, ma lei è già considerata un’imprenditrice. Sdoganata niente meno che da Harvard. È vero che c'è sempre qualcosa in più da dimostrare, e tuttavia: se la prima Business School internazionale la invita due volte in cattedra e studia il «modello Chiara Ferragni» per quello che è, un prototipo della new digital economy, che cosa le cambia fare anche l' amministratore delegato?
Perché annoiarsi con la gestione quotidiana?
«Perché quella gestione fin qui è stata un po', come dire: familiare. È anche normale, avevo poco più di vent' anni quando ho cominciato con il blog e 26 quando, con la nascita di Instagram nel 2013, è arrivata la svolta. Di colpo, The Blonde Salad è diventato un fenomeno da un milione di follower nel mondo».
A proposito: oggi, quattro anni dopo, quanti sono? Ognuno spara la propria cifra, parlando di lei.
«Allora mettiamo un punto: sono 11,2 milioni».
Però.
«Sono stata molto fortunata».
Magari non solo quello.
«Magari no. Ma ho iniziato con i social, nel 2009, solo perché mi piace condividere. Non ho mai pensato potesse diventare il mio lavoro, meno ancora che avrei avuto questo successo».
Potrebbe goderselo e lasciare che sia un manager, a occuparsi dell'amministrazione aziendale.
«No. Questo non è più un gioco. E io sono cresciuta. Mi sono resa conto che in Tbs c'erano aree che non rendevano, flussi di lavoro da organizzare meglio, consulenze superflue e costi ingiustificati da tagliare. Mi è venuta la voglia di mettere le mani "dentro" l'azienda per rifocalizzarne il business».
Traduciamo.
«Tbs Crew fa tre cose. Gestisce tutte le attività del portale TheBlondeSalad.com . Produce contenuti digitali per noi, ovviamente, e per l' esterno: l' abbiamo fatto per esempio per Tod's. La terza area è anche il core business. È la talent agency che rappresenta me e mia sorella Valentina: assorbe solo il 40% dei costi, porta il 90% dei ricavi».
Che sono, in totale?
«La previsione 2017 è di 6 milioni, il triplo rispetto al 2015 e l'82,5% in più sul 2016. Nel 2018 il trend sarà lo stesso: grazie anche a quattro grossi accordi già chiusi, la stima al momento è un +80%. Con una differenza chiave, per la redditività. Ho accennato alle consulenze esterne e ai costi inutili. Ok: da gennaio il relativo conto verrà tagliato almeno del 35%».
Perdoni: se è così, più che «gestione familiare» del marchio-azienda Chiara Ferragni, quella precedente sembra una gestione allegra. È comunque evidente la ragione per cui si è rotto il rapporto professionale con Pozzoli. Il quale, ora, non ha più ruoli operativi ma è sempre «l'altro socio» di Tbs Crew. Lo resterà?
«Per ora».
Sintetica ed eloquente. Però: non avrà deciso di fare l'amministratore delegato solo per tenere sotto controllo i costi.
«Quello è chiaramente importante. Altrettanto chiaramente, lo è ancora di più la strategia. Questo è un momento magico, da tutti i punti di vista. Ad aprile avrò un bambino, poi mi sposerò. E il tutto non toglie, anzi, aggiunge energie alla vita professionale.
Undici milioni di followers, in tutto il mondo e tutti con un forte interesse per la moda e il fashion in generale, significano che potrei fare dieci post al giorno e guadagnare milioni. Non mi interessa. Durerebbe sei mesi, un anno, e poi? Perderei credibilità. Chi mi segue sa che non indosserò mai un capo che non ha niente a che fare con me, e mai proporrei un brand che non mi rappresenta o, peggio, non è credibile»
chiara ferragni con l ex e il carlino matilda
Poiché è vero che le aziende, del lusso ma non solo, fanno la fila alla sua porta, la domanda è: quanti «no» dice? E c'è stato il rischio che le maglie si allargassero?
«Mettiamola così: preferisco selezionare. Se sono un'influencer, se le multinazionali con cui lavoro vengono da me perché ho un' audience globale, lo devo a un insieme di fattori. Anche quando il blog è diventato un lavoro, l'ho sempre fatto con entusiasmo e sempre sapendo, soprattutto, che ci vuole tempo, che non bisogna forzare. Credibilità è anche questo. Ed è valutare benissimo i partner. Sono allenata, ormai: capisco al volo se i progetti che mi propongono hanno il focus giusto».
chiara ferragni col carlino matilda come bikini
Con il che ha spiegato come si diventa Chiara Ferragni. Ma è evidente anche che Chiara Ferragni lo considera solo un altro punto di partenza. Per andare dove?
«Mi piacerebbe rafforzare ancora, con i partner con i quali lavoro, il rapporto di scambio reciproco: idee, storytelling... Insomma, vorrei essere sempre più una brand builder».
chiara ferragni swarovski crystal party
Wwd, bibbia della moda per molti, dice che una «costruttrice di marchi» lei già lo è. Con Tbs. Ma anche con la Chiara Ferragni Collection, l'azienda di cui è socia e con la quale arriva a valere i famosi 30 milioni di euro.
«Quello è un altro capitolo, non mi impegna nella gestione. Tbs ha però gli stessi obiettivi: guardare al lungo termine e farlo con una strategia di consolidamento internazionale della crescita».
belen e chiara ferragniswarovski crystal party
Lo sa, vero, che a sentirla parlare di strategia, consolidamento, business plan, molti alzeranno scettici il sopracciglio, tipo «Ferragni chi?».
«Ci sono super abituata. Quando ho iniziato con il blog, persino i miei coetanei dicevano "fra sei mesi nessuno saprà chi sei". E quello, in quel momento, era solo un hobby. Ora che è una professione, e che c' è un' azienda, continuo a essere vista come la talent di turno. Non è un problema, per me. I vecchi snobismi non funzionano più, i social hanno abbattuto le barriere. E comunque, la risposta sarà nei risultati 2018».
Che sarà, anche, l'anno in cui voi influencer dovrete rispondere alla lettera-monito ricevuta dall'Autorità Antitrust, assistita dalla Guardia di finanza. Sostanza: fate pubblicità occulta, i follower hanno diritto alla trasparenza.
«A parte il fatto che io li metto da tempo, gli hashtag che segnalano le sponsorizzazioni, vuole una notizia? Quella lettera, io, non l'ho mai ricevuta».
Scusi: stava in tutti i titoli, di tutti i media.
«E infatti quando ho chiesto spiegazioni mi hanno detto: "Sa, lei è la più famosa"».
Si sarà infuriata.
«Per la verità ho rilanciato. Sì, ho trovato comico che usassero me - che applico le regole americane, dunque semmai anticipo le possibili norme italiane - per attirare l' attenzione sul presunto problema».
Presunto?
«Nel senso che non lo è per i follower: lo sanno, quando è pubblicità. È verissimo però che c' è un' area grigia, e che danneggia anche chi è corretto. Morale: stiamo collaborando con l' Istituto di autodisciplina pubblicitaria e con l' Unione nazionale consumatori».
Obiettivo?
«Aprire un dialogo con chi deve legiferare e, magari, aiutare a farlo nell' interesse di tutti: i followers, le aziende, gli influencer».
C' è un eco dei suoi studi in Giurisprudenza, in queste parole. Le mancavano tre esami: mai avuta, la tentazione di tornare in Bocconi e darli?
«Quello sì, quello mi manca. È un percorso che mi sarebbe piaciuto chiudere. Chissà, prima o poi...».
C' entra poco, o forse no: ma a lei, piacciono i comunisti col Rolex?
Pausa (la prima e l' unica in due ore di chiacchierata) combattuta. Comprensibile: per chi non lo sapesse, Comunisti col Rolex è anche il titolo dell' ultimo disco di Fedez (con J-Ax). Alla fine, Chiara Ferragni se la cava così: «Mi piace Fede». Lo sapevamo. La risposta è completa lo stesso.
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