DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Fabio Tamburini per “CorrierEconomia - il Corriere della Sera”
C’è un ostacolo non di poco conto sulla strada del grande accordo tra gli azionisti di Wind e l’imprenditore Li Ka-Shing, a cui fa capo H3G. La società controllata da Vimpelcom, che ha come socio di riferimento il miliardario russo Mikhail Fridman, è presente anche nella telefonia fissa e nella fibra ottica con Infostrada mentre i cinesi sono sempre cresciuti nelle telecomunicazioni in Europa puntando esclusivamente sulla telefonia mobile, senza impegnarsi nella telefonia fissa.
Lo conferma l’ultimo, importante investimento che ha permesso di acquistare dalla spagnola Telefonica la società O2, il secondo operatore britannico, pagandolo poco meno di 14 miliardi di euro. Il passaggio successivo sarà la fusione con Three mobile, il quarto gruppo inglese del settore, controllato dalla conglomerata cinese (che ha sede a Hong Kong e investe nelle tlc i ricchi profitti ottenuti nei mercati di casa grazie, in particolare, alla presenza nelle infrastrutture portuali).
IMPOSTAZIONI
I cinesi, che nell’intesa con Wind hanno un ruolo chiave in quanto portano liquidità e risorse, non hanno alcuna intenzione di cambiare l’impostazione di fondo. Sul fronte opposto la presenza nel fisso viene considerata necessaria, soprattutto per essere presenti nella partita per la nuova rete nazionale in fibra ottica e nei servizi collegati, un settore di attività a cui si ritiene un errore rinunciare.
La possibilità, che nel confronto in atto fa parte degli scenari all’ordine del giorno, è che le attività di Wind nel fisso vengano scorporate in modo da trattare una seconda alleanza. Per esempio con Swisscom, azionista di Fastweb, oppure Vodafone, che sta accelerando sul fisso dopo essere stata a lungo un operatore leader nel mobile.
victor li con il padre li ka shing
Resta il fatto che, ostacoli a parte e forse per la prima volta dopo lunghe trattative, l’accordo su Wind e H3G sembra davvero possibile. Lo rendono tale, del resto, le nuove relazioni tra Russia e Cina. Finora sono stati separati da una diffidenza millenaria, ma le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia in seguito al conflitto in Ucraina stanno avendo un sicuro effetto: spingere i russi verso Pechino.
Fondatori di Vimpelcom Zimin e Fabela
SPINTE DIVERSE
Proprio le sanzioni, peraltro, possono avere un effetto opposto sui negoziati in corso, perché la nascita di un operatore a capitale misto russo e cinese che conquisterebbe il primo posto nella telefonia mobile in Italia non può essere gradita agli americani. Nelle sim prepagate destinate alla clientela residenziale, secondo i dati diffusi dall’Agcom, Wind-H3G superano il 37 per cento del mercato, distanziando Telecom Italia e Vodafone di 10 punti percentuali.
Nell’attesa le trattative in corso sono a un punto di svolta, con i cinesi assistiti da Goldman Sachs e Vimpelcom da Morgan Stanley e Hsbc. L’attenzione, in particolare, è su tre aspetti fondamentali: le verifiche incrociate sui conti aziendali, il cantiere per mettere nero su bianco le sinergie realizzabili, la scelta degli sbocchi finali dell’alleanza inizialmente alla pari (con la possibilità che venga prevista la quotazione in Borsa della società comune).
SCELTE
Di sicuro, invece, risulta sciolto un nodo che in operazioni del genere pesa: la scelta del nuovo vertice. Amministratore delegato, se la fusione andrà in porto, sarà Massimo Ibarra, che alla guida di Wind ha ottenuto risultati significativi, mentre la direzione generale toccherà a Dina Ravera, ex Mc Kinsey, direttore delle attività operative di H3G, in cui lavora da quasi 15 anni.
Vincenzo Novari, amministratore delegato di H3G, diventerà country manager , cioè responsabile per l’Italia, di Hutchison Whampoa, che significa controllare la partecipazione nella nuova Wind-H3G più altre attività che vanno dagli investimenti nel porto di Taranto alla catena di profumerie Marionnaud.
Sempre che il manager, molto apprezzato dal presidente del consiglio, Matteo Renzi, e dal circolo ristretto dei suoi principali collaboratori, non sia chiamato ad incarichi di vertice in società pubbliche. Il suo nome, per esempio, è molto citato per la direzione generale della Rai.
L’accordo Wind-H3G permetterebbe una forte razionalizzazione del settore. In pochi anni i cinesi hanno conquistato quote di mercato significative, ma pagando il prezzo di una politica commerciale aggressiva. Nonostante questo, per la verità, la redditività della gestione industriale dei principali operatori resta elevata: Telecom sfiora il 40 per cento dei ricavi, Wind risulta leggermente inferiore al 38 per cento e Vodafone è al 33 per cento (il fanalino di coda è H3G, al 18 per cento).
IL NODO DEI BILANCI
Il problema è che, per ragioni diverse, sulle società pesa un forte indebitamento, che significa oneri finanziari pesanti. Telecom Italia paga ancora le conseguenze dell’offerta pubblica di acquisto lanciata da Roberto Colaninno, Wind deve fare i conti con i debiti della gestione del magnate egiziano Naguib Sawiris, H3G non è esposta verso le banche ma direttamente verso la casa madre cinese, che fa da cassaforte.
marco patuano ad telecom italia
Resta il fatto che l’investimento in Italia è costato a Li Ka-Shing circa 13 miliardi di euro, di cui quasi 5,5 miliardi risultano debiti verso la holding del gruppo (soprattutto sotto forma di mutui a 50 anni e senza interessi). I conti in tasca a Telecom evidenziano ancora 27 miliardi di debito netto, mentre Wind è a quota quasi 10 miliardi. E i debiti, si sa, pesano. Anche in epoche, come quella attuale, di tassi ai minimi storici.
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