DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
1. TELECOM: TELEFONICA AVRA' 66% DI TELCO, DA 1 GENNAIO POTRA' SALIRE AL 100%
Radiocor - Accordo fatto tra i soci italiani di Telco e l'azionista spagnolo Telefonica a cui andra' il controllo del 66% della holding che detiene il 22,4% della societa' di tlc. In una nota congiunta Generali, Intesa SanPaolo e Mediobanca precisano che e' stato modificato il patto parasociale di Telco che prevede due fasi di esecuzione.
La prima comporta un aumento di capitale riservato a Telefonica, che lo sottoscrivera' oggi stesso, per 324 milioni di euro valorizzando cosi' la quota detenuta da Telco in Telecom a 1,09 euro per azione (0,59 euro il prezzo di riferimento di ieri in Borsa). Generali, postaumento di capitale, deterra' il 19,33% di Telco, Intesa SanPaolo e Mebiobanca avranno il 7,34% ciascuna.
Telefonica ha assunto l'impegno a sottoscrivere un altro aumento di capitale per 117 mln a seguito del quale salira' al 70%. Dal primo gennaio 2014 inoltre il gruppo spagnolo ha un'opzione call per acquistare tutte le azioni di Telco dai soci italiani.
2. GENERALI: GRECO, SODDISFATTI ACCORDO TELCO, OTTIMISTI SU BUON DIVIDENDO 2013
Radiocor - Il group ceo di Generali Mario Greco esprime soddisfazione per l'accordo concluso con Telefonica su Telco, coerente con gli obiettivi della compagnia e si dichiara ottimista sulle prospettive del dividendo 2013. 'Siamo soddisfatti di aver concluso questo accordo che e' in linea con i nostri obiettivi di rafforzamento patrimoniale e che ci permette di guardare con ottimismo alla distribuzione di un dividendo soddisfacente a fine anno', afferma Greco, citato in una nota. Per le Generali, si legge nella stessa nota, la svalutazione netta della quota in Telco pesera' circa 65 milioni di euro e sara' registrata nel terzo trimestre del 2013. L'intesa 'definisce infine in modo chiaro i possibili periodi di uscita da Telco, il primo a giugno 2014 e il secondo a febbraio 2015'.
3. SUL PIATTO 800 MILIONI. BERNABÃ STUDIA CONTROMOSSE
Francesco Spini per La Stampa
C'è l'intesa. I dettagli sono stati limati nella notte. Salvo intoppi dell'ultimo minuto, stamani dovrebbero giungere le comunicazioni ufficiali: Telefonica si avvia a prendere, nei fatti, il controllo di Telecom Italia. Con un'operazione da 800 milioni - meno del 50% in equity, il resto a debito - il gruppo guidato da Cesar Alierta è pronto a salire, in un'operazione a tappe, fino al 70% di Telco, la holding a cui fa capo il 22,4% di Telecom. Sarà un'operazione assai complessa. E che in Telco, dove a fine novembre va rifinanziato un debito da un miliardo, prevede anche un aumento di capitale.
Il primo passo, pressoché immediato, sarà quello di acquisire quote degli azionisti finanziari di Telco, ossia Generali (che ha il 30,58% della scatola), Mediobanca e Intesa Sanpaolo (entrambe all'11,62%). In tal modo il colosso guidato da Cesar Alierta salirà entro fine mese dall'attuale 46,18% al 60% della scatola. Questo pagando le azioni oltre un euro (mentre Mediobanca ha svalutato a prezzi di mercato, Generali e Intesa l'hanno in carico a 1,2 euro), con un premio dunque di circa il 70% rispetto agli 0,59 euro segnati ieri in Borsa, +3,42%.
Una mossa che di fatto sancirà il passaggio del testimone. A tendere gli spagnoli arriveranno a circa il 70%. Poi, chissà . Telco, quindi, non si scioglie. La data del 28 settembre come limite per le disdette di fatto scompare. Ci saranno nuove finestre di uscita per i soci italiani.
Anche con la disdetta immediata, il passaggio delle azioni avrebbe comportato un «parcheggio» di altri sei mesi. In questo nuovo schema Telco dovrebbe sopravvivere per un altro anno circa, il tempo di dare a Telefonica la possibilità di completare la prima parte del riassetto, e forse lavorare per vendere Tim Brasil.
La svolta delle trattative ci sarebbe stata settimana scorsa, quando il negoziato è stato condotto direttamente da Alierta, accompagnato dal direttore finanziario Angel Vilà , lo stesso che a fine luglio tatticamente giurava che Telefonica non puntava alla maggioranza di Telco. E invece Vilà ieri è giunto a Milano nel tardo pomeriggio per sovrintendere l'ultima fase delle trattative.
Quando i soci di Telco avevano avviato le grandi manovre per preparare tecnicamente l'operazione. In Mediobanca si è riunito il comitato parti correlate, Intesa Sanpaolo ha convocato in via straordinaria il consiglio di gestione. Infine in serata è toccato alle Generali, con un consiglio di amministrazione fuori programma. In mezzo una ridda di riunioni che hanno avuto come epicentro Mediobanca.
Dove sono stati visti entrare presidente e vicepresidente di Generali, Gabriele Galateri e Francesco Gaetano Caltagirone, il dg di Intesa Gaetano Miccichè e Marco Fossati, titolare in proprio del 5% di Telecom fuori da Telco e che potrebbe in futuro fare asse con Telefonica in una Telecom dove, tra gli azionisti, ieri si è appalesata con un 2% anche Ubs.
Pure la governance di Telco e di Telecom subirà cambiamenti, ma come tutto in questa vicenda, avverrà a tappe. Ma il presidente Franco Bernabè non starà a guardare. Al cda del 3 ottobre, per esempio, potrebbe porre la necessità di un aumento di capitale tra i 3 e i 5 miliardi, magari presentando un possibile socio alternativo agli spagnoli. E ripiomba nell'incertezza lo scorporo della rete fissa. Secondo il viceministro alle Comunicazioni Antonio Catricalà va fatto, ma imporlo «è un percorso estremamente difficile». Quanto all'arrivo di soci esteri, Catricalà ha tagliato corto: «Noi vorremmo che le aziende fossero tutte italiane ma questo non è il mondo dei sogni, il nostro è il mondo della competizione globale».
4. IL GIGANTE IBERICO Ã CARICO DI DEBITI - E ALLA RETE ITALIANA SERVONO INVESTIMENTI
Fabio Tamburini per "Il Corriere della Sera"
I numeri dell'indebitamento di Telecom sono vertiginosi. Ma quelli della spagnola Telefonica, candidata a rafforzare il ruolo di partner industriale, lo sono ancora di più.
Ecco perché c'é chi scommette che non verranno fatti investimenti adeguati nello sviluppo della rete italiana delle telecomunicazioni ricavandone una conseguenza: lo scorporo della rete da Telecom è un passaggio decisivo per il Paese ed è un errore grave che l'attenzione sia catalizzata esclusivamente dalle dispute sul controllo della società e sui rapporti di forza tra i principali azionisti (Telefonica, Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca).
Non tutti però hanno la stessa convinzione. In alcuni casi, come conferma l'audizione in Parlamento dell'amministratore delegato di F2i, Vito Gamberale, tenuta nei giorni scorsi, la contrarietà allo scorporo viene espressa apertamente. In altri, a partire dagli spagnoli di Telefonica, l'opposizione non è manifestata in pubblico ma l'operazione viene giudicata in contrasto con gli interessi aziendali.
Oppure, come per l'amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè, il sospetto è che abbia dato via libera alle procedure per lo scorporo della rete ma senza troppa convinzione e senza fretta, forse con tattica dilatoria o magari in funzione di alleanze internazionali impossibili per una Telecom con la struttura attuale.
Il partito che punta con determinazione sulla separazione della rete parte da una priorità : gli investimenti nella banda larga. L'Italia, a parte alcune realtà particolari come Milano grazie a Metroweb, certamente non brilla. E prospettive di svolta non se ne vedono. Anzi.
L'indebitamento di Telecom e Telefonica rende poco credibile la prospettiva d'investimenti elevati, che sono indispensabili. In piu' i margini di profittabilità per gli operatori europei risultano ormai da anni in significativa riduzione.
La conseguenza e' che nelle telecomunicazioni gli investimenti pro-capite in ricerca e sviluppo sono inferiori di oltre il 30% a quelli americani. Difficile pensare che, almeno in tempi brevi, la situazione possa sbloccarsi.
Al contrario lo sviluppo sul territorio della banda larga potrebbe dare al Paese una spinta importante. Ma attualmente, e per molto tempo, tale capacità d'investimento manca sia a Telecom sia a Telefonica. Non solo. La scelta strategica, su cui ha molto insistito l'ex ministro per lo sviluppo economico Corrado Passera, è avere le grandi reti infrastrutturali divise dalla fornitura dei servizi. Questo vale nell'energia come nel gas, nelle ferrovie come nelle telecomunicazioni.
Il modello è quello di Terna (energia) e corrisponde a una logica di fondo: le reti vanno gestite con programmi di lungo periodo e con investimenti a cui non corrispondono necessariamente redditività adeguate di breve periodo. Tanto più che negli ultimi anni i margini garantiti dagli investimenti sulla rete sono in forte calo, diminuendo la propensione ad impegnare capitale.
Ovviamente le società quotate devono fare i conti con necessità a breve essendo sottoposte al giudizio del mercato e degli analisti. Anche per questo è molto meglio tenere separate le reti infrastrutturali dalla fornitura dei servizi e affidarle a società pubbliche che hanno come missione il contributo allo sviluppo del Paese. Proprio l'offerta di banda larga produce domanda aggiuntiva generando nuove iniziative nei settori piu' diversi: dal turismo al commercio elettronico, fino a nuove forme di tv e alle start up.
Chi è contrario allo scorporo della rete sottolinea come si tratta di una scelta che a livello internazionale, almeno nei paesi sviluppati, è avvenuta soltanto in Australia e Nuova Zelanda, per favorire investimenti in fibra ottica di nuova generazione. Anche nel Regno Unito la rete, separata diversi anni fa, è saldamente controllata dalla compagnia telefonica. Resta il fatto che il commissario dell'Agcom, Antonio Preto, ha sottolineato che, «se Telecom non lo propone come iniziativa volontaria, forse dovremmo avviare i dovuti approfondimenti per accertare la sussistenza delle condizioni per imporlo come rimedio a garanzia della parità di accesso».
Insomma, via libera allo scorporo, con le buone oppure con le cattive. Secca la risposta di Bernabè: «Per procedere allo scorporo non volontario della rete, cosa che non è prevista da nessuna norma europea, credo che servano motivi di una gravità eccezionale che non sussitono assolutamente».
César Alierta, Gabriele Galateri e Franco BernabèTELECOM alierta bernabe galateriFRANCO BERNABEALIERTA ALIERTA mario greco ENRICO CUCCHIANI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO DeBenedetti Bazoli Geronzi MARCO TRONCHETTI PROVERA E ALBERTO NAGEL FOTO BARILLARI MARCO TRONCHETTI PROVERA ALBERTO NAGEL E ANDREA BONOMI FOTO BARILLARI Alessandra Necci e Antonio Catricala antonio catricala
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