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Estratto dell'articolo di Manuel Follis per “la Stampa”
Proseguono le grandi manovre nel settore dei pagamenti digitali. Chi muove in attacco è sempre il fondo Fsi guidato da Maurizio Tamagnini che dopo aver acquistato Bcc Pay nel settembre 2022 e dopo aver creato un mini polo acquisendo la monetica di Bpm ieri ha concretizzato l'ingresso in Bancomat annunciato a fine aprile.
Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo, Iccrea Banca, Banco Bpm, Bper (tutte azioniste di Bancomat) hanno sottoscritto un contratto vincolante che prevede un investimento di Fsi nella società fino a 100 milioni tramite aumento di capitale riservato.
In sostanza, al termine dell'operazione, Fsi si ritroverà a essere il primo azionista di Bancomat con una quota che dovrebbe aggirarsi intorno al 40%, mentre gli istituti di credito coinvolti nell'operazione diluiranno le rispettive partecipazioni.
Il contratto prevede l'adozione di un modello societario snello [...] In cda saranno presenti esponenti delle banche aderenti, membri nominati da Fsi e anche un rappresentante delle banche socie di Bancomat che non hanno aderito all'intesa. Il board potrebbe poi accogliere altri due o tre consiglieri [...]
Le nuove risorse serviranno a «supportare Bancomat nel rafforzare il proprio ruolo di infrastruttura chiave dei pagamenti del Paese», un rafforzamento che passerà anche dall'acquisizione di aziende con competenze strategiche.
Nel comunicato sull'accordo si spiega anche che la partnership, oltre alle banche sottoscrittrici, «è aperta all'adesione anche di altri clienti attuali e futuri di Bancomat che potranno quindi partecipare alla governance e alla creazione di valore della società».
Un primo riferimento riguarda Unicredit, che attualmente è il secondo azionista di Bancomat ma che non ha sottoscritto l'accordo proseguendo con la linea del dissenso rispetto alla strategia della società. Un dissenso che poche settimane fa aveva portato l'istituto ad astenersi in occasione del voto sul bilancio 2022.
Al di là di Unicredit, è evidente che l'obiettivo di Fsi sarà quello di attirare soggetti (e altri capitali) all'interno della società guidata da Alessandro Zollo. Guardando al futuro, la sfida sta per diventare sempre più internazionale e sempre meno italiana e in quest'ottica, Bancomat per Tamagnini è la società migliore con la quale giocare la partita del consolidamento europeo sia per la forza del brand sia perché sul suo circuito passa quasi il 90% di tutte le transazioni su carte di debito in Italia. Il risiko nel mondo dei pagamenti però è appena iniziato.
Sullo sfondo, ad esempio, bisogna capire quale ruolo avrà Nexi. L'accordo Fsi-Bancomat conferma la presenza della società guidata da Paolo Bertoluzzo come fornitore tecnologico, un partner peraltro fondamentale non solo dal punto di vista industriale ma anche da quello strategico visto che si tratta di una società italiana e il settore dei pagamenti sta diventando sempre più strategico anche dal punto di vista geo-politico.
Ma in futuro Bancomat e Nexi saranno sempre più alleate o sempre più avversarie? Tra gli esperti le opinioni sono molto controverse e probabilmente anche da qui passerà il risiko del mercato dei pagamenti digitali, con l'unica certezza che si tratta di un settore in costante crescita e quindi sempre più nel mirino dei grandi investitori internazionali.
A testimonianza di quanto sia un comparto in fermento, proprio sul tavolo di Nexi si trova al momento l'offerta di F2i per la rete nazionale interbancaria (Rni) un asset il cui valore si dovrebbe aggirare tra 900 milioni e 1 miliardo di euro. La sensazione è che l'operazione potrebbe concludersi entro la fine dell'anno, e l'obiettivo del fondo sarebbe quello di arrivare a un closing già entro la fine di ottobre.
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